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Il Giornale-La Stampa Rassegna Stampa
27.09.2014 Ecco l'islam realizzato
nelle cronache di Fiamma Nirenstein, Marco Zatterin

Testata:Il Giornale-La Stampa
Autore: Fiamma Nirenstein-Marco Zatterin
Titolo: «Usa, la jihad arriva in ufficio-Nella mia Bruxelles dove lo jihadista cresce sotto casa»

Riprendiamo oggi, 27/09/2014, dal GIORNALE, a pag.2, il commento di Fiamma Nirenstein, dal GIORNALE il pezzo di Marco Zatterin, entrambi preceduti da un nostro commento.

Il Giornale-Fiamma Nirenstein: " Usa, la jihad arriva in ufficio "

Lucido, e come sempre privo di ipocrisie giustificazionistiche, il commento di Fiamma Nirenstein, che interpreta i fatti di cronaca nella loro giusta dimensione storico-politica.

Forse èsolo un caso di esaltazione e di follia, ma il fatto che ieri un impiegato in Oklahoma, tale Alton Nolan, 30 anni, abbia tagliato la testa a una sua collega che rifiutava di convertirsi all'Islam e ne abbia feriti altri a coltellate si collega pesantemente al clima di paura, di orrore, di tensione di questi giorni. L'uomo era anche stato licenziato recentemente, e quindi poteva trovarsi in uno stato nervoso particolare: fatto sta che il taglio della testa non è certo previsto fra le sindromi correnti, mentre purtroppo lo è fra le pratiche politiche a cui l'Isis ci vuole piegare. E infatti ilgiovane, di recente convertito all'islam, aveva già provato a far cambiare religione ad altri colleghi. Ricordiamo l'annuncio dell'Isis del 13 settembre? Diceva: «Preparate le auto bombe e le cinture esplosive, praparatevi a colpire e a fracassare teste». Il programma riferito all'Europa e agli StatiUniti era chiaro: «Spezzeremo le croci,faremo schiave le vostre donne». Adesso un dossier dell'Unione Europea rivelato dal Guardian on line mostra che si pensa, nelle stanze di Bruxelles, che «un attacco di grandi dimensioni» «sia inevitabile» con il rientro dei jihadisti europei dall'Irak e dalla Siria. Il nome di chi ha rivelato il rischio per le nostre città è ignoto, ma non deve essere lontano da Gilles de Kerchove, l'alto funzionario belga coordinatore dell'antiterrorismo europeo, che annuncia che ci sarà una riunione sul tema anche con i provider dei social network Twitter, Facebook e Google. Essi sono ormai il vero veicolo di organizzazione del terrore, la  igliore fonte di propaganda, di addestramento, di programmazione dell'Isis e di tutte le altre organizzazioni islamiste. ll Guardian riporta che venuti a conoscenza del dossier gli Stati Uniti hanno chiesto all'Europa di impegnarsi per prevenire un attacco «confermato da segnali chiari» e contro il quale«potrebbe essere troppo tardi»; gli Usa non sarebbero soddisfatti della reazione europea, non abbastanza attiva. De Kerchove fa l'ipotesi che Al Qaida per motivi di concorrenza sia ingaggiato in una corsa con l'Isis sulle nostre teste. Per Al Qaida i tempi in cui ad Amburgo si reclutavano personaggi come Mohammed Atta, uno dei protagonisti dell'attacco dell'undici  settembre, sono stati sopravanzati dal reclutamento di massa di giovani di seconda o terza generazione, o convertiti, che si arruolano nell'Isis. De Kerchove sostiene che «Al Qaida potrebbe attaccare per dimostrare che l'organizzazione è rilevante». Del resto dagli Usa arrivano conferme che la parte di Al Qaida detta Khorasan, comandata da Muhsin al Fadhli e bombardata dalle forze americane, aveva fra i suoi progetti una grossa operazione negli Usa. Il primo ministro iracheno Haider al Abadi avverte che le metropolitane americane e di Parigi sono a rischio immediato, ma la notizia viene ancora valutata. La preoccupazione è evidente, il turbamento è grande. Angelino Alfano, il nostro ministro degli Interni, ha dichiarato che «non c'è una minaccia specifica ma il livello di allerta è molto alto ed è stata elevata la vigilanza su obiettivi sensibili». Cosa significa questo? Naturalmente le polizie e servizi segreti, in Europa e nel mondo stanno facendo del proprio meglio,ieri sono stati arrestati a Melilla, una enclave spagnola in Marocco, 8 persone in odore di Isis. La Francia, dopo l'assassinio di Hervel Gourdel, è in armi. L'Inghilterra, col voto parlamentare di ieri, entra in guerra aperta. Ma per l'Isis e le altre organizzazioni estasiate dalla schiuma di sangue èindispensabile compiere azioni in campo nemico, per dimostrare alla coalizione che la sua determinazione non si limita al deserto ma può arrivarci dentro casa. È evidente che i piani sono simili a quello di Mehdi  Nemmouche, l'assassino della scuola ebraica di Bruxelles, che uccise sette persone fra cui tre bambini e che era stato il carceriere di James Foley e di Steven Sodoff:  Nemmouche aveva programmato di attaccare gli Champs Elisées. Nel cuore di Londra e di Parigi nel maggio 2013 due soldati sono stati attaccati. il mondo dei tagliagole è sommerso di simboli, essi non dimenicano che nell'846, 70 delle loro navi risalirono il Tevere, che nel 1431 conquistarono Costantinopoli. L'Islam vuole espandere un potere in cui crede profondamente, e che ci dobbiamo aspettare di vedere nelle nostre strade. I bombardamenti sono una strategia locale,equindi insufficiente.

