Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, a pag. 17, con il titolo "Kobani, i curdi riprendono la collina: via la bandiera Isis", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
La bandiera Isis su Tall Shair
Le immagini del vessillo dell’Isis che sventolava sulla collina di Tall Shair a Kobani, lo scorso 3 ottobre, erano state un nero presagio per la battaglia fra gli islamisti e i guerriglieri curdi che resistono nella città assediata nel nord della Siria, al confine con la Turchia. Ma ieri la bandiera gialla, verde e rossa dei curdi è tornata a sventolare al posto di quella nera sull’altura a ovest della città, a 4 chilometri dal centro, dopo una controffensiva inaspettata degli uomini del Ypg, la forza di autodifesa curdo-siriana.
Un successo strategico e psicologico aiutato dai raid statunitensi e sauditi che fra lunedì e ieri hanno effettuato 21 bombardamenti sulle postazioni jihadiste. L’Isis controlla circa metà di Kobani, tutta la parte sud-orientale e parte del centro, dove sempre ieri è avanzato di qualche centinaio di metri. Una battaglia strada per strada, a colpi di camion kamikaze da una parte e agguati con lanciarazzi ai tank islamisti dall’altra.
I curdi continuano a essere lasciati soli dalla Turchia, membro della Nato che assiste immobile al massacro a un chilometro dalla frontiera. Ieri Ankara ha comunicato di aver effettuato alcuni raid, con «grande efficacia», ma su un villaggio curdo nel suo territorio, nella provincia sud-orientale di Hakkari: una roccaforte del Pkk curdo in Turchia, alleato dell’Ypg, da dove partivano colpi di mortaio contro una guarnigione dell’esercito. Una beffa.
I raid frenano lo Stato islamico a Kobani, tanto che la Casa Bianca, dopo il vertice con gli alleati nella base militare di Andrews in Maryland, ha difeso la sua strategia che «è solo all’inizio, ma sta funzionando». In Iraq però la situazione peggiora, e ora gli islamisti controllano, secondo fonti governative, i quattro quinti della provincia dell’Anbar, pari a un terzo dell’Italia. Lunedì sono cadute Hit e la base militare alla periferia della città. Era l’ultimo grosso centro a resistere nella provincia che confina con Baghdad. E la capitale ha subito 3 attacchi kamikaze in 24 ore.
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