L’acqua è un’arma di distruzione di massa ?
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Dalle 8 di stamattina entra in vigore una tregua umanitaria di 72 ore. E’ ufficiale, l’hanno accettata sia Israele che Hamas, in attesa di vedere quali saranno gli incontri al Cairo di questi giorni. E’ una tregua piena di ambiguità, nella notte Hamas ha ucciso a colpi di mortaio altri 5 soldati nella regione di Eshkol, vicino alla frontiera con Gaza, portando a 61 in numero dei caduti di Tsahal. Intanto vengono chiamati altri 16.000 riservisti,il che riconferma la decisione del governo israeliano – riconfermata ieri – che i soldati d’Israele non lasceranno la Striscia finchè non verrà distrutto l’ultimo tunnel. L’ha dichiarato in un intervento in Tv ieri sera Yair Lapid, Ministro dell’Economia e in linea con Netanyahu, ribadendo che Gaza verrà bombardata finchè proseguirà il lancio dei missili. La proposta egiziana può venire accolta soltanto quando la sicurezza verrà garantita almeno da un lungo periodo di tempo. Lapid è uno degli otto membri del Gabinetto di Sicurezza, quindi le sue non sono solo affermazioni televisive. Il piano egiziano è l’unico sul quale Israele intende affrontare la situazione, “non ce n’é un altro” ha concluso Lapid. Ma è lo stesso piano che Hamas continua a rifiutare. Per questo la tregua umanitaria va letta nel senso che la parola esprime, cercare di proteggere la vita dei civili, anche se è la stessa Hamas a causarne la morte usandoli quali scudi umani.
Apprendiamo mentre scriviamo che Hamas ha già rotto la tregua, i missili da Gaza continuano a cadere su Israele, sarà inevitabile la risposta israeliana. D’altra parte Hamas non ha mai voluto né tregua né cessate il fuoco, avrebbe accettato solo alle sue condizioni, equivalenti ad una vittoria fasulla su Israele, in più con arbitri come Qatar e Turchia, come dire i suoi diretti alleati , entrambi nemici di Egitto e Israele.
Hamas rompe la tregua e rapisce un soldato, Hadar Goldin, le informazioni sono ancora frammentarie, per ora non c'è altro.
Mentre scriviamo arriva anche la notizia che alla Commissione del Senato americano i repubblicani hanno bocciato il rifinanziamento degli Iron Dome, affermando che avrebbe influito negativamente sul bilancio dello stato.
Una notizia preoccupante, se venisse confermata segnerebbe una crepa incancellabile nei rapporti Usa-Israele. Il fatto che arrivi dai repubblicani è l’altra sorpresa, che allontanerà definitivamente il loro partito dal rientrare alla Casa Bianca.
Saranno queste le valutazioni, ma dopo il no i repubblicani hanno fatto marcia indietro e hanno votato per il finanziamento degli Iron Dome per 225 milioni di dollari.
In questi giorni, sono sempre di più coloro che si pongono domande sulla strategia di Israele per arrivare alla distruzione totale dei tunnel – non soltanto quelli al confine con Israele – e degli armamenti accumulati in quella che è una vera è propria città sotterranea, nella quale operano circa 15.000 terroristi al comando di Mohammed Deif, il capo militare di Hamas, in tunnel non raggiungibili dai bombardamenti degli aerei israeliani. E’ iniziata la quarta settimana della guerra con Hamas, ma non è ancora certo il numero dei tunnel da distruggere, di sicuro la maggior parte di quelli che si affacciavano al confine, compresi quelli che arrivavano fin dentro i kibbutzim in territorio israeliano. Ma l’intera rete è ancora attiva. Che Israele non voglia e non possa ricorrere ad armi largamente usate dagli eserciti in tutto il mondo, è noto, Israele al massimo può tentare di difendersi, ma non vincere il nemico, questo non le viene di fatto riconosciuto nemmeno dagli stati che lei si dichiarano amici (con qualche eccezione). Viene allora da chiedersi se l’opzione acqua è mai stata presa in considerazione, quella del mare avrebbe come unico costo il trasporto. Perché non allagare nel modo più totale i tunnel ? L’acqua,in questo caso, sarebbe letale solo per chi si ostinasse a rimanere sotto terra, in quel caso morirebbe annegato. Me se i 15.000 che vivono nei tunnel vogliono salvare la propria vita, non devono fare altro che salire in superficie, dove verrebbero ricevuti dai soldati israeliani. Se avranno le mani in alto, in segno di resa, non riceveranno alcun male, diverso il caso se si ostinassero ad essere armati. L’acqua non è un’arma di distruzione di massa, non sarà possibile nessun appiglio per accusare Israele di alcunché.
E’ una idea, chissà se è venuta in mente anche a qualcun altro ?
Angelo Pezzana