La Stampa-Marco Zatterin: " Nella mia Bruxelles dove lo jihadista cresce sotto casa"

Marco Zatterin

Ci chiediamo come mai Marco Zatterin abbia atteso così tanto per descriverci la Bruxelles nella quale vive da anni. Finalmente i lettori della Stampa si rendono conto di che cosa vuol dire vivere in una grande città dove la presenza di una forte comunità musulmana è riuscita a sconvolgerne le abitudini. E' un pezzo di cronaca dalla grande valenza sociale, è la prospettiva di quanto accadrà in Europa, ma dovremmo scrivere 'sta accadendo'. A Bruxelles è troppo tardi per intervenire efficacemente, lo stesso vale per molte altre città europee. Ma porsi la domanda "che fare ?" può forse valere ancora qualcosa.

Ecco l'articolo:

II sabato e la domenica c'è il mercato sul Parvis e il popolo di Saint Gilles affolla i banchetti davanti alla chiesa senza curarsi dei capricci del tempo, alla peggio «è solo acqua». Guardi le facce e decidi che lingua parlare, il francese serve per i venditori maghrebini di frutta e verdura, l'italiano funziona con spagnoli e greci, ma non ci sono regole nella piazza globale. E il calderone di un'integrazione che qui appare ben riuscita, anche se da almeno tre isolati - scendendo per la Chaussée di Waterloo - le basse case si sono fatte più fatiscenti e trionfano le macellerie halal. Giri un angolo e i muri diventano più scrostati, le vie deserte e nude. Pochi uomini, ancora meno le donne. Charles Picqué, il sindaco di Saint Gilles - uno dei diciannove Comuni autonomi che compongono la Grande Bruxelles -, ricorda sempre che nel suo dominio i belgi veri sono il 10 per cento delle anime che ci vivono. L'immenso municipio che pare uscito da un cartone di Batman è in cima alla collina, sotto la zona a più alto reddito dove brulicano i francesi, circondato dai portoghesi, numerosi e fedeli al baccalà servito nelle taverne Art Nouveau. Passata la Barriere, oltre la rotatoria dai sette trafficati affluenti, ecco i kebab e le frites intossicanti. Si entra in zona musulmana. La città invecchia rapidamente, ostenta le sue rughe. «E la metà sensibile del quartiere», dicono alla Police. Angoli di Tunisi disegnati da architetti ispirati da Horta. Edifici non proprio freschi. Tende grigie, scatoloni sui marciapiedi, rifiuti. Divani. Night shop dall'aria stanca. Atmosfera in apparenza quieta. Ci passi ogni giorno e sembra un posto normale, almeno sino a che la portoghese dell'edicola racconta che, prima del piano di sicurezza varato da Picqué un anno fa, ha subito quattro rapine. O l'amico artista che rivela di essere stato malmenato e derubato alle tre del pomeriggio. Più ti avvicini alla linea ferroviaria e più la tua storia occidentale diventa lontana. Spuntano le moschee nei cortili, tre centri islamici in due isolati, un hammam non invitante da 10 euro a seduta, oltre l'ali-mentari spagnolo. Quattro presunti jihadisti li hanno fermati qui vicino, al fondo della Chaussée de Forest. Sono ragazzi come i tanti che incontri a ogni angolo, jeans, Nike larghe, t-shirt colorate, taglio di capelli da Fifal4. Le donne sono velate, non ti guardano, e se lo fanno hanno occhi profondi in cui si mescola forza e riservatezza. L'amministrazione Picque ha firmato un migliaio di espulsioni. La criminalità è scesa di oltre un terzo. Nel 2013, si registravano 37 reati ogni cento abitanti, ora siamo poco sopra i venti. Giù verso la stazione abitano molti studenti, integrati eppure terra fertile per gli estremismi, vite che bruciano nelle poche palazzine squadrate del comune. Hanno passaporto belga e una genealogia radicata in terre più assolate. Oltre la ferrovia si aprono Anderlecht e Molenbeek, municipalità straniere che tracimano nella fetta meridionale del centro di Bruxelles, i rioni meno raccomandabili della capitale europea. Dalla vetta di Saint Gilles, vicino al vecchio carcere maschile mascherato da castello medievale, ci si arriva a piedi in 40 minuti, attraverso più mondi che si parlano molto, ma non rinunciano a guardarsi male. II caffè al Parvis è una sosta piacevole. Si discutono le cose della vita e anche gli F-16 belgi che stanno per volare in Siria, o il sindaco di Bruxelles che definisce «reali e concreti» i rischi di terrorismo. Emozioni semplici, come se nulla fosse. Anche se molti pensano che la pace relativa fra le civiltà che si spartiscono la capitale possa presto inzupparsi di conflitto.

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