Con Israele, senza esitazioni Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
3 agosto 2014, domenica, primo giorno della nuova settimana secondo il calendario ebraico, 27° giorno dell’Operazione Zuk Eitan, margine di protezione. Mentre scriviamo Tsahal comunica che il soldato Hadar Goldin, da disperso, è ora da considerarsi morto, ucciso insieme agli altri soldati durante l’attacco dei terroristi di Hamas. La notizia è già stata data alla famiglia. Un altro giovane israeliano al quale è stata tolta la vita mentre difendeva il proprio paese dai barbari che vogliono distruggerlo. Israele, un paese civile, che ama la pace, detesta la guerra, costretto a combattere per difendere la sopravvivenza di 6 milioni di ebrei nella loro patria storica, distrutta prima dai Romani e poi conquistata da altri popoli, guerrieri, conquistatori, schiavisti, fino a quando è venuta al mondo una generazione di ebrei eccezionali, laici e religiosi, con una visione del futuro del proprio popolo che comprendeva la ricostituzione dello Stato di Israele. Non erano ancora combattenti, molti erano intellettuali, tutti però affascinati dal progetto di Theodor Herzl, lo Stato ebraico da rifondare, che ha poi trovato nel genio di David Ben Gurion il suo realizzatore. La risposta mediorientale – e del resto del mondo – fu ostile, invece di capire la portata storica, culturale e sociale, che quel cambiamento avrebbe portato. La spiegazione non è difficile da capire: l’arrivo degli ebrei nella loro terra, con uno Stato loro, avrebbe sconvolto le tradizioni barbare che governavano la regione, portando nuovi usi e costumi che avrebbero dato un significato locale alla parola che le religioni esistenti rifiutano senza distinzione: modernità. Era in arrivo con gli ebrei, non bisognava permetterlo. Dichiaratamente, o in seconda fila ipocritamente, islam e cristianesimo hanno detto no, la modernità è il loro nemico comune, e l’hanno combattuto, entrambi a modo proprio, fino ad oggi. Informazione Corretta è nata agli inizi del 2001 per combattere la disinformazione rappresentata dall’anti-semitismo, che è sempre quello che da 2000 anni opprime gli ebrei della diaspora, anche se si presenta con un nome che purtroppo è diventato accettabile, prima anti-sionismo, e poi oggi, senza più coperture ipocrite, odio contro Israele, uno Stato che va cancellato dalla faccia della terra. Non era riuscito ai Romani, non riuscì a Hitler, quando lo Stato non c’era ancora ma gli ebrei sì, dovrebbe riuscire oggi al nazi-islamismo alleato con un Occidente che scopriamo con disgusto non aver mai fatto i conti con la propria sporca coscienza. Per questo ci schieriamo senza distinzione alcuna con Israele, rifiutiamo ogni speculazione filosofica o etimologica su parole quali ‘sproporzione’,’ conta dei morti’, ‘equidistanza’, parole che rinviamo al mittente, noi siamo con Israele perché tra barbarie e democrazia scegliamo la democrazia, tra Male e bene scegliamo il bene, per quanto migliorabile possa essere. Non è più il momento di fare distinzioni e spaccare il capello in quattro. Abbiamo davanti alla nostra coscienza generazioni di israeliani che combattono e muoiono per avere il diritto di vivere. Abbiamo il dover di fare l’impossibile per aiutarli, non possiamo girare la testa dall’altra parte, è già successo, non deve succedere più. Quando diciamo che l’anti-semitismo non è un problema degli ebrei ma è la società nella quale viviamo a doverlo affrontare, lo stesso succede ora con Israele. La sua sopravvivenza è un problema nostro, noi che siamo tanto attenti e soddisfatti di vivere in un mondo che – apparentemente – ha cancellato la guerra, dobbiamo prendere atto che 6 milioni di persone come noi, con le nostre abitudini di vita, vivono circondate da stati/organizzazioni che vorrebbero sterminarli. Finora l’Occidente, del quale noi facciamo parte, è stato connivente. E’ ora di dire basta.
Angelo Pezzana, direttore editoriale di Informazione Corretta