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Se manca la chiarezza sulla minaccia islamista 07/08/2014

Riportiamo una lettera a proposito dell'articolo di Massimo Nava pubblicato dal sito internet del CORRIERE della SERA il 05/08/2014, che può essere letto al seguente link:


http://www.corriere.it/opinioni/14_agosto_05/cancellare-un-identita-la-guerra-cosi-pace-diventa-sempre-piu-difficile-353edc22-1c6d-11e4-af0c-e165f39759ba.shtml


Gent. Dott. Nava,

ho letto il suo accorato richiamo alla ragione e scorrendo il testo mi dicevo: sono proprio d'accordo. Ma poi ho voluto rileggere in modo più attento l'articolo e mi sembra che ci siano delle bias di fondo che vorrei sottoporre alla sua attenzione. La più evidente è che se lei prende degli eventi storici singoli e cerca di trovarvi una sorta di fil rouge, non fa un buon servizio alla ragione e alla storia. Ogni evento e ogni periodo hanno e hanno avuto radici e conseguenze differenti, ma lei propone di passarci sopra. La somiglianza dei fenomeni (che appare) non coincide con quanto essi rappresentino nella realtà. Oggi gli strumenti della propaganda, soprattutto i media, amplificano questo effetto e spesso i fatti omessi sono pesanti e importanti quanto quelli raccontati. Ne sono esempio i reportage pubblicati recentemente da diversi inviati di guerra, una volta tornati: sono stati costretti al silenzio e minacciati. Compito del giornalismo di qualità, credo, sia quello di rivelare queste contraddizioni, non di carezzare le illusioni percettive dei lettori. Lei sostiene che è "sempre più ardua la ricerca di soluzioni accettabili da tutte le parti coinvolte". E' questa la realtà. Lei sa benissimo che questi conflitti sono aumentati da quando è risorto l'islamo-fascismo, il jihadismo integralista che vuole la sottomissione di tutto l'occidente cristiano, ebraico e laico. Così tuttavia alle azioni stragiste nascono reazioni estreme, fatte di guerre sanguinose quanto inutili in termini di soluzioni. Più una parte insiste con progetti di sterminio, l'altra adotta un linguaggio analogo per non soccombere. Davanti a questi fenomeni non c'è via d'uscita se non quella di perseguire dei comportamenti responsabili per i quali nessuno vince del tutto e nessuno perde del tutto: win win. Per farlo lei avrebbe l'arma dell'informazione, purché la usi a dovere. Commenta il conflitto di Gaza come "emblematico" di quanto detto. Ma si tratta solo di un ammiccamento al lettore frastornato dalla propaganda filo-Hamas (diversa in questo conflitto da quella filo-palestinese) e sostenuta dal giornalismo commerciale. Nel merito, se vuole fare un discorso razionale e non propagandistico, è un fatto che la Carta costitutiva di Hamas pone al primo posto la distruzione di Israele e l'uccisione di tutti gli Ebrei. Israele ha una Carta Costituzionale democratica e pluralistica. Israele questa volta ha atteso tre settimane sotto una pioggia di missili prima di contrattaccare. (Mi scusi, Lei cosa ha scritto allora a questo riguardo?). In questo articolo tace questi fatti e mette le due parti sullo stesso piano. Poi si lamenta se il livello di conflitto aumenta? Io non assolvo i bombardamenti sui civili, ma non dimentico affatto che questi civili sono stati avvertiti di lasciare i loro quartieri, mentre Hamas ha avvertito prima a parole e poi con la forza di restare; servivano sacrifici umani. Sabato ci sono state manifestazioni anti Hamas a Gaza, a questo riguardo. Israele "alza i muri"; se ne può discutere, ma non ha niente a che vedere col progetto di genocidio perseguito apertamente e documentato dal Hamas e dai quaedisti sunniti. Allora, che tolleranza dovrebbero avere gli israeliani, forse quella di farsi trucidare da Hamas? Disse Golda Meir "megli antipatici ma vivi", e non si può darle torto. Poi di nuovo nello stesso paniere ha messo Ucraina, Siria e Libia. Mah. Sono comunque con lei sulle conclusioni: i valori di rispetto, tolleranza e solidarietà sono calpestati. E allora abbia la coerenza di indicare anche da chi ha preso il via questo processo: non certo dal mondo cristiano o ebraico. La "cancellazione" non è di quelle culture, la Chiesa ha fatto un'autocritica storica seria; l'Ebraismo come è noto non predica la sopraffazione e anzi ne condanna ogni forma. Allora va detto a chiare lettere. L'alternativa alla chiarezza è aprire la strada alla dhimmità prossima ventura.

La saluto

Alberto Corcos

La sua lettera coglie molto bene la tendenza di giornalisti e analisti a occultare il problema del fondamentalismo islamico, confondendolo con altri fenomeni che non hanno la stessa portata globale e non rappresentano un minaccia equiparabile per la sicurezza e la liberà di tutti noi.
Redazione IC


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