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La Stampa Rassegna Stampa
01.08.2014 Alan Dershowitz denuncia l'odio di Vattimo
che replica confermando tutto

Testata: La Stampa
Data: 01 agosto 2014
Pagina: 11
Autore: Alan Dershowitz - Gianni Vattimo
Titolo: «'Caro Vattimo, vai a Gaza o in Iran a sostenere i diritti dei gay' - 'Caro Dershowitz, là non c'è una guerra ma una strage'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, a pag. 11, l'articolo di Alan Dershowitz dal titolo " 'Caro Vattimo, vai a Gaza o in Iran a sostenere i diritti dei gay' " e l'articolo di Gianni Vattimo dal titolo " 'Caro Dershowitz, là non c'è una guerra ma una strage' ".

All'articolo di Dershowitz aggiungiamo solo una precisazione. Il giurista americano scrive che Vattimo "chiassosamente difende i diritti dei gay".
In realtà, pur essendo lui stesso omosessuale, Vattimo ha sempre tenuto strette relazione con gli stati che hanno perseguitato i gay, incarcerandoli o peggio. Così è stato con il regime di Cuba, osannato da Vattimo, e con l'Iran, dove gli  omosessuali vengono regolarmente impiccati.. La qualifica di difensore degli omosessuali non solo non gli spetta, ma andrebbe sostituita con quella di connivente con i persecutori. Come ha raccontato Angelo Pezzana nel suo libro "Un omossessuale normale", Edizioni Stampa Alternativa.

Nella replica a Dershowitz Vattimo conferma soltanto il proprio odio per Israele  -  da lui demonizzato esattamente come nel Medio Evo erano demonizzati gli ebrei - e il suo aperto appoggio a un'organizzazione terroristica, totalitaria e dal programma politico genocida come Hamas.

Di seguito, gli articoli:


Manifestazione antisraeliana

LA STAMPA - Alan Dershowitz:  "'Caro Vattimo, vai a Gaza o in Iran a sostenere i diritti dei gay'  "


