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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
10.08.2014 Israele 'zelota', Hamas 'movimento di resistenza'
il mondo alla rovescia di Vittorio Emanuele Parsi

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 10 agosto 2014
Pagina: 12
Autore: Chiara Daina
Titolo: «Altro che terrorismo, l'Isis vuole la guerra»
Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 10/08/2014, l'intervista di Chiara Diana a Vittorio Emanuele Parsi dal titolo "Altro che terrorismo, l'Isis vuole la guerra ".
Parsi riesce a indicare come causa dell'insorgere nel Medio Oriente delle forze che vogliono restaurare il Califfato, oltre che la rivoluzione islamica iraniana e il settarismo sunnita dell'Arabia Saudita, un'inesistete "deriva zelota" di Israele, equiparando l'unico stato di diritto della regione a teocrazie fanatiche.
Nega poi ogni rapporto e ogni similitudine tra Isis e Hamas, che avvicina piuttosto a Hezbollah che "
lotta per la liberazione delle sue terre": entrambi, secondo lui, sarebbero "movimenti di resistenza senza mire espansionistiche".
Ricordiamo che Israele si è completamente ritirato dal Libano nel 2000, da Gaza nel 2005. Entrambi i 'movimenti' tuttavia, hanno continuato ad aggredire Israele, non nascondendo la loro volontà di cancellarlo dalla faccia della terra.

Di seguito, l'articolo:


Chiara Daina
   Vittorio Emanuele Parsi


Terroristi di Hamas                   Terroristi dell'Isis

II mondo musulmano è entrato in una nuova era senza quasi darci il tempo di rendercene conto. I miliziani jihadisti stanno ridisegnando i confini del Medioriente da una parte, e degli Stati centrali del Nordafrica dall'altra, restaurando il califfato, che rappresenta l'unità politica musulmana dopo la morte del profeta Maometto. In Iraq, i ribelli sunniti di Abu Bakr al-Baghdadi hanno conquistato la porzione nord-occidentale del paese, spingendosi fino in Siria orientale, e annunciato la nascita dello Stato islamico (Isis). In Libia, al vuoto di potere a Tripoli, si contrappone l'avanzata delle truppe di Ansar al Sharia che hanno già occupato Bengasi. Per capire quello che sta succedendo bisogna risalire alla radice dei gracili equilibri che da sempre caratterizzano queste zone oggi precipitate nel caos. E quello che sostiene Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali all'Università Cattolica di Milano.
Professore, cos'hanno in comune questi territori?
Dal punto di vista politico, sia la Libia sia il Levante e l'Iraq sono delle invenzioni del colonialismo, cioè delle creazioni artificiali. Infatti è bastata la caduta del regime di Gheddafi e il ritiro dell'esercito americano dai territori iracheni, a far collassare le organizzazioni statali e sollecitare la nascita di forme politiche totalitarie antistoriche, che piegano il potere a fini religiosi, cioè il grande califfato islamico sunnita.
Quali sono gli aspetti deboli dei nuovi jihadisti ?
Non sono in grado di offrire un progetto politico che superi le differenze, tribali e dentro l'Islam. Anzi le esasperano, riconoscendo solo i sunniti ultraortodossi. Saranno forti solo nel breve periodo, poi la capacità di influenza svanirà, anche se Arabia Saudita e Qatar finanziano le loro armi.
C'è un legame tra l'Isis e al Qaeda?
Al Qaeda è un prodotto del passato, è un'organizzazione clandestina che ha raggiunto il top 1'11 settembre 2001. L'Isis invece è una sua costola ma poi si è evoluta e oggi sta praticando una guerra civile, ricorre alla violenza ma organizza eserciti, non terroristi.
Però rispolverano il Califfato, una forma politica antica e scomparsa nel 1924 con Ataturk.
Il Califfato è coerente con il fanatismo religioso che sfida l'unità dei popoli arabi. E adesso è il messaggio alternativo, alimentato da tre esperienze: la rivoluzione iraniana del 79, che ha trasformato la monarchia persiana in una Repubblica islamica; i sauditi che hanno investito sulla divisione tra sciiti e sunniti; e la deriva zelota di Israele, per cui la dimensione religiosa conta più dell'appartenenza di sangue.
I militanti dell'Isis sono affiliati a quelli di Hamas?
Assolutamente no. Hamas è il braccio palestinese dei Fratelli musulmani nati in Egitto. E assomiglia piuttosto a Hezbollah, il partito politico sciita del Libano che lotta per la liberazione delle sue terre. Sono entrambi movimenti di resistenza senza mire espansionistiche.
Lo Stato islamico ha occupato i pozzi di oro nero del Nord. Quindi la religione è solo un pretesto per controllare le risorse?
No, la religione non può essere solo uno strumento, è anche il fine. Poi è naturale che se vogliono sconfiggere le autorità irachene hanno bisogno di occupare anche i pozzi di petrolio.
Boko haram in Nigeria ha gli stessi obiettivi?
Usa la religione per scopi politici, cioè la conquista del Paese contro i cristiani. Il Jihad in Africa è una lotta contro gli infedeli, mentre in Asia è tra le diverse correnti islamiche.
Cosa può fare l'Occidente?
Nessuna invasione. Piuttosto, sviluppare non solo scambi economici ma anche culturali, altrimenti ci attaccheranno

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