Olanda: esplode l’anti-semitismo e l’anti-israelismo Analisi di Manfred Gerstenfeld
Testata: Informazione Corretta Data: 02 agosto 2014 Pagina: 1 Autore: Manfred Gerstenfeld Titolo: «Olanda: esplode l’anti-semitismo e l’anti-israelismo»
Olanda: esplode l’anti-semitismo e l’anti-israelismo Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Ronald Kahn Binyomin Jacobs
Il modo migliore per dare una valutazione degli aspetti più rilevanti della recente esplosione di anti-semitismo e anti-israelismo in Europa e l’analisi di un singolo paese. L’Olanda può servire da esempio per varie ragioni. In Francia gli atti di violenza contro gli ebrei, di provenienza soprattutto musulmana, sovrastano ogni altro aspetto dell’ odio verso gli ebrei. Per questo in Francia è più difficile avere un quadro generale in tutti i suoi aspetti.
In Olanda, l’esplosione dell’anti-semitismo si è manifestato soprattutto su internet, con minacce e parole di odio, anche se non sono mancate aggressioni fisiche. Una fonte che monitora la sicurezza ha registrato a Amsterdam come diverse auto di proprietà di ebrei siano state oggetto di atti vandalici, come svastiche sulle vetture. Molte famiglie hanno tolto dagli stipiti della porta di ingresso la Mezuzah, che li avrebbe resi identificabili come ebrei.
Nel mondo degli affari, risulta che quindici persone abbiano preso una guardia del corpo. Tra queste, Ronald Kahn, un imprenditore nell’industria tessile,ha dichiarato di avere ricevuto insulti, del genere ‘sporco ebreo’. Anche i suoi impiegati marocchini sono stati minacciati da altri marocchini perché lavorano per lui. Anche i suoi negozi hanno ricevuto minacce. Sua figlia e la sua partner di origine marocchina sono state minacciate.
Il MDI (Melpunt Discriminatie Internet) che monitora l’anti-semitismo su internet, ha documentato come nei 17 anni di esistenza non avevano mai ricevuto tante denunce di anti-semitismo. Prima erano due o tre denunce la settimana, oggi sono una trentina al giorno.
Dopo l’inizio della Guerra contro Hamas a Gaza,la casa del Rabbino Capo Binyomin Jacobs è stata presa a sassate. “E’ la quinta volta che succede in due anni”, ha dichiarato, “il messaggio è ovvio, sono probabilmente troppo dalla parte di Israele, sono ebreo e rabbino capo, sarebbe infantile non vedere il legame”
Jacobs sottolinea anche come le chiese cristiane non abbiano dimostrato solidarietà agli ebrei olandesi. Se i protestanti avessero lanciato pietre contro le finestre di un vescovo cattolico – ha poi aggiunto – lui sarebbe stato in prima fila con chi protestava per quell’atto. Solo più tardi il leader dalla più importante organizzazione delle chiese protestanti (PKN), il Pastore Arjan Plaisier, reagì, chiedendo a Jacobs di non andarsene dall’Olanda. Lo stesso è avvenuto anche in altri paesi europei: sono gli ebrei a dover prendere l’iniziativa di chiedere alle chiese una dimostrazione di solidarietà, invece sono costretti ad agire per conto proprio. Nel PKN vi sono varie organizzazioni fanaticamente contro Israele.
In diverse città olandesi vi sono state dimostrazioni anti-Israele, anche se apparentemente erano in favore dei cittadini di Gaza. Ma il conflitto è tra la democrazia israeliana e l’organizzazione terrorista Hamas, che è parte del progetto che si propone la strage di massa degli ebrei, sostenendo indirettamente un movimento palestinese islamo-nazista. Il precursore ante-guerra di Hamas, il Mufti di Gerusalemme Haj Amin al Husseini, il leader palestinese più importante in quegli anni, condivideva i suoi stessi valori islamici con quelli del nazismo.
Gli eccessi più rilevanti si sono verificati durante le dimostrazioni all’Aja, dove sventolavano molte bandiere dell’ISIS, la più criminale fra le organizzazioni terroriste. Vi erano anche altre bandiere e striscioni che deturpavano la bandiera israeliana con la svastica. La rete televisiva di stato NOS ha dovuto ammettere di avere intenzionalmente omesso queste immagini nei suoi servizi.
