Il Senato Usa prima boccia il finanziamento a Iron Dome, poi lo approva Commento di Stefano Magni
Testata: L'Opinione Data: 02 agosto 2014 Pagina: 1 Autore: Stefano Magni Titolo: «Usa, quel pasticcio di “Iron Dome”»
Riprendiamo dall'OPINIONE di oggi, 02/08/2014, a pag 1, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Usa, quel pasticcio di “Iron Dome”"
Stefano Magni
Il Senato americano
Nessuno lo voleva fare, ma alla fine lo hanno fatto. I senatori degli Stati Uniti, a maggioranza, hanno votato contro lo stanziamento di 225 milioni di dollari a favore di Israele, destinati, in particolare, al programma di difesa anti-missile Iron Dome. Poi la votazione è stata rifatta ieri e il provvedimento d’emergenza è passato. Ma intanto la figuraccia è fatta.
Proprio quando l’alleato principale degli Stati Uniti in Medio Oriente è sotto una pioggia di razzi (3000 ordigni solo da quando è iniziata l’ultima crisi di Gaza, tre settimane fa: 1000 razzi a settimana, di media), Washington voleva negare gli aiuti più importanti? Si potrebbe pensare a una pugnalata alle spalle di Barack Obama che, due giorni fa, secondo alcune fonti giornalistiche, avrebbe “urlato” al telefono con Benjamin Netanyahu, il premier israeliano con cui ha litigato almeno altre due volte. Ma non è così. La realtà del voto di ieri su Iron Dome, è ancora più incredibile. Infatti, sia i Repubblicani che i Democratici sono assolutamente convinti che Israele debba essere sostenuto nella sua lotta con Hamas e ieri, alla fine hanno votato di conseguenza. Tutto l’arco costituzionale americano è schierato dalla parte dello Stato ebraico. Ma allora, perché?
Perché il Congresso statunitense, soprattutto il Senato (dove non esiste una maggioranza solida) è bloccato in una guerra di posizione su qualunque argomento che conti. Dall’inizio del mese infuria il dibattito sull’immigrazione che è un’emergenza, soprattutto per il Texas: 50mila minorenni “esportati” dal Messico ai confini americani, illegalmente e privi di tutto. I Repubblicani premono per i respingimenti, i Democratici per l’accoglienza. Cosa c’entra l’immigrazione selvaggia con il conflitto mediorientale? C’entra eccome, perché i Democratici, per far votare la loro nuova legge sull’immigrazione, che prevede lo stanziamento di 2,7 miliardi di dollari (destinati soprattutto alle strutture per l’accoglienza) hanno inserito nello stesso pacchetto anche i 225 milioni di dollari per finanziare Iron Dome in Israele e altri 615 milioni di dollari per un programma anti-incendio per gli stati dell’Ovest americano. I Repubblicani hanno, a questo punto comprensibilmente, rifiutato questo prendere-o-lasciare, ma così facendo hanno fatto loro la figura dei nemici di Israele. Harry Reid, il presidente del Senato (democratico) ha infatti subito tuonato, rivolto ai Repubblicani: “Il nostro alleato numero uno, almeno per come lo vedo io, è sotto attacco. Se questa non è un’emergenza, non me ne vengono in mente altre”.
Dunque, per colpa di un braccio di ferro sulla politica interna, c’è andato di mezzo Israele. Anche se nessuno lo voleva realmente danneggiare. In ogni caso, comunque la si voglia vedere, Israele è sotto attacco e Iron Dome è l’unico sistema che ha permesso di salvare le vite dei civili nelle regioni del Sud, salvare l’aeroporto Ben Gurion, impedire vaste distruzioni a Gerusalemme e Tel Aviv. Far mancare i fondi proprio ad Iron Dome e proprio in un momento come questo, dimostra quantomeno una scarsa sensibilità dei senatori statunitensi nei confronti degli interessi del loro principale alleato. Soprattutto è scarsa la sensibilità del Partito Democratico, che ha tenuto l’aiuto a Israele “in ostaggio” mischiandolo alla legge sull’immigrazione, che non c’entra assolutamente niente con la protezione della vita di milioni di israeliani. Alla fine ha prevalso il buon senso ed è stato votato il solo stanziamento di fondi per Iron Dome. Ma quanto appare affidabile l’alleato americano agli occhi degli israeliani?
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