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La Repubblica Rassegna Stampa
28.08.2014 Opinioni divergenti sulla tregua
Cronaca di Alberto Flores D'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 28 agosto 2014
Pagina: 17
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «Regge la tregua, il falchi contro Netanyahu»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/08/2014, a pag. 17, con il titolo "Regge la tregua, il falchi contro Netanyahu", l'articolo di Alberto Flores d'Arcais.


Alberto Flores d'Arcais


Bibi Netanyahu

GERUSALEMME. Un generale israeliano, il premier palestinese della Cisgiordania e un olandese per le Nazioni Unite. Saranno tre uomini a vigilare sulla tregua «permanente e duratura» che ha posto fine a cinquanta giorni di guerra tra Israele e Gaza, saranno loro a controllare che gli aiuti umanitari e i materiali per la ricostruzione in arrivo sulla Striscia (via terra e via mare) non vengano usati da Hamas per riarmarsi o per costruire nuovi tunnel. Non hanno un compito facile Yoav Mordechai, Rainy Harndallah e Robert Serry, perché la "guerra d'estate" ha lasciato un scia di odio, vendette, regolamenti di conti ( politici e militari ) un po' su tutti i fronti. Una polveriera, pronta ad esplodere di nuovo. II giorno dopo Hamas insiste nel cantare vittoria e fa uscire dalla tenebre del bunker segreto (dove ha vissuto nascosto dall'8 luglio ) Ismail Haniyeh, il "premier" di Gaza: «Abbiamo vinto, è pronta la strada per conquistare Gerusalemme». La realtà è diversa, i gruppi combattenti ( Hamas e Jihad Islamica ) a Gaza hanno subito grosse perdite, due terzi dell'arsenale bellico, i tunnel distrutti, diversi comandanti e circa novecento "terroristi" uccisi. Proveranno — come hanno fatto in passato — a riarmarsi, ma con il rischio di far saltare il cessate-il-fuoco. Tra i dettagli della tregua siglata al Cairo ci sono i compiti affidati al "comitato dei tre", con il monitoraggio di ogni materiale che entra a Gaza e un avvertimento: se il cemento non venisse usato per la ricostruzione di case, uffici, ospedali ma per nuovi tunnel l'accordo salta automaticamente e i camion di aiuti verranno bloccati. Israele ha accettato di mettere fine alla sua politica di "omicidi mirati" contro i leader di Hamas e gli stipendi di 40mila "funzionari" verranno adesso pagati, ma sotto il controllo dei palestinesi di Cisgiordania.
Non può cantare vittoria neanche Israele e non sono poche le voci critiche che si sono levate contro Netanyahu, accusato di aver "ceduto ai terroristi". La popolarità del premier è in caduta libera, metà del "gabinetto di sicurezza" era contro la tregua e i falchi — guidati dal ministro degli Esteri Lieberman — glielo hanno pubblicamente rinfacciato. Si sentono sconfitti gli abitanti del Sud, quelli che hanno vissuto cinquanta giorni in prima linea sotto i razzi di Hamas, che hanno dovuto abbandonare le case e i kibbutz di confine. Il sindaco di Ashkelon, la grande città a pochi chilometri da Gaza, ha riassunto con scetticismo la situazione: «La prossima guerra è solo questione di tempo». Gli occhi dei militari e dell'intelligence israeliani sono ora puntati sul Nord del paese e su quanto accade al di là dei confini con la Siria sulle alture del Golan, dove i qaedisti di Al Nusra hanno conquistato dopo una dura battaglia contro le forze di Assad il valico di Quneitra. Due israeliani ( un militare e un civile ) sono stati feriti da colpi di mortaio, Israele ha risposto al fuoco più che altro a scopo intimidatorio. Nessuno ha voglia, dopo una guerra di cinquanta giorni al Sud, di iniziarne una al Nord.

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