Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/10/2014, a pag. 15, con il titolo "La rabbia di Netanyahu sulla Svezia", la cronaca di Maurizio Molinari.
Sabato 04/10 IC aveva già pubblicato la notizia: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=55520
Maurizio Molinari
Il premier svedese Stefan Loven
Inizia a Stoccolma il nuovo duello fra Israele e palestinesi. A preannunciarne il contenuto era stato il presidente palestinese, Abu Mazen, nell'intervento all'Onu di due settimane fa quando disse di voler far nascere la Palestina sovrana grazie ad una risoluzione Onu e non al negoziato bilaterale con Israele. La Svezia diventa adesso la prima nazione dell'Ue a sposare questo approccio grazie al premier Stefan Loven che, nel discorso di insediamento, afferma: «Per arrivare alla soluzione dei due Stati in Medio Oriente serve anche la Palestina e dunque la riconosceremo». Da Ramallah il plauso è immediato. Hanan Ashrawi, veterana di Al Fatah, loda Stoccolma per essersi unita «alle 138 nazioni che già ci riconoscono come Stato dentro i confini del 1967 senza bisogno di passare per una trattativa con Israele». Ma da Gerusalemme la reazione è opposta perché l'adesione della Svezia conta di più delle precedenti, trattandosi di un Paese dell'Ue ovvero il maggior partner commerciale dello Stato ebraico. «Loven non ha ancora avuto tempo per realizzare che gli ostacoli maggiori da 20 anni vengono dai palestinesi» ribatte il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, preannunciando per oggi la convocazione dell'ambasciatore svedese al fine di condannare «un intervento esterno che non aiuta i negoziati diretti né una soluzione inclusiva del conflitto fra Israele e Paesi arabi».
Affinché il messaggio sia inequivocabile è il premier Netanyahu che tuona alla volta della Svezia: «I passi unilaterali sono contrari agli accordi esistenti, non avvicinano la pace ma la allontanano». Il riferimento è agli accordi di Oslo del 1993, basati sul riconoscimento reciproco, siglati da Rabin, Arafat e Peres nella Casa Bianca di Bill Clinton. Anche il Dipartimento di Stato di Washington, con la portavoce Jen Psaki, striglia Stoccolma parlando di «decisione prematura perché prima bisogna risolvere le questioni pendenti fra le parti». E in serata il ministero degli Esteri svedese fa un mezzo passo indietro rettificando di non voler danneggiare i negoziati diretti e che lo Stato di Palestina «verrà riconosciuto», senza specificare però quando ciò avverrà. Che la tempesta svedese si ricomponga o meno contiene già un segnale: la svolta compiuta da Abu Mazen è destinata ad avere conseguenze.
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