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Ugo Volli
Cartoline
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Quattro conti in tasca alla “ricostruzione” e una domanda 14/10/2014
 Quattro conti in tasca alla “ricostruzione” e una domanda
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Dare soldi a Gaza, controllata da Hamas, e aspettarsi che non vengano usati per il terrorismo... è come dare soldi a un eroinomane e aspettarsi che non vengano usati per la droga

Cari amici,

vi sentite tutti più buoni? Io sì, certamente, molto più buono di ieri. Come italiano, come europeo, soprattutto come essere umano. Vi chiedete il perché? Ma come, non sapete la splendida notizia? L'altro ieri al Cairo abbiamo promesso 5,4 miliardi di dollari a Gaza (cioè a Hamas, non nascondiamoci dietro un dito). Tutti quanti l'abbiamo promesso, salvo Israele che non era stata invitata “per non esacerbare gli animi” (http://www.mosaico-cem.it/articoli/attualita/lonu-stanzia-54-miliardi-di-euro-per-gaza-lirritazione-di-israele-grande-assente). Dato che le stime della popolazione mondiale sono intorno ai 7 miliardi, fa poco meno di un dollaro a persona, neonati e malati di Ebola compresi. E' una bella cifra, non trovate? Pensate che un abitante medio del Malawi, del Congo e del Burundi (posti dove c'è l'Ebola, fra l'altro) vivono con meno di un dollaro al giorno di Pil pro capite, il che significa che i più poveri ci devono campare magari una settimana. Non è poco regalare una settimana di vita a un'organizzazione terrorista, no?

La cosa sta così, che l'Onu (cioè probabilmente l'Unrwa che dei terroristi di Hamas è sostenitrice e quasi azionista) aveva stimato che per la “ricostruzione di Gaza” (qualunque cosa questa espressione significhi) ci volessero 1,6 miliardi di dollari; che la cleptocrazia dell'Autorità Palestinese, probabilmente tenendo conto delle più che giustificate esigenze dei propri dirigenti e magari di quelli di Hamas, che hanno in comune il fatto umanissimo di “tenere famiglia”, di miliardi ne aveva chiesti 4 e che alla fine della conferenza del Cairo, come in un'asta trionfale, gliene hanno offerti, a quanto dicono, 5,4. E' vero che i conti non contano: il Qatar, soliti esagerati, si è impegnato per 1 miliardo, gli Emirati Arabi 200 milioni, la Turchia 200 anche lei, gli USA 220 milioni, l'Europa 450 (http://www.rightsreporter.org/ricostruzione-gaza-pioggia-di-miliardi-su-hamas-finanziata-la-prossima-guerra/). L'Italia ci ha messo 18,7 milioni, che (per fortuna) è una miseria. Il totale delle donazioni che vi ho elencato fa poco più di 2 miliardi, meno della metà di quanto annunciato. Chi ci metta il resto non si capisce, i grandi donatori dei palestinisti sono già tutti là, mancano l'Arabia Saudita e Gianni Vattimo che in fondo potrebbe impegnare una delle sue varie pensioni per la buona causa, ma sembra improbabile che si arrivi a quel che ha annunciato l'Onu, anche in questo inaffidabile. Oltretutto sono numeri su pezzi di carta, nessuno garantisce che le promesse si mantengano, soprattutto nella politica internazionale... Forse dovrei sentirmi un po' meno buono.

Ma voglio prendere alla lettera l'annuncio. Che se ne faranno i gazawi, che sono circa un milione e mezzo, di questi soldi? Sono circa 3.500 euro a testa, neonati inclusi, che coi prezzi locali permetterebbe a una famiglia numerosa non solo di ripararsi la casa se danneggiata, ma anche di aprire un piccolo business, insomma tutti assieme di far ripartire l'idea di una piccola Singapore del Mediterraneo, che era la scommessa di Sharon, quando decise di lasciare Gaza al suo destino. La scommessa fu perduta, come sappiamo, e sarà perduta anche questa. Vi immaginate che i burocrati dell'Autorità Palestinese e i clerici maneschi di Hamas mollino la presa su questi soldi? Sono disposto a scommettere che hanno incominciato subito a telefonare ai loro banchieri in Lichtenstein, alle Barbados o proprio negli Emirati per negoziare gli interessi sui nuovi depositi e magari hanno anche prenotato un po' di gioielli da Cartier, giusto perché non si dica in giro che sono dei buzzurri che trascurano le loro signore. Dopo tutto Arafat ha lasciato montagne di soldi dell'Autorità Palestinese a sua moglie, che si è guardata bene dal restituirli e anche di mettere piede in “patria”, per evitare guai. E' un esempio che pesa.

