Una lettera inviata a Sergio Romano al CORRIERE della SERA , e non pubblicata
Egregio Professore,
Le riferisco quattro fatti.
Ieri per la terza volta in pochi giorni l’ Onu ha scoperto in una delle sue scuole a Gaza, dove trovano rifugio tanti civili per sfuggire alle bombe ed ai missili lanciati dall’ esercito israeliano, un deposito di missili e munizioni, un funzionario dell’ Onu lo ha denunciato ufficialmente.
Un video dell’ esercito israeliano mostra un missile lanciato da un complesso scolastico di Gaza.
Un’ altro video, di origine a me sconosciuta, mostra due miliziani armati avvicinarsi con circospezione ad una ambulanza della Mezzaluna Rossa e, dopo essersi guardati intorno con circospezione, salire nella parte posteriore. Dopo pochi secondi una terza persona sale e si mette alla guida, e la ambulanza manovra per allontanarsi.
Un soldato israeliano riferisce in televisione che la sua pattuglia ha appena distrutto una piattaforma di lancio situata tra due scuole ed una moschea, mascherata in modo da non essere distinguibile dall’ alto.
Mi chiedo quanti sappiano di questi e di tanti episodi simili. E quanti si prendano la briga di collegare fatti del genere con l’ elevata proporzione di civili, donne e bimbi uccisi orribilmente dalle bombe e dai missili sparati dagli israeliani. Per non parlare dei colpi di Hamas che per errore cadono direttamente sui civili palestinesi: ne sono stati riportati più di 200! Certamente credo li conoscano molti giornalisti che ben si guardano da collegare i fatti ed attribuire in modo equanime le responsabiltà delle stragi.
Certamente li conoscono i governanti di Brasile, Equador, Perù, Cile, che hanno ritirato i loro ambasciatori da Tel Aviv per protestare la brutalità dell’ operazione Protective Edge. E pure li conosce l’ ineffabile Erdogan che ha accusato Israele di commettere crimini peggiori di quelli di Hitler. Quanta ipocrisia!
Sono stati ritirati gli ambasciatori da Damasco? I giornalisti ci hanno informati, con voce rotta dall’ emozione e dall’ angoscia, delle sofferenze –inumane anche quelle, credo - dei milioni di Siriani profughi nel loro paese e in quelli confinanti? Hanno intervistato giorno dopo giorno i parenti dei 200.000 morti della guerra civile in Siria? Hanno fatto il conto quotidiano dei morti in Irak, forse 1.000 al giorno ogni giorno da mesi?
Quasi nessuno ha fatto notare che il cemento che Israele bloccava ed ha poi fatto passare non è stato utilizzato per costruire strutture civili che promuovessero benessere e sviluppo, ma tunnel kilometrici per scopi militari e di terrorismo, in spregio di qualsiasi regola internazionale. Non sia mai per offrire riparo ai civili: bastano quelli in cui nascondere la dirigenza, e gli altri che vadano pure nel paradiso di Allah: la politica ufficiale è che i fedeli musulmani amano la morte più di quanto gli occidentali amano la vita. Ma questo non vale per i capi, evidentemente.
I fatti di questa guerra sono diversi da come i media internazionali (ed anche il Corriere purtroppo) li descrivono. La rete è piena di menzogne e di odio che questa menzogne alimentano, a disposizione di gente spregevole che da destra e da sinistra si affanna a demonizzare Israele fino a far tracimare l’ odio verso gli ebrei, in una orgia di antisemitismo quale mai avrei immaginato di rivedere in Europa nel 2014.
La verità, spiacevole ed inconfessabile per molti, è che la guerra ed i conflitti armati sono orrendi, ma il comportamento dell’esercito di Israele mette quei soldati al primo posto in termini di salvaguardia della vita umana: bisogna ragionare, in simili circostanze, in termini relativi ed immaginarsi, ad esempio, cosa sarebbe successo ai civili israeliani se Iron Dome non avesse intercettato centinaia di missili mortali lanciati, quelli sì deliberatamente, contro le aree più densamente popolate di Israele. Forse la colpa più grande degli israeliani è di proteggere i propri civili, di ricoverarli nei rifugi per non farli ammazzare all’ ingrosso. Come hanno fatto esercito e milizie siriane a fare 200.000 morti? Ci sono 200.000 vittime tra i combattenti? O hanno regolarmente sparato nel mucchio, cercando di fare quante più vittime possibile tra i civili per acquisire vantaggi strategici? Ci si rende conto che se Israele, con la sua immane potenza di fuoco, avesse adottato simili tattiche per un centesimo, oggi Gaza sarebbe un deserto che in confronto il Sahara sarebbe affollato come Times Square?
Non dire queste cose, nasconderle in modo sistematico, è una responsabilità che molti giornalisti dovrebbero trovare insopportabile, ed anche se si tratta di una battaglia persa sento l’ esigenza di provare ancora a far sentire una voce fuori dal coro.
Simo Beraha
Grazie di aver inviato questa lettera, che non solo è "fuori dal coro" e coraggiosa, ma fa vera informazione, quella che tanti giornalisti non fanno.
Il Corriere della Sera non l'ha pubblicata.
Redazione IC