E intanto a Dimona… Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Testata: Informazione Corretta Data: 30 luglio 2014 Pagina: 1 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «E intanto a Dimona…»
E intanto a Dimona… Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
A destra, l'impianto nucleare di Dimona
Mentre i razzi di Hamas stanno colpendo Israele, da Beersheva a Tel Aviv, si alza a Gaza il livello dell’Operazione Zuk Eitan – margine di sicurezza- che ha bombardato ieri la centrale elettrica e l’edificio che ospita il centro di comando che organizza le azioni terroriste ed è anche la casa dove abita Ismail Haniyeh, il capo dell’ala politica di Hamas. E’ un segnale che la fine del pericolo non è dietro l’angolo, non basta aver distrutto più di 60 tunnel, soprattutto quelli che arrivavano sino all’interno dei kibbutzim di frontiera. Ci vuole ben altro per dichiarare che Hamas sta per essere sconfitta. In realtà si può affermare che a Gaza, in superficie, dei 15.000 soldati senza la divisa di un esercito regolare di Hamas ce ne sono ben pochi, perché si trovano nell’altra Gaza, quella sottoterra, che Hamas ha costruito in una profondità paragonabile a un edificio di sette piani, dove si svolge l’intera attività del movimento terrorista. Lì si trovano gli armamenti, non si conosce tuttora l’intera attività di Hamas, le fabbriche delle armi costruite in loco, tutte le infrastrutture che consentono a 15.000 persone di vivere senza quasi uscire alla luce del sole. E di non temere di essere colpiti da Tsahal, perché le armi in dotazione dell’esercito israeliano non arrivano a quella profondità.
Soldati israeliani all'ingresso di un tunnel di Hamas
L’end game di Zuk Eitan non arriverà se non arriverà anche una soluzione che penetri in quel labirinto di tunnel che finora hanno resistito senza alcun timore all’attacco israeliano. Facile a dirsi, ma con quale arma ? Durante la 2° guerra mondiale la città tedesca di Dresda venne rasa al suolo per convincere Hitler alla resa. Risultato ottenuto. In Giappone, di fronte all’imperatore Hirohito che rifiutava di arrendersi – il che avrebbe costretto gli Usa a sacrificare ancora per sei mesi almeno la vita dei propri soldati – venne calcolato che ne sarebbero stati uccisi più di 600.000- la Casa Bianca decise l’uso dell’arma nucleare su due città giapponesi, Nagasaki e Hiroshima, compiendo una strage fra gli abitanti. Ma ottenendo la resa immediata del nemico. Questo è però il passato, un’azione simile oggi non sarebbe più possibile, anche se il nemico è identico. Sensibilità umana e il grado diverso raggiunto dall’informazione, che ha aperto la strada alla guerra asimmetrica, non ne consentono il ripetersi. Certo, il progetto di Hamas è identico a quello di Hitler, l’Occidente fa finta di niente, ma la minaccia è la stessa degli anni ’30, Hamas non si fermerà, se non ora, certamente appena potrà rimettersi in piedi. Come ha sempre fatto da quando è al potere a Gaza. Che fare allora ? Qualcuno comincia a sussurrare un nome che incute timore ai male intenzionati, finora è stato un segnale di avvertimento, di fronte a un pericolo estremo c’è Dimona, ecco la parola che già venne pronunciata da Golda Meir durante la guerra del Kippur del 1973. Le bastò pronunciarla perché Henry Kissinger, allora Segretario di Stato Usa, cambiasse idea, gli aerei americani, i soli che potevano salvare Israele,che tardavano ad alzarsi in volo, arrivarono immediatamente. Allora pronunciamola ancora una volta questa parola, perché in 50 e più anni di ricerca scientifica nucleare, chissà che sia stata trovata un’arma capace di arrivare fin dentro ai tunnel, quelli sinora giudicati impenetrabili. Diciamolo forte, affinchè capisca chi deve capire, Dimona è qui, e forse contiene quella soluzione che ci libererà di Hamas senza l’immagine di quel fungo che si alza in cielo perché resterà sotto terra. Come non lo sappiamo. Ma qualcuno conosce già la risposta. Non è una certezza, ma una speranza.