Invito la Sig.ra Francesca Cecchi, che ha risposto alla lettera aperta su citata, a rileggere la stessa. Questa volta, però, come una testimonianza. Senza porvi un personaggio dietro. Ma attenendosi al testo letterale della lettera aperta. Prendo spunti per riflessioni, ricerche, elaborazioni da compiere. Studi da effettuare. Alcuni punti di riflessione mi permetto di suggerirli io. Il primo, è dato dall'intervento della redazione di "Informazione Corretta" (che ha pubblicato la lettera aperta di cui sopra), che andrebbe letto tutto anche se è molto breve (sempre in modo letterale per prendere spunto, e non in modo personalistico), dal quale traggo la notazione della constatazione che la Sig.ra Francesca Cecchi: « non ha ben capito la differenza che esiste tra Israele, che lei chiama Terra Santa, e i paesi ai confini dello Stato ebraico, nei quali lo sport più praticato è la guerra civile con il relativo massacro di centinaia di migliaia di cittadini, fatti reali che però non turbano la coscienza della signora Cecchi, segretaria di redazione, preoccupata dall'apartheid di Israele ». Gli altri punti di riflessione, li traggo dalla lettera aperta della sig.a Edith Besozzi: « [...] Nonostante ricevessi molta più solidarietà e stima dalle mie datrici di lavoro ho continuato a pensare a loro come nemiche ed a difendere le mie aguzzine con la mia abilità dialettica e lo studio dei contratti e delle leggi [...] ». « [...] Nel 2008 sono andata in Israele, trascinandomi dentro ancora qualche idolo: Berlusconi è colpevole di tutti i mali d'Italia (compreso il fatto che ho la celllulite), gli USA sono il male assoluto, è alternativo andare a sentire il concerto al centro sociale, i militari sono tutti assassini guerrafondai, a Genova le proteste erano legittime, forse gli scrittori pacifisti israeliani hanno ragione, poverini i migranti dobbiamo a accoglierli tutti... [...] ». « [...] ho dovuto riconoscere le mie personalissime responsabilità per non essermi allontanata prima dalla così detta sinistra per non avere avuto il coraggio prima di denunciare i facili urlatori populisti che sulla stessa incapacità di assumere le responsabilità su se stessi dei molti accoliti stanno raccogliendo un facile quanto rischioso consenso [...] ». « [...] Oggi dopo essermi allontanata faticosamente ed a tratti dolorosamente da tanti dei miei antichi idoli guardo alle persone che definendosi di sinistra si scagliano contro Israele riconoscendo ancora una volta i tratti di chi piuttosto che conoscere e studiare preferisce assumere parole d'ordine e luoghi comuni, preferisce essere militante piuttosto che essere libero pensatore, preferisce credere ai complotti piuttosto che assumere su di sé la responsabilità di cambiare le cose [...] ». « [...] Sono felice di dichiarare apertamente d'essere sionista, conosco il significato di questa parola, ne conosco la natura e ne conosco l'azione [...] ». « [...] Sono sionista non so se sono di destra o di sinistra ma “francamente me ne infischio” ». Questa mia email non è un plauso a "Israele". (Israele non può essere negato.)
Intanto, grazie per l'attenzione. Distinti saluti, Pasquale Petrocelli Grazie di aver inviato questa mail. I punti da lei sottolineati potrebbero in effetti essere spunti di utile riflessioni, per la signora Francesca Cecchi come per molti altri.