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Libero Rassegna Stampa
16.09.2014 I bambini di Gaza: un ottimo esempio di informazione omissiva e propaganda contro Israele
Analisi di Antonio Panzeri

Testata: Libero
Data: 16 settembre 2014
Pagina: 13
Autore: Antonio Panzeri
Titolo: «Il difficile ritorno a scuola dei bambini palestinesi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/09/2014, a pag. 13, con il titolo "Il difficile ritorno a scuola dei bambini palestinesi", l'analisi di Antonio Panzeri, eurodeputato Pd.
Il pezzo si dilunga sulle distruzioni di Gaza in seguito al conflitto di quest'estate, tacendo però completamente il ruolo di Hamas in esso. Il messaggio che implicitamente, ma chiaramente, scaturisce è che la responsabilità della guerra vada attribuita a Israele.
L'UNRWA, l'agenzia dell'Onu che si occupa precipuamente dei profughi palestinesi (o meglio: degli eredi dei profughi. Naturalmente i palestinesi sono gli unici al mondo ad essere assistiti da una agenzia specifica delle Nazioni Unite) , viene elogiata per il lavoro che svolge nella Striscia di Gaza, dimenticando come anche le strutture dell'UNRWA vengano utilizzate da Hamas come magazzini di missili e luoghi preferenziali da cui lanciare gli stessi sulle città israeliane.
Il buon livello di alfabetizzazione e di istruzione dei palestinesi - se comparato con quello degli arabi di altri paesi del Medio Oriente - è in larga misura non dovuto all'impegno dell'UNRWA né tantomeno della leadership palestinese, ma a quello di Israele. Lo dimostra il fatto che le prime università sono sorte in West Bank dopo il 1967, quando, in seguito alla Guerra dei sei giorni, Israele ha assunto il controllo della regione. Tra 1948 e 1967, quando il West Bank era occupato dalla Giordania e la Striscia di Gaza dall'Egitto, di università non c'era nemmeno l'ombra, oggi sono numerose. Ma questo ovviamente Antonio Panzeri non lo dice.
 Invitiamo i nostri lettori  a scrivere al direttore di LIBERO Maurizio Belpietro  e chiedergli se i commenti del Panzeri non sono più adatti all'UNITA' o al MANIFESTO, vista la posizione del quotidiano che dirige sul Medio Oriente ci paiono diversamente orientate. A meno che non siano queste ultime ad essere fuori posto.


Deposito di missili sotto una scuola UNRWA

Ecco l'articolo:


Antonio Panzeri

Ieri i bambini e i ragazzi di Gaza sono tornati sui banchi di scuola. A dire il vero le lezioni sarebbero dovute ricominciare il 24 agosto, ma durante il conflitto molte scuole sono state adibite a ricoveri di fortuna per le famiglie in fuga. L'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi ha infatti accolto negli edifici scolastici 300 000 palestinesi - la metà dei quali bambini - costretti ad abbandonare le proprie abitazioni situate nella parte della Striscia maggiormente soggetta ad attacchi. Se il conflitto si fosse ulteriormente prolungato, quasi mezzo milione di giovani palestinesi avrebbe rischiato di perdere l'anno. Per molti di loro l'istruzione rappresenta un importante elemento di stabilità e socializzazione in un contesto dove i punti di riferimento sono pochi e confusi. Gli insegnanti si trovano ad affrontare un rientro difficile dopo un'estate che per molti è stata segnata da episodi di violenza e, per alcuni, anche da perdite all'interno della propria famiglia o cerchia di conoscenze. Consapevole della situazione, l'UNRWA ha fornito una preparazione speciale agli insegnanti affinché possano svolgere un vero e proprio ruolo di supporto psicosociale. Resta il fatto che questo nuovo anno scolastico inizia in condizioni a dir poco complicate. Delle 245 scuole presenti a Gaza, 24 sono state distrutte e 190 danneggiate dai bombardamenti. Le classi sono molto affollate e alcune famiglie di profughi le cui case sono state distrutte vivono ancora negli edifici scolastici. Grazie al supporto costante delle Nazioni Unite, in Palestina il tasso di alfabetizzazione è uno dei più alti del mondo arabo; tuttavia, negli ultimi anni un numero crescente di bambini non ha frequentato le scuole primarie.
A pochi chilometri di distanza, i giovani israeliani hanno ripreso già da alcuni giorni lo studio. A differenza dei vicini palestinesi, possono contare su uno dei migliori sistemi di istruzione al mondo. Ma anche per loro ci sono state conseguenze significative: i costi sostenuti per l'ultima guerra hanno determinato un taglio del 2% alla scuola. Forse questo nuovo inizio di anno scolastico dovrebbe far riflettere su come il conflitto che da decenni insanguina queste terre non si limiti a distruggere edifici e a rappresentare un fattore di instabilità per l'intero Medio Oriente. Si tratta anche di una pesante ipoteca sul futuro delle nuove generazioni, costrette a crescere senza quella pace e quella serenità che dovrebbero caratterizzare l'infanzia di ogni essere umano.

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lettere@liberoquotidiano.it

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