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La Stampa Rassegna Stampa
06.09.2014 Un romanzo giallo best seller in Israele. Ora in italiano
Maurizio Molinari ntervista l'autrice

Testata: La Stampa
Data: 06 settembre 2014
Pagina: 5
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Eppure Israele è il paese della felicità»

Riprendiamo dalla STAMPA/TUTTOLIBRI di oggi, 06/09/2014, a pag. V, con il titolo "Eppure Israele è il paese della felicità", l'intervista di Maurizio Molinari a Miki Ben-Cnaan, autrice del romanzo " Il grande circo delle idee", pubblicato da Giuntina, segnalato questa settimana nella rubrica di IC  "Libri Raccomandati", curata da Giorgia Greco.



Maurizio Molinari          Miki Ben-Cnaan   La copertina

"Mi annoiavo facendo teatro,mi sono messa a scrivere e ne è uscito un romanzo sulla felicità". Miki Ben-Cnaan racconta la sua ultima fatica letteraria seduta ad un caffè di Tel Aviv, immersa in un mondo popolato da personaggi casuali, misteriosi e straordinari come quelli che ha scelto per la trama del romanzo Il grande circo delle idee. I protagonisti sono quattro anziani che si incontrano in un ospizio di Gerusalemme in maniera apparentemente casuale, per scoprire di essere invece tutti interconnessi, protagonisti di vite che si toccano e sovrappongono attraversando le guerre del Novecento. E' una storia che inizia cento anni fa e termina oggi, segnata dalla convinzione che lì dove le sofferenze sono più intense e devastanti può nascere la genesi di un riscatto che passa attraverso le idee come strumento per ritrovarsi assieme ed accarezzare la felicità. Parlare di felicità in un mondo dove i protagonisti, di fedi differenti, sono testimoni e vittime delle violenze più feroci, può sollevare interrogativi ma Ben-Cnaan pensa l'esatto opposto: «Essere felici significa anzitutto avere un gruppo di amici stretti». Proprio come avviene con i quattro anziani nell'ospizio che trovano nella moltiplicazione delle idee una formula per rilanciare in avanti un'esistenza segnata dalle prove più terribili. «Gli esseri umani sono macchine biologiche e le idee che produciamo sono ciò che ci aiutano a progredire, superare difficoltà, guardare in avanti» spiega la scrittrice, secondo la quale «le idee migliorano il mondo» proprio come «le guerre lo peggiorano». La scintilla può venire da un evento casuale, come la morte di uno dei quattro personaggi, che porta a leggere un testamento-colpo di scena perché svela l'esistenza di un tesoro di oltre 300 milioni di dollari in possesso di un uomo apparentemente povero, aprendo interrogativi sulla genesi della ricchezza che consentono di svelare l'esistenza della connessione fra le diverse vite. «Per protagonisti ho scelto degli anziani perché hanno più storia, noi non siamo cosa ci è successo ma cosa decidiamo di essere, di pensare e di immaginare» spiega l'autrice, sottolineando il legame fra «le società che sono come vulcani» e le persone «forza della natura» che creano un circo «per cantare e pensare per gli altri anziani dell'ospizio, facendo leva sulle idee, per arrivare ad accarezzare il miraggio della pace nel mondo». Non ci sono dunque idee positive o negative, ma piuttosto «idee piccole o grandi e quelle grandi ne includono altre». Con un mondo popolato da 7 miliardi di abitanti «servono nuovi tipi di idee per andare incontro agli individui perché alcune volte le idee sono inefficaci, non creano novità, si limitano a ripetere». Parlare di idee e felicità in Israele significa affrontare uno dei risvolti di una società segnata da guerre e sofferenze. «In questo Paese tutti si lamentano per qualche ragione ma in realtà la felicità è molto diffusa, al punto da essere obbligatoria come si canta nella canzone popolare Ava Naghila». E' una maniera per sfuggire al presente, immaginando mondi diversi dove gli odii subiti da generazioni di individui lasciano spazio a orizzonti imprevedibili. Miki Ben-Cnaan crede anzitutto nella «capacità degli essere umani di sorprendere e innovare» attingendo all'esperienza del sionismo come ad un moltiplicatore del-l'esperien-za umana: «I miei genitori arrivarono entrambi bambini in Israele, sopravvissuti alla Shoah che aveva annientato entrambe le loro famiglie, che *** sommavano oltre mille persone, seppero ricominciare, crearsi una nuova esistenza e trovare un proprio sentiero verso la felicità» cercandola nel rapporto di amicizia con chi aveva attraversato esperienze comuni. «La felicità è avere un ristretto gruppo di amici veri» riassume la scrittrice, che ammette di aver scelto la formula di un thriller di oltre 420 pagine per «attirare i lettori, facendoli immergere in un mondo distante dalle loro vite» partendo da quanto avviene in una mattina d'inverno, con la scoperta di due donne anziane che vengono trovate morte, una con indosso un costume da elefante e l'altra vestita da bambola. Ciò che colpisce di Mild Ben-Cnaan è la ricerca di storie umane capaci di cambiare la percezione di realtà consolidate, come fa affrontando, quasi per caso, la vicenda dei «palestinesi arabi discendenti degli ebrei». E' una vicenda che risale a quasi duemila anni fa, quando «dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme gli ebrei vennero deportati in Diaspora dai romani» ma vi fu anche chi decise di fuggire, sparire assimilandosi alle tribù circostanti. E così oggi «in alcuni dei villaggi della Cisgiordania araba ci si imbatte in famiglie che hanno usanze di evidente origine ebraica, di cui loro stessi sanno ben poco». Portando a supporre che una delle tribù scomparse dell'Antica Israele possa trovarsi proprio fra i palestinesi, ponendo Israele davanti ad un interrogativo sull'identità collettiva che «può favorire la ricerca della coesistenza perché aiuta a vedere i vicini sotto una diversa luce».

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