Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/10/2014, a pag. 12, con il titolo "Sventato attacco in Inghilterra. Jihadisti in piazza ad Amburgo", la cronaca di Carlo Panella.
Carlo Panella
Manifestazione pro-Isis in Olanda
Il cancro del Califfato nero estende le sue metastasi in Turchia e in Europa. In Inghilterra sono stati arrestati quattro jihadisti che intendevano eseguire per strada delle esecuzioni sullo stile del Califfato. InTurchia 18 manifestanti curdi che chiedevano che Ankara intervenga per fermare l'assedio della città curda siriana di Kobane, sono stati uccisi. Uno è stato ucciso da una bomba a gas della polizia a Varto. Gli altri 17 sono stati uccisi a colpi di pistola a Dyerbakyr, Dargecit, Kutralan e Siirt da militanti turchi di Hizbullah (che non ha nulla a che fare con l'omonimo partito libanese) che fiancheggiano in Turchia il Califfato Nero. Dunque, in Turchia, si muovono alla luce del sole e sparano nelle strade, consistenti gruppi di fiancheggiatori del Califfato Nero. Ovviamente tollerati dalle autorità. Ma anche in Germania, ad Amburgo e Celle, si sono svolte battaglie nelle strade a colpi di spranghe e bastoni tra manifestanti curdi e gruppi di islamisti turchi fiancheggiatori del Califfato Nero. Nel cuore dell'Europa, dunque, agiscono e scendono nelle strade delle città i militanti di organizzazioni filo-califfato. Un segnale allarmante, che dimostra come i foreign fighters, i cittadini europei che combattono in Siria col Califfato Nero e che possono ritornare in patria per fare attentati, non siano casi individuali,ma hanno alla spalle organizzazioni radicate. Intanto, i carri armati turchi assistono inerti a poche centinaia di metri di distanza, al martirio della città curda siriana di Kobane. Incredibilmente, gli peshmerga continuano a resistere nelle sue strade deserte. Sono addirittura riusciti a contrattaccare e a conquistare ai miliziani del Califfato nero alcuni quartieri orientali. Ma è impossibile che la loro resistenza vinca le forze dieci volte superiore del Califfato. Anche perché la copertura aerea a loro favore dei raid aerei della Coalizione di Obama è inadeguata, minima. Questo perché gli Usa hanno la faccia tosta, con J.F. Kerry di dichiarare che «la difesa di Kobane non è una nostra priorità strategica». Incredibile miopia politica e militare! La vittoria di Kobane avrà un valore simbolico enorme per il Califfato nero e Obama se ne renderà conto troppo tardi. Con cinismo, Erdogan preferisce lasciare che il Califfato Nero fiacchi le forze dei curdi siriani. Questo perché da 30 anni tutti i governi turchi combattono una guerra contro i curdi turchi del Pkk di Abdullah Ocalan, che ha fatto 35.000 morti. Il Pkk è alleato col Pyd dei curdi siriani e ambedue - a differenza dei curdi iracheni del Pkd e del Upk che hanno ottimi rapporti con Erdogan - hanno sempre sviluppato una politica aggressiva e terroristica. Da due anni Erdogan ha avviato un processo di pace col Pkk curdo-turco, ma la pacificazione del Kurdistan turco è lontana. Con cinismo, Erdogan sceglie dunque di lasciare che il Califfato Nero indebolisca i curdi e conquisti Kobane, per poi intervenire in un secondo momento per creare con i suoi carri armati una “zona cuscinetto” dentro in Siria, adiacente alla frontiera con la Turchia. Ma Erdogan, non interviene a salvare Kobane anche perché vuole marcare la sua contrarietà alla nebulosa strategia diObama, i cui raid contro al Qaeda e Califfato Nero in Siria finiscono per favorire Assad che infatti si guarda bene dal protestare per la violazione della sovranità della Siria. Martedì Erdogan ha dichiarato: «I raid aerei non fermeranno i terroristi dello Stato Islamico, ma noi dispiegheremo il nostro esercito in Siria solo se la strategia degli Usa includerà un piano per il rovesciamento del regime di Assad». Dunque, Erdogan marca una differenza strategica totale con la Coalizione di Obama sul punto qualificante dell’abbattimento del regime siriano. Una crepa drammatica che vede l'unico Paese Nato che può combattere a terra contro il Califfato senza problemi di religione, in rotta di collisione politica con la Casa Bianca. Solito caos obamiano.
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