Riprendiamo dall'OSSERVATORE ROMANO di oggi, 30/09/2014, a pag. 1, l'articolo "Primi effetti dell'accordo tra Hamas e Al Fatah".
L'articolo è un esempio lampante di disinformazione e di menzogna omissiva per svariati motivi:
1) Hamas prima ha attuato un colpo di Stato, e poi ha operato la cacciata con la forza degli esponenti di Fatah dalla Striscia di Gaza.
2) L'accordo tra le due fazioni avrebbe come scopo quello di "rilanciare il dialogo" con Israele? Per nulla, lo scopo è di rinsaldare il fronte del rifiuto totale di qualsiasi proposta di pace Israele possa fare.
3) Anche parlando dell'incontro di Netanyahu con Obama e Kerry l'articolo è fuorviante, perché i nodi principali della discussione sono stati altri, e non la situazione in West Bank e Gaza.
4) Sul nucleare non viene riportata la posizione del governo israeliano.
5) La situazione dei rapporti tra Usa e Iran viene annacquata con una frase infantile e riduttiva. «I rapporti tra Iran e Stati Uniti non dovranno continuare ad essere ostili per sempre»: e allora?
Il pezzo dell'Osservatore Romano, illumina la linea della politica estera del Vaticano: il massimo dell'ipocrisia attraverso il metodo della menzogna omissiva.
Ecco l'articolo:
Abu Mazen , leader di Fatah, parla all'Onu. Ma il messaggio lo detta Hamas
Dopo l'accordo tra Hamas e Al Fatah per il passaggio dei poteri nella Striscia di Gaza, la polizia dell'Autorità palestinese (Ap) ha preso ieri il controllo dei confini del Territorio. Non accadeva dal 2007, ovvero da quando i miliziani di Hamas cacciarono con la forza Al Fatah, il partito del presidente Abbas, da Gaza. Si tratta di uno dei primi effetti dell'intesa tra le due principali fazioni palestinesi, volta non solo a ricostituire l'unità amministrativa e politica dei palestinesi, ma anche a rilanciare il dialogo con la controparte israeliana. Il nuovo Governo di unità, che si basa appunto sull'intesa politica tra Hamas e Al Fatah e che gestirà il potere fino alle elezioni del gennaio 2015, si riunirà per la prima volta alla fine della prossima settimana. Intanto, in vista dell'incontro del primo ottobre alla Casa Bianca con il presidente Barack Obama, ieri a Washington il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avuto un colloquio con il segretario di Stato, John Kerry. Sul tavolo, i principali nodi del contenzioso israelopalestinese, e in primis la questione degli insediamenti in Cisgiordania. Ma non solo. Il tema cruciale — come sottolineano numerosi analisti —, sul quale Obama e Netanyahu si confronteranno, sarà quello del nucleare iraniano, dopo l'ultima tornata di negoziati a Ginevra tra Teheran e il gruppo cosiddetto cinque più uno, composto appunto dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina) più la Germania. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha detto di aver apprezzato le recenti parole di Obama, che dalla tribuna delle Nazioni Unite aveva invitato Teheran a cogliere «l'opportunità storica» di ridisegnare i rapporti tra il mondo occidentale e l'Iran, superando le incomprensioni del passato. «I rapporti tra Iran e Stati Uniti non dovranno continuare ad essere ostili per sempre» aveva detto il presidente Rohani.
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