Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 11/09/2014, a pag. 1, con il titolo "Nel laboratorio di Libeskind: 'Così rinasce Ground Zero' ", l'articolo dell'architetto Daniel Libeskind.
A destra, all'interno del Museo 9/11: "Non sarete dimenticati né ora né mai"
(da Virgilio)
Daniel Libeskind
Quando da ragazzo sono arrivato in nave a New York come immigrato, come altri milioni prima di me, la prima cosa che ho visto è stata la statua della Libertà e lo straordinario skyline di Manhattan. Non ho mai dimenticato quello spettacolo e ciò che rappresenta. Ed è di tutto questo che il progetto è espressione. Quando all’inizio ho cominciato a lavorare a questo progetto, i newyorkesi erano divisi tra chi pensava che il sito del World Trade Center dovesse restare vuoto e chi pensava che dovesse essere completamente riempito ed edificato.
Ho riflettuto diversi giorni su questa dicotomia apparentemente impossibile da risolvere. Rendere omaggio alle morti orribili avvenute in quel luogo e, al contempo, guardare al futuro con speranza sembravano due momenti difficilmente compatibili. Ho cercato di trovare una soluzione che portasse questi due punti di vista apparentemente in contraddizione a una imprevedibile unità. Sono andato allora a fare una ricognizione sul sito, ci sono entrato, ho osservato la gente che ci passeggiava intorno, ho avvertito il suo potere e ho ascoltato le sue voci. E questo è ciò che ho ascoltato, provato e visto.
Il grande diaframma è l’elemento più plateale che è sopravvissuto all’attacco, una meraviglia ingegneristica costruita sulle fondamenta rocciose e progettata per contenere il fiume Hudson. Le fondamenta hanno resistito al trauma inimmaginabile della distruzione; sono eloquenti come la stessa Costituzione americana, che asserisce la tenuta della democrazia e del valore della vita individuale.
Dobbiamo potervi accedere come in uno spazio tranquillo, meditativo e spirituale. Bisogna scendere giù di circa 30 piedi nel sito del Memoriale di Ground Zero, oltre il diaframma: una processione che induce alla riflessione. Il sito del Memoriale resta protetto dalle attività frenetiche di un nuovo quartiere restituito alla vita. Le fondamenta, tuttavia, non raccontano soltanto la storia di una tragedia, ma rivelano anche le dimensioni della vita. I treni del Port Authority Trans-Hudson (PATH) continuano ad attraversare questa zona, collegando, ora come prima, il passato al futuro. C’è bisogno ovviamente che ci sia un museo all’epicentro di Ground Zero, un museo dedicato all’evento, un museo che comunichi memoria e speranza. Il Museo diventa uno degli ingressi a Ground Zero, sempre accessibile, che ci conduce in basso nello spazio della riflessione, della meditazione: lo spazio del Memoriale stesso. Il Memoriale sarà oggetto di un concorso internazionale.
Coloro che hanno perso la vita sono diventati eroi. Per commemorare la perdita di queste vite, ho creato due grandi spazi pubblici: il Parco degli Eroi e il Cuneo di Luce (Wedge of Light). L’undici settembre di ogni anno tra le 8,46 di mattina, quando il primo aereo ha colpito, e le 10,28, quando la seconda torre è crollata, il sole splenderà senza ombre, in un tributo perpetuo all’altruismo e al coraggio.
Il museo 9/11 a New York
Noi tutti siamo andati a visitare il sito, più di quattro milioni di noi; vi abbiamo camminato intorno, abbiamo scrutato attraverso il muro, abbiamo provato a comprendere quella tragica ampiezza. Ho progettato dunque due rampe d’accesso, una da Liberty Street e West Street, che corre lungo il diaframma, e un’altra da Greenwich, dietro alla cascata sul margine meridionale del sito.
L’architettura entusiasmante della nuova stazione ferroviaria di Lower Manhattan — il cui atrio collega i treni del PATH, le linee della metropolitana, alberghi, un centro per le arti dello spettacolo, torri di uffici, centri commerciali sotterranei, negozi al livello della strada, ristoranti, caffè — trasmette un’affermazione di New York euforica e di grande impatto.
Il cielo farà di nuovo da casa per la punta del grattacielo alto 1776 piedi, una torre con antenna e giardini. Perché giardini? Perché i giardini sono un’affermazione costante di vita. Un grattacielo di 1776 piedi supera in altezza i suoi predecessori; riafferma la preminenza della libertà e della bellezza, restituisce alla città il suo vertice spirituale e crea un edificio che esprime la nostra vitalità di fronte al pericolo e l’ottimismo che ha fatto seguito alla tragedia. La vita vince.
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