Arabi israeliani in cerca d’identità
di Mordechai Kedar
Il partito Balad non può riconoscersi nello Stato ebraico, anche se ha dei seggi nella Knesset.
Azmi Bishara Hanin Zoabi
Said Nafa
(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz )
Quando i membri arabi della Knesset, in particolare quelli del partito Balad, fanno un viaggio in Qatar, gran parte della maggioranza ebraica di Israele s’infuria: vede i contatti tra i membri del Parlamento israeliano e un Paese che foraggia il terrorismo e che sostiene Hamas,come una forma di tradimento nei confronti dello Stato ebraico. Alcuni chiedono che questi membri della Knesset siano giudicati per i viaggi che fanno in un paese nemico, anche se il Qatar non è definito tale, almeno fino a questo momento.
Va ricordato che il fondatore del partito, Azmi Bishara, ha visitato la Siria e il Libano, dove ha incontrato dei rappresentanti di Hezbollah. Per questo è stato processato in Israele, venendo assolto grazie alla sua immunità parlamentare.
La sua allieva e compagna di partito, Hanin Zoabi, si è unita alla flottiglia della Mavi Marmara, un’operazione volta ad esprimere solidarietà all’entità terrorista di Hamas a Gaza.
Un altro membro del partito, Said Nafa, di religione drusa, si è fermamente rifiutato di arruolarsi nell’esercito, e ha fondato un’ONG che opera - entro i limiti di legge, naturalmente - per abrogare la leva obbligatoria dei drusi israeliani. Il programma del partito Balad, al paragrafo 11, dice: “Balad agirà contro la politica dell’arruolamento degli arabi nell’esercito, contro la propaganda nelle scuole arabe e l’incoraggiamento dell’arruolamento da parte della società”.
Nel paragrafo 4 il programma afferma: Per quanto riguarda la loro identità culturale e nazionale, i cittadini arabi di Israele sono parte integrante del popolo palestinese e della nazione araba”.
Il paragrafo 2 stabilisce l’obiettivo del programma di partito: l'eliminazione del carattere sionista dello Stato di Israele. “Balad si batterà per cambiare lo Stato di Israele in uno Stato democratico per tutti i suoi cittadini - ebrei, arabi e altri - per l'applicazione dei diritti civili e umani su una base pienamente egualitaria per tutti i cittadini dello Stato, senza alcuna discriminazione di nazionalità, religione o sesso”.
Nelle conferenze tenute all'estero, Azmi Bishara ha sottolineato con cura che l’ “occupazione” non riguarda solo le zone che Israele ha conquistato nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni, ma anche quelle che Israele controlla fin dal 1948, cioè la Galilea, la Samaria e il Negev, Tel Aviv, Haifa e Beer Sheva: tutte queste aree sono “occupate” e quindi illegittime. Secondo il partito l’esistenza stessa di Israele è illegittima, e quindi deve finire.
Ciò porta alla conclusione che il partito Balad non possa riconoscersi nello Stato ebraico, nonostante abbia dei seggi nella Knesset, l'istituzione che più chiaramente esprime la sovranità dello Stato e la sua definizione di patria nazionale democratica del popolo ebraico. La conseguenza è che i membri del partito Balad sono ossessionati dalla ricerca, nell’area geografica di Israele, di un gruppo con il quale identificarsi.
Il mondo islamico non è un riferimento possibile per Balad, perché il partito non si identifica in termini religiosi, contando al suo interno un cristiano (Azmi Bishara, il suo fondatore ), dei musulmani (Hanin Zoabi e Wasil Taha) e un druso (Said Nafa): per questo motivo non desidera avere come obiettivo centrale l’identità islamica. La presenza di Hanin Zoabi sulla flottiglia della Mavi Marmara era dovuta alla sua identificazione con il “popolo palestinese imprigionato nella più grande prigione del mondo”, come ha spiegato allora.
Per queste ragioni, Balad ha due possibili riferimenti, entrambi problematici, nei quali riconoscersi : la più ampia nazione araba e, più da vicino, i palestinesi . La “Nazione palestinese” è polarizzata e divisa tra l'OLP e le sue organizzazioni da un lato e dall’altro Hamas, un movimento terroristico di fede islamica, che aborre i cristiani di Gaza, e che ha ottenuto il controllo della Striscia con una sanguinosa sequela di crimini contro le forze di sicurezza dell’OLP.
L’OLP sembrerebbe essere ancora il candidato naturale, ma l’unione con quest’organizzazione renderebbe i cittadini arabi israeliani subordinati all’OLP e al suo programma, ed essi hanno rifiutato tale possibilità. Si rifiutano di rinunciare alla cittadinanza israeliana, non vogliono far parte dello Stato palestinese che l’OLP vorrebbe istituire in Giudea e Samaria, e non vogliono essere rappresentati dall’OLP nei confronti di Israele. Questo spiega perché Balad non è interessato a una totale identificazione con l’OLP: il partito non può identificarsi pienamente con un'entità di cui i suoi elettori non vogliono far parte.
L'unica possibilità che rimane è la Grande Nazione Araba, ma anche questa presenta delle difficoltà, dato che molte persone nel mondo arabo vedono gli arabi membri della Knesset come traditori della nazione araba - come possono essere parte della Knesset sionista ed essere fedeli alla nazione araba? Questo giudizio non si limita i membri della Knesset ma si estende all'intero mondo arabo israeliano: una delle definizioni popolari nel mondo arabo per i cittadini arabi israeliani è "arabo al-Zibda" - arabi fatti di panna montata, perché vivono la bella vita nella democratica Israele e non aspirano a tornare a far parte del mondo arabo.
