La terminologia islamica che pervade articoli e titoli nei media dovrebbe far riflettere gli autori sull'uso improprio delle parole e di quanto producono poi nell' immaginario collettivo. L' articolo di Tottoli sul“ Corriere " prende in esame i termini imam, califfato, fatwa, facendo notare come siano entrati nell' uso comune del linguaggio mediatico occidentale. Bisognerebbe invece comprendere come tali termini così inflazionati perdano il loro significato intrinseco : le fatwe pronunciate dagli imam hanno il solo scopo di seminare terrorismo e odio; il califfato non è un' entità astratta ,ma una strategia di conquista che sta purtroppo estendendosi in tutta la sua pericolosità , la jihad è stata fatta passare come una sorta di purificazione interiore. Il mondo sta assistendo non al genocidio dei palestinesi, ma a un sistematico e sempre più esteso geograficamente sterminio di cristiani , con ripercussioni economiche, politiche imprevedibili. ( prima gli ebrei, poi gli altri). Anche l'uso improprio della semiotica è complice dell' indifferenza e dell'ignoranza nelle persone comuni.
Annalisa Rossi
La distorsioni del significato delle parole, o le dotte disquisizioni filologiche che distolgono dai fatti politici più macroscopici, sono alcuni dei modi in cui gli intellettuali conformisti evitano di affrontare un argomento scomodo come la minaccia islamista. Riescono nel loro intento, ma ciò rende i loro scritti privi di utilità e di interesse. Disinformano e basta. Redazione IC