Devo dirlo? Se andassero tutti così, quei soldi, o nelle altre grottesche forme di corruzione praticate dalle cleptocrazie del II mondo (vi ricordate le migliaia di paia di scarpe di Imelda Marcos?), a me non dispiacerebbe. Sarebbero soldi buttati, facile preda di qualche farabutto che deruberebbe i nostri pescecani, ma non pericolosi. Il problema sono i soldi non rubati, ma usati correttamente (dal loro punto di vista). Ha detto qualcuno che la conferenza dei donatori ha finanziato la prossima guerra di Hamas. Nessun dubbio su questo. Come hanno costruito i tunnel e i razzi usati questa volta se non con i soldi ricevuti dai pacifisti e dai progressisti del mondo? Insomma, mi sono un po' informato su quel che si può fare con 5,4 miliardi di dollari, e i risultati sono interessanti. Mettiamo il caso che non rubassero neanche un euro e investissero tutto negli alti scopi del movimento palestinese, che consistono essenzialmente nell'ammazzare gli ebrei. Be' con quella cifra potrebbero comprarsi una bella portaerei nucleare di classe Nimitz (4,5 miliardi), (http://it.wikipedia.org/wiki/Classe_Nimitz), o anche come la Cavour rinnovata con 30 aerei a decollo verticale (3,5 miliardi), con un bel tesoretto di 2 miliardi da distribuire alle famiglie dei dirigenti. Potrebbe anche comprarsi una quarantina di aerei da guerra F35 (quelli troppo cari per l'Italia) a “un costo che varia tra i 99 e i 106,7 milioni” di euro (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/26/f35-piano-della-difesa-per-90-aerei-ognuno-costa-100-milioni-di-euro/638521/). Purtroppo però (o fortunatamente dal mio punto di vista) Hamas non ha porti navali e aeroporti (e per questo li richiede), né a quel che ne so ufficiali di marina o piloti capaci di manovrare macchine del genere. E però potrebbe volere, chessò, 400 carri armati Lecrerc che costano 12 milioni l'uno, che magari smontati potrebbero passare per i tunnel o magari sarebbero importati direttamente, se si attuasse l'apertura completa di Gaza che vogliono o dicono di volere i paesi arabi. Più plausibilmente, 5,4 miliardi ai costi attuali permettono ad Hamas di costruire centinaia di migliaia dei suoi razzi che costano fra i 400 e gli 800 dollari l'uno (http://www.linkiesta.it/qassam-hamas-israele ). O magari alcune migliaia dei suoi tunnel d'attacco, il cui costo è stimato fra i 6-800 mila euro (http://www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2014/07/25/viaggio-attraverso-i-tunnel-di-gaza_b99308ac-68fe-47fb-9a24-c5f8829cc67b.html) e il milione e mezzo di euro (http://www.ilpost.it/2014/07/30/hamas-tunnel-gaza/). O pagare uno stipendio di 500 dollari al mese a 200 mila terroristi per parecchi anni. Molto probabilmente Hamas sceglierà un misto delle tre cose, come ha fatto con gli aiuti “per la ricostruzione” degli ultimi dieci anni. E per favore non mi si dica che le spese saranno controllate dall'Autorità Palestinese (a parte l'aspetto delle mazzette, naturalmente). Come ha detto Jibril Rajoub, già capo dei servizi segreti dell'AP "Le armi della Resistenza sono sacre per noi. Noi non le danneggeremo, le cercheremo, o le registreremo... Al momento della verità, noi tutti ci arruoleremo insieme, noi tutti lotteremo insieme" (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=12862).

Tutto chiaro, no? Chiedere all'Autorità Palestinese di sorvegliare il traffico per Gaza impedendo il traffico di armi è come nominare la volpe sorvegliante del pollaio. Europei e americani lo sanno benissimo. La sola domanda è: perché, amanti della pace come dicono di essere e difensori del “popolo palestinese”, stanno fornendo ad Hamas le armi per scatenare un'altra guerra a breve termine? Perché l'Occidente e non solo i regimi arabi non vogliono che la tregua a Gaza duri e lavorano per un nuovo ciclo di violenza? Perché si danno miliardi di euro a Hamas e non ai paesi affetti dall'Ebola, che non è colpa loro e che rischia di provocare lutti gravissimi in tutto il mondo (http://www.jpost.com/Opinion/Fundamentally-Freund-Is-rebuilding-Gaza-more-important-than-halting-Ebola-378797)? E' una domanda che nessuno fa e che invece bisognerebbe ripetere continuamente.


Ugo Volli 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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