Riprendiamo il post di Fiamma Nirenstein dal titolo "Israele ha vinto".
Fiamma Nirenstein
Nessuno deve farsi intrappolare dalle urla e dagli spari di “vittoria” di Hamas, cui si accompagnano in queste ore i ghigni dei terroristi di tutto il mondo. Nel 1967, conclusasi la Guerra dei Sei Giorni, dopo una storica sconfitta l’Egitto gridava alla vittoria. Hamas ha perso e Israele ha vinto non solo con l’uso di un esercito valoroso che ha combattuto con le mani legate dietro la schiena, ma per lo spirito che lo anima.
Israele vince perché Hamas non ottiene nessun vantaggio significativo; ha perso alcuni fra i suoi capi più importanti; la sua riserva di armi è decimata; le sue gallerie distrutte per il maggiore numero; Gaza ha ha riportato danni molto importanti; ha perso un numero molto alto di cittadini; in definitiva ha accettato semplicemente la proposta egiziana che Israele aveva accettato fin dal primo momento, ovvero trattare solo dopo il cessate il fuoco; Abu Mazen prende una grande parte del suo potere nel territorio di Gaza controllandone, così sembra, gli ingressi; Hamas è isolato nel mondo arabo: solo il Qatar e la Turchia sono dalla sua parte, mentre si sta formando uno schieramento moderato che tende invece ad avvicinarsi alle posizioni di Gerusalemme.
Israele invece ha subito sul suo territorio danni molto relativi; ha vinto la sua incredibile capacità di difendere la vita dei cittadini benché il suo territorio sia stato bombardato da 4500 missili solo sei cittadini sono stati uccisi. La gente è stata salvata da un incredibile sistema di protezione teso a difendere ogni vita casa per casa con i rifugi e dal cielo con ilpreziososistema antimissile "Kipat Barzel". Nonostante la guerra asimmetrica in cui Hamas ha usato i suoi cittadini, vecchi, donne, malati e soprattutto bambini come scudi umani e carne da cannone, l'esercito ha mantenuto un atteggiamento di ritegno, ha cercato sempre solo il contenimento e mai la vendetta, nonostante proseguisse il lancio di missili e Hamas violasse le tregue insieme a tutte le regole di guerra.
Israele, investito da un’ondata di disinformazione e di diffamazione che ha infettato l’Europa con manifestazioni antisemite, ha usato con estrema misura la forza di terra; la perdita di 64 soldati è stata quasi sempre dovuta all'uso di sistemi subdoli e vili, adescamenti in trappole minate, uso delle gallerie terroriste per compiere rapimenti. I soldati perduti, uno a uno, sono stati pianti dal Paese per ciò che veramente erano, esseri umani di valore, ragazzi pieni di speranze di vita, di capacità purtroppo andate perdute, che i genitori hanno raccontato funerale dopo funerale fra le lacrime, senza mai dire una parola di odio, sempre ricordandone la vita, la speranza e l’amore per il loro Paese come patria democratica e pacifica.
Hamas può ubriacarsi di spari in aria e di proclamazioni di vittoria, ma il suo slogan resta quello enunciato più volte durante questa guerra: “Noi amiamo la morte molto di più di quanto voi amiate la vita”. La filosofia di Israele è tutto il contrario, la pazienza, l’accettazione delle tregue, la capacità di resistere a quello che nessun altro popolo sopporterebbe, con fiducia nel futuro, ne fanno l’unico bastione credibile contro l’ondata di terrorismo jihadista mondiale di cui Hamas è parte.
L’immagine che meglio rappresenta Hamas è quella degli incappucciati che hanno giustiziato 18 palestinesi anche loro senza volto, senza processo, senza pietà, inginocchiati in mezzo alla strada. Quella di Israele è una maestra con uno dei bambini del suo giardino d’infanzia di fronte alle rovine della scuola distrutta da un razzo mentre gli dice: “Hai ragione, ha fatto bum, ma adesso la ricostruiamo molto più bella di prima”.