Il kibbutz si fonde con la città beduina: una storia di ordinaria integrazione Cronaca di Alberto Flores D'Arcais
Testata: La Repubblica Data: 19 agosto 2014 Pagina: 12 Autore: Alberto Flores D'Arcais Titolo: «Kibbutz e beduini. Lontano da Gaza arabi e israeliani sanno stare insieme»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 19/08/2014, l'articolo di Alberto Flores D'Arcais dal titolo "Kibbutz e beduini. Lontano da Gaza arabi e israeliani sanno stare insieme "
Consideriamo positivo che i media italiani raccontino la collaborazione tra diverse etnie in Israele, anche se per la verità essa costituisce la norma e non dovrebbe perciò essere una notizia. Il prevalere del pregiudizio, tuttavia, fa sì che lo diventi. Quando il pregiudizio lascia il posto alla realtà, però, ci si rende conto che "lontano da Gaza" ebrei, arabi e altri gruppi etnici e religiosi "sanno stare insieme" semplicemente perché vivono nello Stato di diritto di Israele, non nella dittatura islamista di Hamas.
Di seguito, l'articolo:
Ebrei e arabi nuotano insieme nel Mar Morto
GERUSALEMME . Nell’alta Galilea il kibbutz Kfar Hanassi lo conoscono un po’ tutti. Fondato nel 1948 (ha la stessa età dello Stato di Israele) da immigranti ebrei britannici con il nome di Habonim — movimento culturale giovanile socialista-sionista — ha cambiato il suo nome con quello attuale, che in ebraico vuol dire “Il Villaggio del Presidente” (in onore di Chaim Weizmann, il primo capo dello Stato morto nel 1952). A neanche mezz’ora di cammino si arriva in un villaggio beduino: Tuba-Zangaria, che negli ultimi anni è cresciuta in fretta, vitale e caotica, con seimila abitanti che la rendono una piccola cittadina dalle tradizioni tribali e una vita moderna.
Un’area che politicamente, nel corso degli ultimi anni, si è fatta sempre più complicata. È qui che nel 2011 ebrei estremisti diedero fuoco a una moschea, è nei kibbutz qui attorno che gli ideali socialisti di un tempo hanno ceduto il passo all’Israele di oggi, più religiosa e nazionalista. Nei momenti topici del conflitto israeliano-palestinese in quest’area non sono mancati scontri, polemiche, qualche ferito di troppo. Adesso, mentre nei villaggi del sud torna la paura dei razzi di Hamas, l’Alta Galilea lancia un’iniziativa che qualcuno definisce «storica». Kfar Hanassi ha deciso di fondersi con la cittadina beduina, diventando un’amministrazione unica. «Non bisogna avere paura», sostiene il presidente del Consiglio regionale dell’Alta Galilea. Kibbutzim e beduini non ne hanno avuta e la settimana scorsa hanno firmato un eccezionale accordo che prevede una stretta cooperazione in campi quali l’istruzione, il welfare, la cultura e l’industria. Qualcuno storce il naso, perché a guadagnarci non sarebbero certo i kibbutz (ce ne sono 29 nell’area) che hanno un certo benessere economico, mentre Tuba-Zangaria è povera e con una piccola criminalità in costante aumento. «Penso che possiamo fare molte cose assieme, ma vivere assieme? ». Al sito online che ha rivelato la vicenda, una residente di Kfar Hanassi esprime i dubbi del kibbutz con un semplice ragionamento: «Da loro ci sono un sacco di uomini con due mogli, qui da noi tante ragazze alla ricerca di un uomo tutto per loro».
La maggioranza sembra però favorevole. L’iniziativa di cooperazione ha già ricevuto l’appoggio del ministero degli Interni e se il piano andrà avanti entro 4 anni i beduini di Tuba-Zangaria potranno anche votare alle elezioni locali. Giora Zelz, il presidente del Consiglio regionale, è ottimista: «Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e fare qualcosa che cambi veramente questa regione».
Per esprimere la propria opinione a Repubblica, telefonare la numero 06/49821 oppure cliccare sulla e-mail sottostante