Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/09/2014, a pag. 9, con il titolo "E l'Iran torna nei giochi", l'articolo di Antonella Rampino.
Il nemico numero uno dell'Occidente e di Israele in Medio Oriente è l'Iran, per cui un'alleanza con il regime degli ayatollah avrebbe conseguenze catastrofiche, sdoganando uno Stato che è in prima fila nell'appoggio al terrorismo islamico.
Nella sua cronaca Antonella Rampino definisce il governo iraniano "riformista". Ci chiediamo dove la giornalista abbia prova di questo "riformismo": forse nel costante finanziamento al terrorismo? Forse nel calpestare quotidianamente i più elementari diritti di omosessuali e donne? Oppure nel portare avanti una aggressiva politica nucleare?
L'elenco dei presenti è poi fortemente sbilanciato da personaggi che nell'Iran degli ayatollah hanno sempre e solo visto un partner commerciale. Quale valore dare a quella riunione ?

Antonella Rampino

Barack Obama Hassan Rohani
Nel nuovo grande gioco di fatto ci sono già, ma gli iraniani vorrebbero adesso un qualche riconoscimento politico del loro ruolo: non si combatte l'Isis, il Califfato islamico che rischia di radicarsi in Iraq, senza l'aiuto di Teheran. In effetti, una «strana alleanza» con gli Usa c'è già. II ministro degli Esteri del governo riformista di Rohani ieri era a Roma e in partenza alla volta di Bruxelles, ma reduce da un recente viaggio in Arabia Saudita: anche quella con i Saud è una «strana alleanza», e il patto di reciproco rispetto è stato sancito proprio nell'incontro tra il principe Saud e il ministro di Teheran. Ieri, Zarif prima di una bilaterale e delle congratulazioni col ministro Mogherini nuovo Alto Rappresentante Ue, si è sottoposto per un'ora e mezza a una discussione con un gruppo di decision maker selezionati dall'European Council on Foreign Relations, tra i quali Giuliano Amato, Emma Bonino, Franco Frattini, Auletta Armenise della Banca Rothschild, il vicepresidente Eni Pasquale Salzano. Discussione a tutto campo, domande approfondite su Siria, Arabia Saudita, Afghanistan, disamina delle differenze tra Al Qaeda e Isis. La linea del governo di Teheran, con la consueta consapevolezza del ruolo di potenza strategica nella regione, è come sempre quella di «allargare il dialogo», ed è parsa condivisa una propensione ai governi di unità nazionale per stabilizzare molti Paesi, a cominciare proprio dall'Afghanistan. Il quadro era chiaro a tutti: il governo riformista, tenuto sulle corde dall'ala dura di Teheran guidata dall'ayatollah e Guida Suprema Khamenei, ha bisogno del sostegno dell'Occidente, e ha poco tempo: solo pochi giorni fa i falchi hanno bloccato a Rohani le nomine che aveva predisposto. Dunque, è necessario che i negoziati sul nucleare iraniano procedano spediti. Zarif ha poi incontrato anche il presidente della Commissione Esteri Casini, e nella conferenza stampa alla Farnesina è stata poi il ministro Mogherini a dire «spero in un accordo entro novembre sul nucleare»: l'Italia può giocare un ruolo-ponte con l'Occidente. Un segno che Roma è crocevia di mediazioni per le crisi mediorientali è anche nella presenza a Roma del ministro degli Esteri dell'Egitto, uno degli autori delle trattative per la tregua a Gaza. E, non segnalata ufficialmente, anche quella degli emiri del Qatar, gli Al Thani padre e figlio.
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