Un vecchio ingiustamente indignato e un giornalismo che non fa il suo lavoro
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra, i morti nel bombardamento della casa della famiglia Zyadah, tra di essi Muhammad al-Maqadmeh, "operativo dell'ala militare di Hamas'
Cari amici,
avevo deciso oggi di parlarvi d'altro, ma poi ho letto un articolo di Gad Lerner su Repubblica (lo trovate qui http://80.241.231.25/ucei/PDF/2014/2014-08-17/2014081728155979.pdf, ma per vostra comodità ve lo cito ampiamente) e non ho resistito alla tentazione di parlarne con voi, perché mi sembra un caso estremamente istruttivo di un giornalismo che non vorrebbe questa volta esere antisraeliano – questo lo concedo a Lerner – ma che invece di fare il suo mestiere di smascherare gli inganni pietisce compassione. Ecco i fatti secondo Lerner:
Gad Lerner Henk Zanoli
“Henk Zanoli nel '43 rischiò la vita per salvare un bimbo ebreo dai nazisti. Ma oggi, a 91 anni, l'avvocato olandese ha restituito l'onorificenza che ottenne per quel gesto: "Stare con i razzisti sarebbe un insulto alla mia storia" […] Si chiamava Elhanan Pinto il bambino ebreo sottratto dai Zanoli alla furia nazista che già gli aveva strappato i genitori e i fratelli. Per decisione della madre Johana, l'allora ventenne Henk Zanoli andò a prenderlo in custodia a Amsterdam e con un viaggio avventuroso riuscì a nasconderlo per due anni nella casa di famiglia a Eemnes, nei pressi di Utrecht. Nel mentre che il padre Zanoli, di cui Henk porta orgogliosamente il nome, veniva deportato a Mauthausen, da dove non avrebbe più fatto ritorno. Elhanan, il salvato, nel dopoguerra, sarebbe approdato in Israele. Il destino ha voluto che una nipote di Henk Zanoli, Angelique Eijpe, entrata nel corpo diplomatico olandese, sposasse un palestinese nato nel campo profughi di Al-Bureij nella Striscia di Gaza. Dove una bomba israeliana ha distrutto la casa dei nuovi parenti di Angelique, che naturalmente Henk sente anche suoi: Muftiya, Jamil, Omar, Youssef, Bayan e il dodicenne Shaaban. Sei morti fra le macerie. Cosi Henk Zanoli ha deciso di chiedere appuntamento all'ambasciatore dello Stato d'Israele presso il Regno d'Olanda e gli ha restituito la medaglia di Giusto fra le nazioni— Chasidei umot haolam in ebraico — il riconoscimento più alto tributato da Israele, dopo lunga istruttoria, a quei Gentili che, senza chiedere nulla in cambio, hanno rischiato la loro vita per salvare anche uno solo dei perseguitati. La scelta compiuta dal Giusto, che tale naturalmente rimane, è terribile e nobile al tempo stesso...”
Una storia triste, su cui Lerner filosofeggia ampiamente, cercando di salvare capra e cavoli, la “giustizia” del gesto di Zanoli e l'improponibilità del paragone fra Israele e Germania nazista, che molti in rete hanno dedotto – diciamo sulle orme dell'”indignazione” antisemita di un altro vecchio antisraeliano, Stephane Hessel – dal gesto dell'avvocato olandese. Che chiaramente ha meditato bene la sua azione, dato che ha deciso di restituire il suo premio dopo quasi due settimane dal bombardamento della casa dei suoi lontani congiunti (una cognata di suo nipote, se ho capito bene, e i suoi figli) Infatti la storia non è affatto uno scoop di Lerner (filosofemi a parte). In Italia lo riporta anche l'Avvenire in una breve, sulla rete è molto diffusa, e la fonte è un articolo (http://www.nytimes.com/2014/08/16/world/middleeast/henk-zanoli-israel-gaza-holocaust-ziadah.html?ref=middleeast&_r=1) in prima pagina del New York Times, la “signora in grigio” che da settant'anni non perde mai l'occasione di parlar male di Israele (ma prima ancora ne aveva parlato Haaretz, che da questo punto di vista è ancora peggio del NYT).
C'è però un piccolo problema, un sottofondo che un buon cronista non si sarebbe fatto sfuggire e che invece è sfuggito tanto al pensoso Lerner quanto all'”autorevole New York Times per non parlare del “grande" Haaretz, e che è stato rivelato da un blog molto bene organizzato che dà notizie su Israele, chiamato ironicamente “Elder of Zion” (gli anziani di Sion, quelli dei protocolli). Scusatemi se ve lo riporto largamente, se siete interessati potete trovare l'intero post qui (http://elderofziyon.blogspot.com.es/2014/08/the-terrorist-in-righteous-gentile.html). Il blog parte da una lunga citazione dell'articolo del New York Times, di cui qui ci interessa l'ultimo paragrafo:
“Il Dr. Zeyada (fratello maggiore delle vittime), ha detto che nessuno dei membri della sua famiglia era un militante [cioè un terrorista UV]. Israele afferma di prendere tutte le precauzioni per evitare di uccidere i civili, e che Hamas aumenta volutamente il numero delle vittime civili operando nei quartieri residenziali. Israele non ha offerto alcuna informazione se la casa della famiglia Zeyada sia stata colpita appositamente, e in caso affermativo, qual era l'obiettivo e se era giustificato un colpo che ha ucciso sei civili."
