domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Il manganello di Obama 17/08/2014
Il manganello di Obama
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra, Benjamyn Netanyahu e Barack Obama

Cari amici, 

devo darvi un'informazione. Non meravigliatevi, vi prego, è strana ma vi assicuro che è vera. Eccola. Da che mondo è mondo, dagli aggressori ci si difende con le armi. Non con le buone parole, non con le preghiere, non con le conferenze internazionali. Proprio con quei pezzi di metallo che una volta erano spade, poi fucili, cannoni, carri armati, oggi aerei elicotteri razzi.  Oggetti antipatici, mi rendo conto, anche se i bambini amano giocarci. 

Le armi richiedono un'industria di produzione e oggi, quando non sono più coltellacci e grandi spiedi, anche grandi investimenti. Ogni paese che percepisce delle minacce alla sua sicurezza vorrebbe produrne per conto suo, in modo da poter essere indipendente. Ma i costi sono difficilmente sopportabili, per chi almeno non vuole sostituire alla vita civile una grande caserma e affamare la popolazione per costruire razzi, come fa Hamas. Ci vuole una grande economia per sostenere le spese e spesso parecchi paesi devono mettersi assieme, come nel caso dei discussi aerei F-35. Per questa ragione c'è un commercio internazionale di armi, che ha una dimensione finanziaria importante, dato che gli acquisti non si fermano neanche in tempo di crisi economica. Ma anche una dimensione politica. Chi fornisce le armi esercita un certo controllo sui suoi clienti, importantissimo in tempo di guerra, quando i rifornimenti sono vitali.

Quel che vi ho raccontato in astratto, per Israele è molto concreto. E' un'economia piccola (anche se il prodotto interno lordo pro capite è praticamente uguale, 33.874 per Israele contro 33.837 per l'Italia, data la differenza di popolazione quello totale è di 284 miliardi di dollari contro 1910), che ancor meno dell'Italia può permettersi la produzione di tutti i suoi armamenti. Israele produce armi avanzate, soprattutto di elettronica e missilistica (i famosi Iron Dome), carri armati (i Merkava), fucili ecc.; ma per alcuni componenti di questi sistemi d'arma e per diversi altri settori, come gli aerei gli elicotteri la marina e certi razzi, dipende dall'estero, soprattutto dagli Stati Uniti e dai paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna; dall'Italia ha appena comprato una ventina di aerei da addestramento). 

Con queste premesse forse capite meglio una notizia che i giornali italiani hanno riportato solo di sfuggita (qui trovate la notizia del Corriere, ripresa da IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=54840): l'amministrazione Obama ha bloccato i rifornimenti dei razzi aria-terra che Israele usa per colpire i lanciarazzi di Hamas. In Israele la notizia ha fatto molta impressione (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184037#.U-76W_l_tQf); all'inizio è stata mezzo smentita dagli americani che hanno detto che tutto va come al solito, solo Israele ne parlava (http://fr.timesofisrael.com/israel-confirme-la-suspension-des-expeditions-de-missile-des-etats-unis/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter) ma poi è stata confermata anche da loro una nuova regolamentazione: anche se ci sono dei trattati sulla fornitura d'armi, anche se il Congresso le ha approvate, l'amministrazione Obama ha deciso di riservare al Presidente e al Dipartimento di Stato la scelta se far partire o no i rifornimenti, che una volta era gestita fra i due ministeri della difesa (http://www.timesofisrael.com/state-department-confirms-new-review-on-arms-to-israel/). E per quel che se ne sa, i famosi rifernimenti non sono partiti, anche se in questi giorni l'America ha fornito le stesse armi alla Turchia ( http://www.hurriyetdailynews.com/us-clears-air-missiles-sales-to-turkish-army.aspx?pageID=238&nID=70396&NewsCatID=345) quella Turchia governata da un  semidittatore che protegge e appoggia non solo i terroristi di Hamas, ma anche quelli dell'Isis, contro cui l'aviazione americana sta agendo, anche se con grande moderazione. Le stesse armi sono state date anche all'Iraq governato dagli sciiti (http://edition.cnn.com/2014/07/30/world/meast/iraq-crisis/) e l'Europa ha deciso di darle anche ai curdi (http://www.lastampa.it/2014/08/15/esteri/iraq-vertice-di-ferragosto-per-i-ministri-ue-mogherini-presto-nuovo-governo-a-baghdad-FUpS8USvCSGwBIiAxftpgL/pagina.html). Mentre già prima che degli Stati Uniti, erano state sospese le forniture d'armi a Israele dalla Gran Bretagna (http://www.jpost.com/Middle-East/UK-says-to-suspend-some-Israel-arms-exports-if-Gaza-truce-fails-370873) e per quel che conta dalla Spagna (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4555296,00.html).