Alan Dershowitz

Gianni Vattimo, che è stato detto il più importante filosofo d’Italia, di recente ha dichiarato che vorrebbe «sparare a quei bastardi sionisti» definendoli «un po’ peggio dei nazisti». Gli è poi stato chiesto se gli sarebbe piaciuto vedere più israeliani uccisi e lui ha risposto: «Naturalmente». Ha detto che stava progettando di lanciare una raccolta fondi per acquistare razzi per Hamas così che quel gruppo anti-ebraico possa uccidere ancora più sionisti, intendendo gli ebrei israeliani. Ha poi esortato volontari europei a unirsi ad Hamas e combattere al suo fianco contro Israele, così come fecero i volontari contro Franco durante la Guerra Civile.
È un crimine, secondo la legge americana e di diverse Nazioni europee, garantire sostegno materiale a gruppi designati come terroristici, e Hamas è uno di questi. Vattimo ha commesso questo crimine e gli potrebbe essere impedito di viaggiare negli Stati Uniti e in altri Paesi o potrebbe essere arrestato se andasse in Paesi che hanno nel loro ordinamento questo genere di leggi. Eppure può continuare a sputare il suo odio in Italia dove resta un personaggio ammirato.
La sua critica feroce non è nemmeno semplicemente una conseguenza dei tragici eventi di Gaza. L’odio di Vattimo per lo Stato-nazione del popolo ebraico risale a molti anni addietro, persino a quando per due volte Israele ha offerto ai palestinesi un proprio stato. Vattimo è contrario alla soluzione dei due Stati e chiede invece la fine di Israele che ritiene come un «castigo» per la memoria dell’Olocausto. Si oppone pure ai «cacciatori di nazisti» e a coloro che vogliono mantenere viva questa memoria.
Se Vattimo è davvero il più famoso filosofo italiano, mi dolgo per lo stato attuale della filosofia in una nazione che ha contribuito così tanto in quel campo nei millenni. Vattimo mi ricorda quei «cattivi maestri» - alcuni dei quali «eminenti» filosofi - che fornivano copertura accademica e giustificazione agli abusi fascisti di Hitler e Mussolini. È interessante, e forse rilevante, che Vattimo sia un seguace di Martin Heidegger, un filosofo che si unì al Partito nazista e diede una copertura al sue politiche anti-semite. Hamas, dopo tutto, è un’escrescenza dei Fratelli Musulmani, che sostennero attivamente Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale.
È particolarmente interessante che Vattimo, che chiassosamente sostiene i diritti dei gay, abbia un tale odio per l’unico paese nel Medio Oriente che accorda gli stessi diritti agli omosessuali, e al tempo sia così schierato con Hamas che invece punisce gli omosessuali con la tortura e la morte. Evidentemente il suo odio per lo Stato-nazione del popolo ebraico è più radicato del suo sostegno ai diritti dei gay.
Ecco quindi la mia sfida:
Sfido Gianni Vattimo ad andare a Gaza, dove sarebbe certamente accolto a braccia aperte per il suo sostegno ad Hamas. Una volta lì, lo sfido a guidare una manifestazione a sostegno dei diritti dei gay, a esporre un cartello con le rivendicazioni dei gay, a esortare gli abitanti di Gaza a firmare una petizione che chieda uguaglianza per gli omosessuali.
In Italia, Gianni Vattimo è apertamente gay e fiero di esserlo. Si è definito «gay, comunista, cattolico». Lo sfido quindi ad andare a Gaza con un partner e a dichiarare che intende esercitare il suo diritto a essere trattato con equità e lealtà con il suo compagno.
Sappiamo tutti che cosa accadrebbe a Vattimo se ingaggiasse una qualsiasi di queste battaglie di libertà di parola o di azione. Sarebbe torturato e ucciso da Hamas.
Se Vattimo ha paura di andare oggi a Gaza, lasciamolo andare in Iran. Era un ammiratore di Mahmoud Ahmadinejad e continua a sostenere la politica iraniana del «far sparire lo Stato di Israele dalle carte». Dovesse visitare il Paese che ammira così tanto, e dovesse pubblicamente proclamare il suo orientamento sessuale, sarebbe impiccato a una di quelle gru che i religiosi usano per essere sicuri che le famigerate dichiarazioni di Ahmadinejad – «non ci sono gay in Iran» – si avverino. Sarebbe pure attaccato se volesse difendere il comunismo, il cattolicesimo o qualsiasi altro «ismo» eccetto che l’anti-sionismo.
Dovesse invece andare in Israele, sarebbe libero di sostenere apertamente Hamas e difendere e praticare la sua preferenza sessuale. Sarebbe anche libero di sostenere il comunismo, praticare il cattolicesimo e sostenere l’anti-sionismo.
Sotto un aspetto, e forse solo in questo, la Gaza controllata da Hamas, l’Iran dei mullah e il democratico Israele sono esattamente identici: in tutti e tre i paesi ognuno è libero di condannare Israele e sostenere Hamas.
Perché allora un cosiddetto intellettuale - e sedicente di sinistra - sostiene lui stesso e esorta altri a sostenere un gruppo terrorista omicida le cui radici affondano nel nazifascismo e le cui politiche negano uguaglianza a donne, gay, cristiani, atei e dissidenti. È perché ama Hamas o perché odia lo Stato-nazione del popolo ebraico così tanto da essere disposto a chiudere gli occhi sugli abusi dei terroristi che sostiene?
La risposta sembra chiara. Gianni Vattimo non merita il nobile titolo di «filosofo». Dovrebbe essere chiamato per quello che è: un venditore di odio che applica standard diversi nel giudicare Hamas, Iran e Israele.
Recentemente Vattimo si è scusato con un giornale israeliano (Haaretz) per aver detto che desiderava che più israeliani fossero morti, affermando di essere stato «provocato» dai conduttori della trasmissione in cui aveva fatto le sue dichiarazioni, ma ha ripetuto il suo paragone fra Israele e la Germania nazista e ha mantenuto la sua opinione che l’Europa dovrebbe fornire più armi letali ad Hamas, che naturalmente significherebbe la morte di un maggior numero di civili israeliani.
Invito Gianni Vattimo ad accettare la mia sfida e a visitare Gaza e/o l’Iran piuttosto che continuare a predicare odio dalla sicurezza dell’Italia.