I capi di Balad non hanno nascosto il loro desiderio di essere considerati parte integrante della nazione araba. Questo spiega la visita di Bishara in Siria e la sua partecipazione a cerimonie ufficiali per commemorare Hafez el Assad. Il suo collegamento con Nasrallah - la super star della nazione araba dopo la guerra del 2006 - aveva lo scopo di creare un legame tra Balad e i combattenti arabi che avevano mietuto successi.
Le visite di Zoabi e Zahalka in Libia - insieme a decine di personaggi pubblici arabi israeliani - e l’incontro cordiale che hanno avuto con l’assassino di massa Gheddafi si possono inquadrare nella loro ricerca di un autentico "padre" arabo che possa dar loro credibilità e renderli accettabili agli occhi degli arabi, rimuovendo il senso di colpa per l’attaccamento alla cittadinanza israeliana e ai seggi alla Knesset, che li riempono di lauti stipendi, pensioni e altri benefici.
Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad attività a ambigue e contraddittorie man mano che la connessione psicologica degli arabi israeliani con il mondo arabo si dileguava. Da un lato, negli anni 2011-12, l’elite araba aveva riposto le sue speranze nella nascita di regimi democratici legittimi, sapendo che se i paesi arabi fossero diventati delle democrazie, Israele non avrebbe più potuto definirsi come l’unica democrazia del Medio Oriente e che sarebbe stato più facile per loro identificarsi con moderne democrazie arabe. Inoltre, se, col diffondersi di governi democratici nel mondo arabo, Israele fosse stato accettato come uno Stato con il diritto ad esistere - e con cui vivere in pace - i cittadini arabi israeliani avrebbero potuto liberarsi dal loro senso di colpa e sentirsi in pace con se stessi.
Solo che la realtà è stata molto diversa. Invece di una primavera araba, il Medio Oriente è stato sottoposto a un inverno islamico. In Egitto, il governo dei Fratelli Musulmani è durato appena un anno, e la possibilità dell’instaurazione di un regime a carattere religioso islamico non era stata apprezzata da Balad.
In Siria, invece di una democrazia gestita da Assad, i politici di Balad si sono trovati di fronte a una palude torbida di sangue, lacrime e fiamme, accompagnata dagli slogan islamisti radicali di Jebhat al Nusra. E se ciò non bastasse, gli ultimi mesi hanno visto metà della Siria e un terzo dell’Iraq cadere sotto il controllo dell’ISIS e del califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, che impone a tutti i popoli dei territori conquistati le antiche regole integraliste dell’Islam. I metodi sono quelli utilizzati dall’Islam nei suoi primi anni: la persecuzione degli sciiti, le decapitazioni, l’islamizzazione forzata, la vendita delle donne nel mercato degli schiavi e l’esilio forzato in massa con la conseguente morte per fame.
Balad non può convivere o identificarsi con tutto questo. Il “rinnovato” mondo arabo non è una fonte di identità per un partito politico in cerca di luce e vita al di fuori di Israele, e che invece trova solo tenebre e morte. In questo periodo di generale perdita d’identità, i membri del partito non hanno altra scelta che rivolgersi al Qatar, l’unico stato arabo che sfidi Israele tramite il finanziamento fornito ad Hamas, e lì incontrarsi con la “grande luce” del partito, Azmi Bishara, al fine di cercare una nuova figura identitaria che possa sostituire gli idoli caduti.
Non sono d’accordo con le critiche scagliate contro il partito Balad, Membro della Knesset, per la sua visita in Qatar. Questa visita è nata da una pesante sensazione di solitudine causata dal crollo del sogno palestinese, dalla profonda delusione per l’auspicata “primavera araba” e dall’ansia causata dalla crescente sensazione che, nel tempo, sempre più arabi israeliani preferiscano rimanere cittadini israeliani, con tutti i problemi connessi e tutte le denunce di discriminazioni, di razzismo e di emarginazione - denunce che hanno più di un nocciolo di verità.
Questa sensazione di smarrimento spinge il Balad a fare dichiarazioni infelici: Hanin Zoabi ha detto che gli uomini che hanno rapito e ucciso i tre ragazzi, Gilad Shaar, Naftali Frenkel, e Eyal Yifrach Hy"d, “non sono terroristi”.Che cosa stava cercando di dire? Che sono persone normali che hanno agito correttamente? Adeguatamente? Vuol dire che Zoabi pensa che un arabo che rapisce e uccide dei giovani ragazzi è un essere umano normale?
Mi sembra che non sia mai stata pronunciata prima una frase tanto offensiva e intollerabile per la popolazione araba di Israele e di Giudea e Samaria . E a pronunciarla è stata una donna che sostiene di rappresentare i cittadini arabi di Israele.
La popolazione araba israeliana merita di essere rappresentata molto meglio, di avere persone più degne nei ruoli di leadership: persone che vogliano porre il benessere dei cittadini arabi di Israele in cima alla loro lista d’interessi, invece di cercare figure virtuali con cui identificarsi in aree in cui l’identità è sfocata, la realtà è amara e malvagia, dove la violenza è scatenata, regna il terrore e il futuro è avvolto nella nebbia.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com
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