Scrive a questo punto il blog: “Si può capire il motivo per cui l'esercito israeliano non sia disposto a discutere dettagli che potrebbero rivelare proprie attività di intelligence durante la guerra. Ma ci sono informazioni che sono liberamente disponibili là fuori - le informazioni che i media come il New York Times non si è preoccupato di verificare - che indica che vi era un obiettivo militare valido in quella casa. Ecco l'elenco delle persone uccise durante l'attacco 20 luglio diramato dal Palestinian Center for Human Rights (http://www.pchrgaza.org/portal/en/index.php?option=com_content&view=article&id=10520:another-bloody-day-on-the-14th-day-of-the-israeli-offensive-complete-families-attack-while-inside-their-homes-rescue-crews-to-search-for-victims-in-al-shujaiya-neighborhood-more-palestinians-forcibly-displaced-in-border-areas&catid=36:pchrpressreleases&Itemid=194): 'Alle 14.00 circa, un aereo da guerra israeliano ha lanciato un missile contro una casa di 3 piani appartenente alla Jameel Sha'ban Ziada, in cui vivono 20 persone, nel campo profughi di al-Boreij. La casa è stata distrutta e 6 membri della famiglia, tra cui 2 donne e un bambino, e un ospite sono stati uccisi: Jameel Sha'ban Ziada, 53; Yousef Sh'aban Ziada, 43; 'Omar Sha'ban Ziada, 32; Sha'ban Jameel Ziada, 12; Muftiya Mohammed Ziada, 70; Bayan 'Abdul Latif Ziada, 39; e Mohammed Mahmoud al-Maqadma, 30.' Hmmm ... uno di quei nomi è un po 'diverso. Che cosa sappiamo di Mohammed Mahmoud al-Maqadma? Beh, si può chiedere a B'Tselem [l'organizzazione israeliana di estrema sinistra che appoggia i palestinese, fra l'altro pubblicando i nomi dei loro morti UV]. Elencando le persone uccise in casa, B'Tselem ha laconicamente menzionato che Maqadama era un "operativo dell'ala militare” [un alto ufficiale di Hamas UV]."
Vi riporto di seguito le conclusione di “Elder of Zion”: “Dunque, sembra che ci fosse un obiettivo militare valido a casa Ziyada. Non so se Maqadameh era l'obiettivo, o se la sua presenza indica che quella casa era la copertura di un deposito di armi o di un bunker. Non so se la famiglia stava volutamente proteggendo il loro "ospite" o se sono stati utilizzati come scudi umani. La mia ipotesi è che durante il combattimento, gli ufficiali di Hamas stavano nei loro centri di comando e controllo e non si nascondevano tra le famiglie, il che indica che la casa dei Ziyada era un obiettivo militare valido o ne copriva uno. Il punto è che questa informazione è disponibile. Il New York Times aveva discusso il bombardamento di quella stessa casa il 4 agosto, e da allora l'identità del "ospite" era noto alle ONG. La presenza di un nome anomalo tra le vittime è un fatto che un giornalista decente avrebbe controllato. Questa è davvero la prova della parzialità dei media contro Israele. Ogni persona pensante sa che Israele ha un interesse attivo a ridurre al minimo i morti civili, e ogni giornalista esperto sa che Israele ha una buona intelliggence a Gaza. La stessa ricerca che le persone comuni possono fare su Internet è disponibile - assieme a molto altro - per il personale di importanti media come il New York Times. Eppure i media accettano, senza discuterle, le pretese che non ci fossero mai obiettivi militari in ogni casa attaccata. Le informazioni che contraddicono questa affermazione sono disponibili - se solo si dessero la briga di cercarlo. Ma non lo fanno. Preferiscono credere che Israele stia bombardando indiscriminatamente i civili che spendere l'ora o due necessaria per fare qualche ricerca di base - il tipo di ricerca che il pubblico immagina sia l'inizio di ogni lavoro giornalistico. Non so cosa sia realmente successo a casa Ziyada. [...] Ma c'era un terrorista a casa Ziyada. Un giornalista decente avrebbe chiesto: perché? Un giornalista di parte lo nasconde.”
Come lo ha nascosto l'avvocato Zanoli, che certamente a vent'anni fu un eroe, ma oggi è piuttosto accecato dall'ideologia o dagli affetti familiari. Quanto a Gad Lerner, che non nomina neanche la fonte da cui ha preso la notizia, figuriamoci se si sporca le mani per controllare i fatti. Il giornalismo italiano, di cui egli è uno stimatissimo esponente, non lavora in questa maniera: si prende le informazioni precotte da chi le propone, e ci moraleggia sopra secondo la propria appartenenza politica.
Ugo Volli
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