Cari amici,
alcuni giorni fa ho ricevuto il link a una pagina che ho aperto come faccio tante volte per trovare informazioni, opinioni, pensieri. Per informare bisogna prima informarsi, per scrivere è necessario aver letto. Quella pagina era però diversa dalle mie solite letture, non portava fatti, informazioni, ragionamenti, ipotesi. Era invece una discussione fra un gruppo di persone che sembravano conoscersi bene fra loro e disputavano anche pesantemente sull'uso della violenza contro i sionisti. Ce l'avevano soprattutto con una persona, che naturalmente ho avvertito, ma che non nomino per evitare effetti di imitazione; per lo stesso motivo ometto questa volta il link alla pagina. C'erano i moderati, che volevano solo boicottare non semplicemente Israele, ma anche gli infami sionisti e pensavano che “in questa fase almeno” non dovesse scorrere il sangue. Poi c'erano gli estremisti, che volevano ammazzare la persona che non nomino “come un ratto”. E poi c'erano quelli che dicevano che era inutile litigare, che tutti i metodi andavano bene, chi voleva boicottare boicottasse, chi voleva bruciare e ammazzare lo facesse, l'importante era fare male agli “infami”, “la banda di criminali”, gli “assassini”, “delinquenti”, “maledetti” che appoggiano “il cancro” di Israele.
Non vado avanti a citarvi gli epiteti: sarebbe inutile. Quel che conta è l'odio indiscriminato, la violenza sottopelle, la voglia di uccidere, di bruciare, di distruggere. Voi direte: non è il caso di meravigliarsi, con tutto quel che succede oggi, gli sgozzamenti video dell'Isis, i rapimenti, gli stupri, le donne vendute in schiavitù. Certo, ma il fatto è che questa banda di amici che parlava di bruciare una persona non era composta da islamisti e neanche islamici, da quel che si capiva dalle loro battute. Erano italiani e non neonazisti come quelli che scrivono a Roma minacce sui muri o pubblicano liste di ebrei a Merano. No, erano bravi italiani antifascisti, di sinistra, alcuni con diffidenza per l'Isis e per Grillo, anche se qualcuno si proclamava antidemocratico. Gente con cui potrebbe capitare di discutere, magari elettori del Pd come quelli che esponevano la bandiera palestinese al comizio di Renzi a Bologna, documentata da Informazione Corretta qui (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55202). O più probabilmente militanti di gruppi più estremisti. Comunque pieni di idee correnti, di linguaggio comune, senza segni semiotici particolari, si potrebbe dire. Salvo uno, l'odio. Un odio immotivato, sedimentato, dato per presupposto, ma continuamente ripetuto, feroce, divorante, tanto da portare a deliri di violenza. Odio contro gli ebrei e i sionisti, innanzitutto contro Israele.
"A World without Jews", di Alan Confino
Ho visto questa pagina mentre leggevo un libro molto bello, che si pone il problema di come in un paese civile, nel cuore dell'Europa, ci siano voluti solo otto anni a distruggere un gruppo di persone che all'inizio erano vicini di casa, negozianti, medici, operai, studenti – e alla fine solo una massa di cadaveri, loro e i loro simili in tutt'Europa, cacciati uno a uno. Sto parlando naturalmente della Germania e della Shoah. Alan Confino spiega in “A world without Jews” come i nazisti abbiano sdoganato un odio diffuso, l'abbiano reso legittimo con leggi e regolamenti, ma soprattutto l'abbiano distribuito nella popolazione con la propaganda capillare e con riti di degradazione condivisi. L'espulsione degli ebrei dalla società civile tedesca prese circa sei anni per completarsi (quella italiana fu più rapida, iniziò nel '38 e dopo tre o quattro anni era già compiuta), non incontrò praticamente resistenza, anzi fu largamente appoggiata da chiese, intellettuali, associazioni e personalità illustri. Odiare gli ebrei era di moda, elegante, colto, autorevole. E dopo poco tempo condusse ad Auschwitz.
Non illudiamoci, non è finita. I pregiudizi sono duri a morire. Il fondo culturale da cui è nata la Shoah è ancora lì. Non c'entra in astratto il razzismo, ma la demonizzazione di un preciso gruppo, gli ebrei, che è iniziata in Occidente duemila anni fa. Quel che è cambiato è che l'odio non prende più di mira (in Europa, almeno), la “razza” ebraica. Si concentra sullo stato ebraico e su chi lo sostiene, che può anche non essere ebreo – e in questo caso dà scandalo perché è un traditore. Come allora, la propaganda è incessante, i riti di degradazione si moltiplicano, tutti i pretesti sono buoni, prima di tutto il fatto che Israele si difenda da chi vorrebbe distruggerlo e sterminare la sua popolazione. Come si permette di non lasciarsi condurre alle camere a gas con rassegnazione?
Anche questa volta ci sono i cattivi maestri: i politici che danno la cittadinanza onoraria ai capi dei terroristi, che ne chiedono la liberazione se sono in prigione per i loro crimini. I giornali che raccontano solo ciò che può eccitare l'odio contro Israele. Quelli che organizzano mostre, manifestazioni, performance varie per la distruzione di Israele. I boicottatori. I pacifisti, che pretendono di essere molto virtuosi. Ma che poi portano a grumi d'odio come quello che ho trovato in quella pagina. E naturalmente, come tutti i cattivi maestri, quelli che hanno aiutato i nazisti e quelli che hanno aiutato lo stalinismo e la “rivoluzione iraniana”, quelli che parlando dalle cattedre universitarie hanno mandato giovani imbecilli a sparare addosso alla gente quarant'anni fa in questo paese, se richiamati alle loro responsabilità faranno la faccia stupita e si proclameranno non solo innocenti, ma perseguitati. Ma come Israele non si lascia più colpire impunemente da razzi e pallottole e molotov e sassi, così i cattivi maestri devono sapere che le loro oscene lezioni di odio non resteranno senza essere smascherate e denunciate. Che siano di destra o di sinistra, loro e i loro nipotini pieni d'odio non possono contare sul nostro silenzio.
Ugo Volli