Soldati israeliani nella guerra d'Indipendenza del 1948

Certamente Israele può continuare a combattere a lungo, se la tregua attuale si interrompe, anche senza i rifornimenti americani e inglesi. Ci sono altri razzi che si possono usare, altri componenti per sostituire quelli che i britannici negano. Ma lo scontro di queste settimane è solo un episodio di una guerra che dura da tempo e continuerà per molti anni (http://www.nytimes.com/2014/08/15/world/middleeast/gaza-conflict-is-just-the-latest-round-in-a-long-war.html?_r=2 ) ed è chiaro che quello dei paesi europei è un ricatto (lo stesso ricatto che Obama ha fatto a uno dei pochissimi paesi non islamisti del Medio Oriente, l'Egitto, col risultato di rovesciare un'alleanza storica e indurre il generale Al Sisi a rivolgersi alla Russia: http://it.euronews.com/2014/08/12/il-presidente-al-sisi-in-russia-da-putin-armi-e-cibo-avvicinano-egitto-e-russia/). Israele conosce bene il problema, perché durante la guerra di indipendenza del 1948 la Gran Bretagna fece di tutto per impedire a Israele di ottenere le armi di cui aveva disperatamente bisogno per difendersi dall'aggressione dei Paesi Arabi  - ricordiamoci che la Gran Bretagna dopo la Germania hitleriana in quegli anni fu il peggior nemico di Israele e responsabile diretto o indiretto della morte di centinaia di migliaia di ebrei – nessuna meraviglia che l'antisemitismo vi sia oggi allegramente coltivato non solo dagli immigrati musulmani: http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/aug/08/guardian-view-gaza-rise-antisemitism ) Il giovane stato si salvò grazie all'eroismo dei suoi combattenti, a qualche spedizione clandestina proveniente per lo più dalla Francia, e a un po' di rifornimenti provenienti dalla Cecoslovacchia, autorizzati da Stalin proprio per mettere in imbarazzo gli inglesi. Gli Stati Uniti in quel momento aderirono in pratica all'embrago inglese, anche perché l'ebraismo progressista americano di stile New York Times e Hannah Arendt non si sentiva granché solidale con la nascita di Israele e fece poco o nulla per aiutarlo.


Henry Kissinger

L'altra esperienza storica è quella della guerra del Kippur, quando Henry Kissinger bloccò di nuovo i rifornimenti di armi di cui Israele aveva bisogno per resistere all'aggressione araba alla quale si era fatto trovare impreparato. Il progetto di Kissinger quella volta non era di distruggere lo stato ebraico ma di ridimensionarlo e - diciamo - domarlo (http://www.jewishmag.com/167mag/kissinger-nixon-war-watergate/kissinger-nixon-war-watergate.htm): lo stesso che coltiva oggi l'amministrazione Obama. Golda Meir che presiedeva il governo e aveva avuto la pesante responsabilità di sottovalutare i segnali di guerra, fece però la mossa giusta, a quel che si dice. Ordinò di predisporre le armi atomiche per gli aerei israeliani, per il caso in cui gli eserciti arabi fossero riusciti a sfondare la resistenza israeliana, per esempio sul Golan dove la battaglia fu particolarmente dura; Kissinger naturalmente lo venne a sapere subito e sbloccò le armi per Israele.

Oggi gli europei ma soprattutto Obama sono mossi da una violenta animosità personale nei confronti di Netanyahu (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/lawmaker-says-obama-people-looking-for-fight-with-netanyahu/2014/08/15/), che contrasta con l'accettazione della politica israeliana da parte di alcuni stati arabi fondamentali nel contesto strategico (Egitto, Arabia Saudita, Giordania: http://finance.yahoo.com/news/israel-finds-silent-backing-arab-130502002.html). Ma il dato fondamentale è l'odio che l'amministrazione americana attuale ha per Israele, e che è oggi la principale risorsa di Hamas (http://www.timesofisrael.com/us-livid-with-israel-hamas-cant-believe-its-luck/). Questa è la spiegazione di molte concessione che Israele ha dovuto fare e ancora sta facendo nella gestione della crisi. Il ricatto della sospensione dei rifornimenti d'armi serve a mostrare a Israele il manganello di Obama: il lavoro principale di Netanyahu consiste nello schivarne i colpi, almeno finché la Casa Bianca sarà in mano al presidente più nemico di Israele e dell'America che mai l'abbia occupata.


Ugo Volli

Per esprimere la propria opinione a Informazione Corretta, cliccare sulla e-mail sottostante

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT