L'articolo di Abraham B. Yehoshua è obiettivo nell'analisi dei fatti e ricco di buon senso nelle intenzioni. Come premette I.C. nel riportarlo, non tiene però conto di un aspetto fondamentale : Hamas non è uno Stato nel senso comune della parola, non ha alcuna intenzione di trattare, il suo scopo prima di tutto è la distruzione di Israele. Dice bene che Israele non ne è uscito vincitore da questa ultima guerra, come del resto neanche dalle altre guerre di Gaza, ma questo è da attribuire, a mio avviso, non dalla sua incapacità , ma dai lacci imposti dagli USA, dalla UE, dall'ONU, dai media. E' un pugile che deve combattere con un braccio dietro la schiena. Se Israele dispiegasse tutto il suo potenziale, senza curarsi dei cosiddetti effetti collaterali (morti civili), la guerra sarebbe alla fine vinta, con Gaza completamente rasa al suolo, una Cartagine del 2014.
Queste guerre non portate a termine, genereranno altre guerre. D'altra parte anche la proposta di Al Sisi non è insensata: un'espansione di Gaza verso il Sinai, darebbe territorio ai palestinesi, chiuderebbe un fronte di infiltrazioni terroristiche per Egitto e Israele, sarebbe una premessa di buon vicinato, di lavoro, di premessa di benessere . Subito rigettata con sdegno da ANP e Hamas. Quindi c'è un'unica idea di pace: quella che vuole scrivere Hamas (e Abu Mazen), previa sparizione di Israele.
Annalisa Rossi
Aggiungiamo che della proposta egiziana riguardante il Sinai, tranne Maurizio Molinari che gli ha dedicato una ottima analisi, nessun giornale o TG l'ha rilevato. Un altro aspetto di auto-censura che contraddistingue il nostro giornalismo.
IC redazione