Riportiamo un comunicato inviato da Emergency ai suoi attivisti e sostenitori, dal titolo "Gaza, massacro di civili, l'Italia interrompa la fornitura d'armi a Israele. ".
L'organizzazione diffonde propaganda antisraeliana, accusando Israele di condurre una guerra contro i civili, ignorando i crimini di guerra di Hamas, chiedendo la fine della cooperazione militare tra Italia e Israele, ma non il controllo dell'uso degli aiuti che il nostro paese invia a Gaza.
Mentre viene annunciata una nuova tregua umanitaria, Emergency guarda con dolore e indignazione il bilancio degli attacchi contro i civili e le gravi violazioni del diritto umanitario compiute a Gaza nell'ambito dell'operazione Protective Edge. A oggi si contano almeno 1.800 morti palestinesi (per il 70% civili, secondo le Nazioni Unite) e 67 vittime in Israele (tra cui 3 civili). A Gaza sono state colpite scuole, strutture sanitarie, infrastrutture. Un massacro di civili inaccettabile, portato avanti in nome del "diritto all'autodifesa", fingendo di ignorare che questa guerra, cosi come quelle che l'hanno preceduta, non porterā sicurezza o pace nč ai cittadini israeliani nč a quelli palestinesi. Porterā solo nuovi lutti, nuova distruzione, nuovo odio, nuova guerra. L'Italia, all'interno dell'Unione Europea, č il principale fornitore di sistemi militari a Israele. Chiediamo che il nostro Stato, la nostra Repubblica che ripudia la guerra, non sia complice di questa delirante spirale di violenza. Chiediamo che il governo italiano sospenda immediatamente l'accordo di cooperazione militare con Israele, le prossime esercitazioni dei caccia israeliani nei cieli di Sardegna e la fornitura di sistemi militari, nel rispetto della legge italiana (la legge 185/90 vieta di vendere armi a Paesi in conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani) e dell' articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra. Ci uniamo a tante voci, italiane e internazionali, nel chiedere che l'Italia, nel semestre di presidenza dell'Unione Europea, si faccia promotrice di un vero percorso di pace, con gli strumenti della diplomazia e dei diritti.
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