Che in generale l'informazione in Italia sia faziosa e quasi una sorta di monopolio della sinistra è cosa nota. Persino nelle testate informative targate Mediaset non mancano giornalisti apertamente schierati, ma la RAI è davvero il trionfo del giornalismo “di sinistra”.
Trovandomi a casa di amici, ho avuto modo di seguire il servizio di Lucia Goracci (un emblematico esempio del modello giornalistico sopra descritto) che mostrava le immagini di danni della guerra di Gaza e, in particolare, la distruzione dell'unica centrale elettrica della Striscia. Peraltro, la Goracci ha omesso di riferire, dettaglio non secondario, che quella centrale forniva solo il 10 per cento del fabbisogno della Striscia. Nel servizio si dice che ora i palestinesi si devono accontentare di essere riforniti da Egitto e Israele. Per la verità, va detto che Israele ha sempre fornito Gaza di energia elettrica, anche durante i conflitti. L'erogazione non è mai stata pagata, accumulando un debito di milioni di dollari che tuttora pagano i contribuenti israeliani. Tra l'altro, più volte i missili di Hamas hanno danneggiato proprio i tralicci che portano la corrente elettrica da Ashkelon, (in Israele), a Gaza, non si sa se per imperizia o perché si voleva mostrare all'Occidente che Gaza veniva privata di energia elettrica a causa dei bombardamenti israeliani. Il servizio mostrava pure un neonato dentro un'incubatrice ed il commento della Goracci sottolineava che i primi ad essere in pericolo mortale erano i bimbi che nascevano a Gaza. Così facendo, si stimola la reazione commossa di chi guarda provocando un senso di rivolta nei confronti degli Israeliani senza cuore. Si tratta della replica di un tipico stereotipo antisemita che mostra Israeliani, cioè ebrei, che uccidono i bambini. Mutatis mutandis, siamo ancora all'atavico pregiudizio antigiudaico come l'omicidio del piccolo trentino Simonino dichiarato santo a furor di popolo, del quale furono subito accusati gli ebrei, salvo, poi, riconoscere la falsità dell'accusa con conseguente spostamento dall'altare dei resti del bambino, i fatti di Portobuffolè (TV) e le azzime pasquali impastate con il sangue di bambini cristiani. Episodi tutti che videro il versamento di sangue ebraico riconosciuto a posteriori innocente. I giornalisti leggono i giornali e seguono i telegiornali con occhi e orecchi diversi da quelli del normale lettore o telespettatore. Personalmente, sono stato 91 volte in Israele e Palestina, senza contare le volte in cui mi sono recato in altri Paesi del Medio Oriente e ne ho studiato a fondo la storia, la fede, la politica, i costumi, le tradizioni e le attitudini. Perciò, guardo con preoccupazione la disinvoltura con cui si discetta su fatti sovente conosciuti solo superficialmente e per sentito dire. È ora di finirla con questa scadente e manipolata informazione, propalata da una casta giornalistica appiattita su posizioni apertamente o mimeticamente schierate, in questo caso a favore dei palestinesi, a prescindere dalla realtà dei fatti. Mezze verità finiscono per essere sempre delle autentiche menzogne Maurizio Del Maschio
Lei coglie perfettamente il motivo per cui le false accuse a Israele circa l'uccisione di bambini hanno tanta presa sul pubblico, e suscitano così tanto interesse nei giornalisti che le diffondono, senza svolgere il lavoro di verifica e contestualizzazione che sarebbe il loro. Si tratta del peso della tradizione antisemita dell'accusa del sangue, analizzata su IC da Ugo Volli nell'articolo che si può leggere a questo link:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=54851
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