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Ugo Volli
Cartoline
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Qualche cosa di nuovo, anzi di antico 22/09/2014
 Qualche cosa di nuovo, anzi di antico
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Uno squarcio del quartiere armeno a Gerusalemme

Cari amici,

sapete chi sono gli Aramei? No? Be', se non lo sapete non rimproveratevi, è una novità. E se avete pensato all'aramaico - la lingua del Talmud e anche delle corti babilonesi e iraniane per un millennio, la lingua parlata al tempo di Gesù in Giudea e Galilea - complimenti, perché avete indovinato, si tratta delle popolazioni che hanno continuato a parlare quella lingua per secoli prima di passare all'arabo, o magari le parlavano ancora fino alle ultime persecuzioni, come a Maalula in Siria. In altre parole, sono le popolazioni originarie del Medio Oriente, fra il Libano, la Siria, la Mesopotamia, in parte anche Israele, che erano cristiane ma furono conquistate e sottomesse e assimilate a forza dalle invasioni arabe fra il Settimo e il Decimo Secolo; gli equivalenti dei Copti in Egitto (quest'ultima precisazione dovrebbe essere superflua, perché copto vuol dire egiziano, se volete autoctono – mentre gli arabi in Egitto come in tutto il Medio Oriente fuori dalla penisola araba sono semplicemente degli invasori, come lo furono in Spagna e nel Sud Italia).

La novità è questa, estremamente significativa, anche se i giornali italiani al solito, non ne hanno parlato. Mentre i vari movimenti islamisti, in Iraq ma anche in Turchia, Libano, Iran, Pakistan, Ghana ecc. cercano di cancellare le comunità cristiane, i loro monumenti, le loro memorie, Israele ha riconosciuto ufficialmente l'esistenza di una nazionalità cristiana, per l'appunto gli Aramei, distinti dagli arabi, come lo sono i drusi o i circassi (http://www.haaretz.com/news/national/1.616299). In questo Israele si dimostra il solo stato tollerante e veramente multiculturale di tutto il Medio Oriente, l'unico in cui le minoranze religiose, etniche, culturali possono esprimersi e organizzarsi senza timore (provate invece a fare il baha'i in Iran, il cristiano in Iraq, l'armeno in Turchia...).

Ma il gesto di Israele è ancora più importante, è il riconoscimento di una ingiustizia storica secolare (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_opinion.php?id=9995), il tentativo di porre rimedio a un'oppressione coloniale araba, che durando da mille anni e passa ha avuto l'effetto di distruggere la resistenza di tutte le popolazioni e le religioni salvo pochissimi e “ostinati” resti: gli ebrei prima che fossero espulsi da tutti i paesi arabi settant'anni fa con campagne di tipo nazista; i copti in Egitto, gli armeni, quel che è rimasto di cristiani fra Siria, Libano, Iraq fino a quel terribile gorgo di violenza che alcuni incoscienti chiamarono tre anni fa “primavera araba”, i berberi. Bisogna riconoscere che se anche i loro propagandisti come Edward Said hanno cercato di farli passare per oppressi, gli arabi sono stati imperialisti oppressori, schiavisti, colonialisti che hanno umiliato e assimilato con la forza la ricchissima diversità etnica, religiosa e culturale che si trovava un tempo nel grande spazio fra il Marocco e il Golfo Persico. Per sopravvivere molte delle minoranze oppresse hanno dovuto assimilarsi linguisticamente e spesso anche religiosamente. Ma come i curdi e i berberi non sono arabi, così non lo sono neppure i cristiani che parlano arabo. Fanno parte delle vittime dell'oppressione islamica e specificamente araba, anche se, come capita spesso alle minoranze, si sono indotti spesso a mostrare eccesso di zelo verso i loro oppressori, sicché hanno avuto molta parte nel nazionalismo arabo e anche nell' ”invenzione della tradizione” (Hobsbawn) di un popolo senza vere radici, come quello che oggi si definisce palestinese.

Che Israele abbia accolto la richiesta di alcuni cristiani arabofoni cittadini israeliani di differenziarsi dalla cittadinanza araba , è un gesto importante storicamente, che potrà sollevare questioni importanti ed avrà sviluppi storici imprevedibili, sempre che una dirigenza politica e religiosa che in passato è stata spesso ottusa e vile, complice dei peggiori delitti dei loro vicini non soffochi sul nascere questo seme di giustizia. Per ora esso dimostra ancora una volta che Israele, a differenza dell'Europa, fa seriamente la sua parte nel cercare di aiutare i cristiani minacciati dall'islamismo.

 

Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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