Come strumentalizzare la memoria di Anna Frank in arrivo un film sulla vittima della Shoah girato a Gaza e Ramallah
Testata: Il Venerdì di Repubblica Data: 22 agosto 2014 Pagina: 26 Autore: Simona Verrazzo Titolo: «Anna Frank raccontata dalla Striscia di Gaza»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA, supllemento a REPUBBLICA di oggi, 22/08/2014, a pag. 26, l'articolo di Simona Verrazzo dal titolo "Anna Frank raccontata dalla Striscia di Gaza "
Vi si tratta del film"What Does Anne Frank Mean Today? "del regista croato Jacov Sedlar. A Gaza Hamas governa come i nazisti, col pugno di ferro verso la popolazione e con l'uccisione degli ebrei come programma politico. Invece di raccontare questa realtà, cineasti e giornalisti accostano la storia di Anna Frank ai bombardamenti israeliani a Gaza, cioé all'autodifesa di Israele. E' facile capire che si tratta di strumentalizzazioni della memoria della Shoah
Di seguito, l'articolo:
Anna Frank
Una delle vittime-simbolo della Seconda guerra mondiale con il suo bagaglio di morte e distruzione e un lembo di terra che finora ha conosciuto soltanto J altrettanta morte e distruzione. Anna Frank e la Striscia di Gaza sembrano quanto di più lontano possa esserci. Ora l'acclamato regista croato Jakov Sellar, insieme al figlio Dominik, ha realizzato il primo docu-film in arabo dedicato alla giovane ebrea, arrestata dai nazisti e portata via con la famiglia dalla casa di Amsterdam dove nascosta scrisse il suo diario proprio settant'anni fa, morendo di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen a neanche 16 anni, nel 1945. Secondo quando riferito da The Hollywood Reporter, la pellicola si intitola What Does Anne Frank Mean Today? (Ovvero Che significa oggi Anna Frank?) e contiene diverse scene girate nella Striscia, con i bombardamenti proprio del conflitto tra Israele e Hamas delle scorse settimane, mentre altre sono state realizzate in scuole di Gaza e di Ramallah, in Cisgiordania. A impersonare Anna tra i 12 e i 14 anni sono state sei attrici palestinesi: il film sovrappone scene tratte dal diario, scritto tra il 1942 e il 1944 e tradotto anche in arabo, con conversazioni di giovani palestinesi. Il documentario di Seldar ha attirato l'attenzione dei media internazionali e anche il Time ha ripreso la notizia. Il suo obiettivo è ambizioso: aiutare un dialogo tra israeliani e palestinesi costruttivo e che duri nel tempo. «L'arte non può cambiare il mondo intero» ha dichiarato Sedlar, spiegando perché abbia scelto un soggetto e una lingua così particolari «ma possiamo contribuire a farlo comprendere un po' di più». Il regista sta cercando una casa di distribuzione per proiettare la pellicola anche nel mondo arabo. Il sogno è però organizzare la prima del film in Iran, dove la lingua ufficiale è il persiano. «I ragazzi parlano d'amore, del primo bacio e di tutte quelle cose di cui Anna Frank scriveva nel diario» ha detto Sedlar. «Perché i sentimenti conoscono una sola lingua, quella del cuore».