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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
07.09.2014 Osservatore Romano: quanta disinfromazione in poche righe
Un po' di ignoranza e un grande pregiudizio

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 07 settembre 2014
Pagina: 3
Autore: La Redazione dell'Osservatore Romano
Titolo: «Israele annuncia nuovi insediamenti»

Poche righe, ma sufficienti per disinformare, come è spesso abitudine del giornale ufficiale della Santa Sede. Sull' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 07/09/2014, a pag.3, con il titolo " Israele annuncia nuovi insediamenti", il pezzo.
Per conoscere la vicenda così come è e non interpretata dall'Osservatore Romano, leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi.

Ecco l'articolo:

TEL AVIV, 6. - Israele non si ferma e annuncia nuovi insediamenti in Cisgiordania. Il Governo Netanyahu ha indetto ieri una nuova gara pubblica per la costruzione di 283 nuove unità abitative nell'insediamento di Elkana, nel nord-ovest della Cisgiordania. L'espansione dell'insediamento — hanno precisato fonti governative — era stata decisa nel gennaio scorso. La questione degli insediamenti torna dunque in primo piano e rischia di far riesplodere le tensioni in Vicino oriente. Solo qualche settimana fa, il premier Netanyahu aveva annunciato l'intenzione di costruire «una nuova città» in Cisgiordania, a sud di Betlemme, per perpetuare la memoria dei tre ragazzi ebrei, studenti di una scuola rabbinica, rapiti e uccisi lo scorso giugno proprio in quella zona. Netanyahu aveva attribuito la responsabilità dell'azione — che poi era stata una delle cause scatenanti l'ultimo conflitto a Gaza — a una cellula palestinese legata ad Hamas. Il nuovo insediamento dovrebbe estendersi per oltre quattrocento ettari situati nei pressi dei villaggi palestinesi di Zurif, Hussan e Al Jabaa. Per le sue dimensioni, si tratta di un provvedimento senza precedenti recenti nei Territori palestinesi. A causa di questo progetto Netanyahu è stato fatto oggetto di numerose critiche anche da parte di membri del suo stesso Governo. Si tratta di uno dei nodi cruciali nel contenzioso tra israeliani e palestinesi. Già in passato, Washington e Ramallah hanno più volte chiesto agli israeliani un blocco completo delle attività edilizie in Cisgiordania quale precondizione per qualsiasi trattativa ulteriore. Da parte sua, il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha auspicato un intervento diretto delle Nazioni Unite. Inoltre, Abbas ha presentato di recente un nuovo piano che prevede la ripresa immediata di negoziati diretti per la definizione dei confini del futuro Stato palestinese; in questo primo lasso di tempo (tre mesi) Israele dovrebbe congelare qualsiasi attività edilizia in Cisgiordania e liberare decine di detenuti palestinesi reclusi da vecchia data. I sei mesi successivi saranno invece dedicati alla chiusura dei dossier più spinosi del conflitto. E un sostanziale appoggio al piano di Abbas è giunto da Hamas. La dirigenza in esilio del movimento islamico — secondo quanto riferito dal quotidiano libanese «Al Akhbar», vicino a Hezbollah — sarebbe disposta ad accettare la prospettiva della creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 con Gerusalemme est quale capitale. Questo risultato dovrebbe essere conseguito nell'ambito di un graduale processo negoziale con Israele, che potrebbe durare fino a tre anni. «Al Akhbar» cita "il verbale" della riunione svoltasi lo scorso 22 agosto a Doha, in Qatar, tra il presidente Abbas e il leader dell'ufficio politico di Hamas, Kaled Meshaal.

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