LA STAMPA - Gianni Vattimo: “Caro Dershowitz, là non c’è una guerra ma una strage”


Gianni Vattimo

Ringrazio Dershowitz non solo per l’invito ad andare a Gaza (ma come? Dovrei superare il blocco che dura da anni, e poi essere arrestato prima di arrivarci in base alle leggi anti-Hamas che Israele condivide con gli Usa...); ringrazio anche perché con la sua lettera sulla Stampa mi permette finalmente - solo in base al diritto di risposta - di accedere a un pubblico più vasto di quello che si è potuto accorgere di me solo attraverso la Zanzara, unica via per cui finora, pur turandomi il naso, sono riuscito a farmi sentire. Dershowitz sa bene quante volte – fin dalla sua nascita – Israele abbia ignorato e violato sfacciatamente tutte le delibere dell’Onu e di altri organismi internazionali dai quali dipendeva la sua stessa esistenza come stato. Ora però si richiama alle stesse autorità internazionali per dichiarare Hamas un movimento terrorista. Hamas è terrorista solo come erano terroristi i partigiani antitedeschi della nostra Resistenza, o come erano Begin e i suoi prima della costituzione dello Stato di Israele.
Dunque, per favore lasci stare questo tema. Essendo stato membro del Parlamento Europeo so bene quali ricatti abbia dovuto subire l’Europa dagli Usa per dichiarare terroristi gruppi e individui che erano tali solo per la propaganda israeliana.
Se, come credo, Hamas (che comanda a Gaza in virtù di un’elezione democratica che Israele non vuole riconoscere, preferendo scegliersi interlocutori ad hoc) è un’organizzazione di partigiani che - con mezzi assai rudimentali - lotta contro lo strapotere di uno dei più potenti eserciti del mondo (con i risultasti «numerici» che sono sotto gli occhi di tutti, qui non c’è una guerra, c’è una strage), trovo del tutto ragionevole per un democratico che non sia accecato da motivazioni etniche, razziali, familiari (queste ultime del tutto legittime) o anche semplicemente di potenza dichiararsi pro-Hamas, anche a costo di dover rinunciare, almeno per il periodo della guerra, a proprie legittime inclinazioni e preferenze personali. Per restare al tema che, a quanto vedo, ossessiona anche Dershowitz, oltre a quelli della Zanzara, non credo che nell’esercito israeliano viga il principio del libero amore gay, la guerra è guerra. Anche i soldati eterosessuali devono limitare i loro incontri sentimentali per il tempo della guerra.
Ma quanto ai temi più seri, anche la frase più scandalosa che mi si rimprovera – e che certo ora non ripeterei così - quella su «più morti israeliani», preciso che i «più morti» non erano donne e bambini ebrei, ma soldati. E in genere: quando mi auguro che vinca Hamas voglio che vinca su sull’esercito di Israele, non sugli «ebrei». Non ho mai pensato che chi bombarda Gaza siano «gli ebrei», ma l’esercito di un governo imperialista e colonialista che si fregia ingiustamente del carattere di «ebraico». Chi mi chiama antisemita perché difendo Gaza fa lo stesso gioco (disgustoso anzitutto per gli ebrei) di chi legittima stragi e violenze del governo di Israele con il richiamo alla shoah. Le bombe su Gaza non sono bombe «ebree», sono bombe di un governo come gli altri, che abbiamo il diritto e il dovere di combattere con tutti i mezzi leciti.

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