Riprendiamo dal SOLE24ORE/DOMENICA di oggi, 07/09/2014, a pag.27, con il titolo "Storia di una fedeltà all'inglese", la recensione di Giulio Busi del libro di Simon Schama "La Storia degli Ebrei" ed.Mondadori.
Giulio Busi Simon Schama La copertina
Quando si scriveva ancora a mano, si poteva credere che inchiostro e carta impregnassero le parole. In India d'odori indiani, qui da noi d'una certa luce di mediterraneo, in Germania, di vento e di cieli rapidi e nitidi. Un racconto vergato in Inghilterra sentiva d'isola, d'ironia garbata e di distanza. Benché sia appena stata composta, nel pieno dell'era digitale, la Storia degli ebrei di Simon Schama - di cui vi abbiamo anticipato sopra un brano - tradisce con candore la propria provenienza. Già le prime pagine lasciano intendere ciò che il libro - ampio e ambizioso - mostra poi senz'ombra di dubbio. Ovvero che Schama è inglese, per modi mentali e per quella capacità anglosassone di divulgare con brio, senza annoiare e senza perdere di precisione, pur nello stile scorrevole. Nell'introduzione a questa sua Storia degli ebrei, che dall'antichità giunge sino all'espulsione dalla Spagna del 1492, Schama si sofferma sulla propria famiglia: «Mio padre era ossessionato in pari misura dalla storia ebraica e da quella britannica, e gli sembrava che andassero a braccetto». E più oltre: «Se mio padre avesse scritto una storia ebraica, si sarebbe chiamata "da Mosè alla Magna Charta"». Oltre all'aneddoto, questi racconti ci dischiudono il segreto di una certa diaspora europea, capace - nei suoi momenti migliori - di tenersi in equilibrio tra due mondi. Da una parte, l'universo emozionale e identitario dell'ebraismo, un dover essere fatto di religione, coesione di gruppo, irrequietudine. E, dall'altra, il cosmo maggioritario, caldo e confuso, che sta attorno, a volte accattivante, spesso indifferente o addirittura minaccioso e ostile. Il pendolo del giudaismo oscilla, da tre millenni, tra questi due poli, con movimenti ora più larghi ora stretti e nervosi. Dal Vicino Oriente del primo millennio a.C. alla Palestina ellenistica e romana, dai regni barbarici al califfato - quello tollerante e aperto dell'età aurea - e sino alla Penisola iberica della reconquista, Schama accompagna gli ebrei nel loro viaggio tra inclusione ed esdusione. La lunga consuetudine alla diaspora si trasforma in una sorta di sesto senso culturale. Ovvero nella tendenza a uscire da sé per ritrovarsi e per narrarsi. Schama passa in rassegna le scoperte archeologiche, le fonti letterarie, le testimonianze storiche, ed è come se stesse discutendo in una cerchia ristretta di amici. Ebrei e greci, per esempio, erano davvero così ostili gli uni agli altri come vorrebbero farci credere i libri biblici dei Maccabei? Sì e no, è la risposta, e in questa moneta che, lanciata in aria dalla storia, può cadere su entrambe le facce, sta il senso della lunghissima fedeltà ebraica. Fedeltà,semplice, a un destino complesso.
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