Dopo un’altra dimostrazione anti-Israle, il sindaco dell’Aja Jozias van Aartsen dichiarò il falso quando disse che la legge non era stata trasgredita. Oggi c’è una petizione che chiede le sue dimissioni. Il 30 luglio aveva già raccolto più di 16.000 firme. Van Aarsten era stato il Ministro olandese degli Esteri quando Arafat diede il via alla seconda intifada nel settembre 2000. Nel maggio 2001 van Aartsen elogiò Arafat e criticò Israele.
Shimon Samuels, direttore delle relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center, in una lettera a van Aarsten, ha scritto che il poliziotto o chi aveva tradotto le affermazioni in arabo durante la dimostrazione anti-Israele aveva mentito dicendo che non era stata infranta la legge. Nel passato vi erano state diverse accuse occasionali sulle traduzioni degli interpreti. Questa volta l’interprete è stato colto sul fatto.
In una precedente lettera al Primo Ministro Mark Rutte, Samuels aveva già sollevato questi temi. Molti leader musulmani olandesi, falsamente considerati moderati, si sono rivelati indiretti sostenitori di Hamas. Una è Fatima Elatik, una militante del Partito laburista a Amsterdam, che aveva partecipato a una delle manifestazioni all’Aja. Alcuni ebrei cercarono di difenderne il comportamento perché nel passato aveva aiutato a finanziare la ristrutturazione del cimitero ebraico. Che però non poteva essere visto come una giustificazione all’aver partecipato e sostenuto l’islamo-nazista Hamas.
Il governo olandese è stato messo in guardia da molti anni su questi problemi legati all’anti-semitismo, ci sono anche stati molti dibattiti in Parlamento. Uno avvenne dopo la pubblicazione del mio libro nel 2010 “The Decay: Jews in a Rudderless Netherlands”, dove citavo l’ex ministro e capo del Partito Liberale Frits Bolkenstein, il quale invitava gli ebrei a insegnare ai loro figli di lasciare l’Olanda per l’America o Israele. Dichiarò che in Olanda c’erano troppi giovani musulmani non integrati, creando problemi per gli ebrei.
Nell’Aprile 2013, il condirettore del Simon Wiesenthal Center, il Rabbino Abraham Cooper incontrò il vice Primo Ministro Lodewijk Asscher, del Partito Laburista, per discutere della diffusione dell’anti-semitismo e dell’anti-israelismo in Olanda. Cooper citò lo studio del 2011 dell’Università di Bielefeld, che riportava come il 38% degli olandesi sopra i 16 anni credeva falsamente che Israele stesse sterminando i palestinesi. Asscher disse di non conoscere quello studio, Cooper allora glielo inviò. Ma Asscher non si fece vivo per un anno, fino a quando, a fine 2013, ci fu un dibattito in parlamento. Asscher reagì dicendo che quei dati erano preoccupanti ma inaccettabili, per cui non propose alcuna iniziativa. Allora Cooper gli scrisse che l’Olanda era l’unico paese dell’Europa occidentale che non aveva ammesso, né chiesto scusa, per il comportamento del proprio governo in esilio a Londra in tempo di guerra. Asscher si limitò a ripetere che era inaccettabile, era dunque chiaro che il governo olandese non intendeva fare nulla sulla forte diffusione dell’anti-israelismo. Una successiva richiesta di Cooper in marzo per un nuovo incontro per discutere la sua risposta negativa, non ha ricevuto a tutt’oggi una risposta da Asscher.
Questa è una breve rassegna su cosa non funziona, in forma sempre più crescente, in Olanda su ebrei e Israele. Fa capire una volta di più come l’immigrazione non controllata di musulmani in Olanda – come ovunque in Europa – è il pericolo maggiore che ci sia per gli ebrei dalla fine della guerra. Mette in evidenza anche la mancanza di volontà sempre maggiore delle autorità olandesi di affrontare la forte diffusione dell’anti-semitismo e dell’anti-israelismo.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90