Giornalista italiano muore a Gaza in un' esplosione Cronache di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari
Testata:Il Giornale - La Stampa Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari Titolo: «A Gaza ucciso un giornalista. E' la prima vittima italiana - 'Una serie di scoppi. Così Simone è stato spazzato via'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 14/08/2014, a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "A Gaza ucciso un giornalista. E' la prima vittima italiana " e dalla STAMPA, a pag. 8, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " 'Una serie di scoppi. Così Simone è stato spazzato via'".
Di seguito, gli articoli:
Simone Camilli
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "A Gaza ucciso un giornalista. E' la prima vittima italiana "
Fiamma Nirenstein
È il primo giornalista ucciso in questa lunga guerra fra Israele e Hamas ed è un giovane italiano, morto in un'esplosione in un giorno di tregua. Simone Camilli, un giovane di 35 anni, la vivacità e il fisico di ruolo proprio di un cameraman internazionale, era appassionato di Gaza, lavorava per l'Associated Press ma nel 2011 aveva anche girato un film di sua iniziativa, ieri mattina è uscito insieme a un gruppo di artificieri incaricati da Hamas, col suo traduttore Ali Shehda Abu Afash, 36 anni, padre di due bambine, e con altre cinque persone. La missione consisteva nel filmare il disinnesco di un missile israeliano inesploso, nell'ambito di un pezzo sulle conseguenze della guerra. Le informazioni sulla sua fine sono tutte di fonte palestinese, e spiegano che gli artificieri stavano cercando di disinnescare l'oggetto quando è esploso fra le loro mani. Camilli, padre di una bimba di tre anni, lavorava per l'Associated Press dal 2005 ed era stato reclutato a Roma. La sua storia personale è quella di una passione professionale nata nell'antica cittadina di Pitigliano in provincia di Grosseto in ambito familiare, era figlio del sindaco della città, Pier Luigi Camilli, a sua volta giornalista di lungo corso, direttore delle testate della scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa ed ex vicedirettore del Tg Rai. Nella sua ultima telefonata al padre il giovane reporter aveva minimizzato i rischi che correva: «Non ti preoccupare - aveva detto - stai tranquillo». E ora il padre si dice «orgoglioso di lui». Simone aveva rinunciato a un incarico in Iraq per seguire il conflitto di Gaza, dove era già stato tante volte affezionandosi molto ai cittadini e facendone la sua storia. Racconta Najib Jobain capo dell'Ap a Gaza, che parla di lui come di un amico e di un fratello con cui aveva condiviso tante giornate di lavoro, che l'Ap gli aveva offerto di scegliere fra Erbil e Gaza, e che era stato contento di sapere che il cameraman aveva scelto Gaza, che conosceva bene. Nel 2006 aveva seguito la guerra fratricida tra palestinesi con cui Hamas aveva ferocemente estromesso Fatah; nel 2008, dopo la presa del potere dell'organizzazione terrorista, aveva seguito la guerra detta «Cast lead»; poi aveva seguito nel 2011 lo scambio con cui il soldato rapito da Hamas Gilad Shalit, appunto sequestrato a Gaza, era stato poi barattato con più di mille prigionieri; nel 2012 aveva seguito la guerra Pilastri di Difesa, sempre a Gaza. Nel 2006 aveva seguito la guerra del Libano, e poi lo scambio dei prigionieri nel 2008, in cui in realtà in cambio di 5 hezbollah furono consegnati i resti dei due soldati Ehud Goldwasser ed Eldad Regev. Insomma Camilli, che aveva studiato all'Università romana della Sapienza storia e religione dell'Islam, era un appassionato del Medio Oriente, anche se aveva a volte coperto temi diversi come la Georgia nel 2008, il naufragio della Costa Concordia, la morte di Giovanni Paolo II. Se si guarda il film su Gaza che Camilli ha realizzato col giornalista Pietro Bellorini, si nota un'impostazione umanitaria, in cui Hamas non compare, ma si vedono le difficoltà economiche e sociali per le quali si comprende che Camilli aveva una vera passione. Il tragico episodio della morte di Camilli è arrivato poche ore prima del riesplodere della violenza. Israele aveva dato il via libera all'estensione della tregua di 72 ore che scadeva ieri sera a mezzanotte. Ma due ore prima della scadenza, nel sud di Israele le sirene hanno ripreso a diffondere il loro lugubre allarme. Secondo i testimoni, almeno tre missili sono stati sparati dalla Striscia e uno è stato intercettato dallo scudo missilistico «Iron Dome». Un attacco a freddo che ha scatenato la reazione di Gerusalemme contro Hamas: «I terroristi di Gaza hanno rotto la tregua», ha twittato il portavoce militare israeliano. Da Gaza altri testimoni parlano di una reazione israeliana con nuovi raid, mentre Hamas ha negato di aver ripreso il lancio di razzi. Una situazione che rimette in bilico gli sforzi del mallevadore egiziano. Anche se in serata entrambe le parti hanno annunciato un'intesa in extremis per rinnovare il cessate il fuoco. Stavolta reggerà?
