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Padri israeliani e padri palestinesi 03/08/2014

Sull'articolo di Anshel Pfeffer che si può leggere qui:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=54612

E' lo sfogo di un padre che trema per la sorte del figlio. Chi in tali frangenti non proverebbe tale angoscia? La si può mascherare, controllare, soffocare, dissimulare, rimuovere, ma l'angoscia rimane lì, a bruciarti la gola e le vene e a farti dire che sei in colpa. Perchè sempre noi genitori ci sentiamo in colpa per la sofferenza dei nostri figli. Ma non si tratta di un manifesto politico; è solo un accorato dolente gemito in cui la dimensione privata ha il sopravvento su quella collettiva. Non c'è argomentazione. Tant'è vero che l'autore non dice che cosa questi padri avrebbero dovuto fare per non esser colpevoli, perchè in realtà  nulla avrebbero potuto onestamente fare di diverso da ciò che hanno fatto. Ma se ne assumono la colpa. Perchè sono padri. Perchè sono padri israeliani. Non palestinesi.


Laura Cresto

Lei può aver ragione sull'articolo di Pfeffer. Consideri però la linea editoriale del CORRIERE. Pubblicare articoli di israeliani che danno la colpa della guerra attuale al governo di Israele, poi l'articolo di un padre che si sente in colpa. E nessun articolo di un israeliano che spieghi le ragioni di Israele, perché questa guerra di difesa sia necessaria. A noi sembra che l'effetto sul lettore non altrimenti informato non possa essere che quello di indurlo a credere che Israele sia effettivamente colpevole, quanto meno,  di trovarsi nella situazione di doversi difendere. Perché non hanno chiesto al padre di Hadar Goldin di raccontare che cosa ha provato quando ha saputo che suo figlio era stato ucciso e il corpo trasportato nel Sinai per essere usato come merce di scambio ?

Redazione IC


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