LA STAMPA - Maurizio Molinari: " 'Una serie di scoppi. Così Simone è stato spazzato via'"
Maurizio Molinari
È italiano il primo reporter che muore a Gaza dall’inizio dell’attuale conflitto fra Hamas e Israele. Simone Camilli, 35 anni, è un videoreporter e lavora per l’Associated Press. Alle 9,30 del mattino incontra il proprio traduttore palestinese Ali Shehda Abu Afash, 36 anni, per andare a realizzare un video sul campo di calcio abbandonato di Beit Lahiya, nel Nord della Striscia, dove la polizia di Gaza raccoglie gli ordigni inesplosi segnalati degli abitanti. Stretto fra un complesso di edifici religiosi e un centro di distribuzione alimentare, il campo già somma almeno mille ordigni. Si tratta in gran parte di obici, bombe e missili israeliani ma vi sono anche dozzine di razzi inesplosi lanciati da Hamas dall’inizio dell’attuale conflitto, lo scorso 8 luglio. Il Nord di Gaza è stata teatro di alcuni degli scontri più cruenti. L’appuntamento di Camilli e Abu Afash con gli artificieri è per le 10. Con loro c’è Hatem Moussa, 38 anni, fotografo di Ap. La polizia accatasta qui gli ordigni perché è un luogo poco distante dal suo quartier generale. Gli artificieri sono militari scelti, appartenenti ad un’unità guidata da Hamas e il problema che li impegna al mattino è, secondo Eyad Bouzom portavoce del ministero dell’Interno, «la bomba inesplosa di un F-16». È un ordigno da mezza tonnellata e a coordinare il tentativo di neutralizzazione è Taysir al-Houm, capo dell’unità di Nord Gaza, che ammette la difficoltà e chiede l’aiuto di Hazem Abu Murad, leader dell’intera squadra. A raccontare la dinamica di quanto avviene negli attimi seguenti è Hatem Moussa, dal letto dell’ospedale Shifa, dove è ricoverato: «Vi è stata una piccola esplosione che mi ha scaraventato a terra e poi un secondo botto, molto più forte, che mi ha fatto perdere conoscenza». Moussa ritiene che sia stata «una bomba israeliana inesplosa» a detonare «causando ripercussioni a catena in ordigni più grandi, forse missili». Camilli muore sul colpo, assieme al traduttore palestinese, ai due capi degli artificieri e ad altri due poliziotti. Il fotografo subisce lesioni gravi e viene trasportato d’urgenza in ospedale, assieme ad altri tre feriti. Nel piazzale antistante all’entrata di Shifa reporter locali palestinesi discutono l’ipotesi che a detonare sia stato in realtà un «bidone di esplosivo» ovvero una trappola per tank israeliani creata da Hamas ma risultata difettosa. «Simone aveva scelto di lavorare nella Striscia, rinunciando ad un servizio a Irbil, assieme ad Abu Afash sapeva dei rischi di questo servizio, ne avevano discusso ed avevano deciso di andarci comunque» dice Adel Hana, capo del servizio fotografico di Ap a Gaza. Per Najib Jobain, producer Ap nella Striscia, Camilli era «un fratello, ed era felice di lavorare qui». Prima del tramonto si svolgono a centro città i funerali di Abu Murad, leader degli artificieri, sono in centinaia a prendervi parte sventolando i drappi verdi di Hamas e sparando in aria come non si era visto nelle settimane di combattimenti. Alla testa del corteo un imam grida «Il vostro esercito!« e la folla risponde «Al Qassam» riferendosi alle Brigate armate.
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