I razzi sono di Hamas, ma la colpa è di Israele stando a titoli e cronache di Repubblica e Unità
Testata:La Repubblica - L'Unità Autore: Fabio Scuto - Umberto De Giovannangeli Titolo: «Strage di di bambini nel parco giochi. Ma Israele accusa Hamas - Gaza, torna l'orrore Bombe sul parco giochi»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/07/2014, a pagg 1-2-3, l'articolo di Fabio Scuto intitolato, in prima pagina "Strage di di bambini nel parco giochi. Ma Israele accusa Hamas" e nelle pagine interne "Gaza, strage di bambini otto morti nel giorno della festa. Razzi su Israele, quattro vittime ". Sull'UNITA' l'articolo di Umberto De Giovannangeli, in prima pagina, è intitolato " "Gaza, strage di bimbi nel parco giochi". Sottotitolo: "Nuova offensiva israeliana dopo il lancio di razzi di Hamas: nove vittime. Colpiti anche gli ambulatori dell'ospedale Netanyahu punta il dito contro la Jihad". A pag. 8 il titolo diventa "Gaza, torna l'orrore, bombe sul parco giochi ". Sottotitolo: "Netanyahu tuona: «Non esiste guerra più giusta», dopo l'uccisione di 4 israeliani a Eshkol con un razzo • Nove i bambini palestinesi morti solo ieri • Colpito l'ospedale principale di Gaza "
Mentre i quotidiani israeliani di oggi riportavano come dato acquisito che la morte di quattro bambini nel campo profughi di Shati e i danni all'ospedale Shifa siano stati causati da razzi sparati da Hamas o da un altro dei gruppi terroristici che operano nella Striscia, l'articolo di Fabio Scuto presenta questa versione dei fatti come una semplice ipotesi, in una breve frase all'interno del testo (molto lungo). Nella titolazione in prima pagina compare l'"accusa" di Israele ad Hamas, che però scompare da quella delle pagine interne. Inoltre non è nemmeno chiaro, dal titolo, di cosa Israele accusi Hamas.
L'articolo di Umberto De Giovannangeli e la sua titolazione suggeriscono chiaramente al lettore che la responsabilità dell'accaduto sia di Israele. U.d. g. scrive di "due bombardamenti aerei israeliani paralleli". L'accusa contro Israele da parte di fonti palestinesi è una "denucia", le smentita dell'esercito israeliano viene riportata, ma in un contesto nel quale al lettore viene suggerito che sia priva di ogni attendibilità.
Di seguito, gli articoli
LA REPUBBLICA - Fabio Scuto: "Strage di di bambini nel parco giochi. Ma Israele accusa Hamas "
GAZA
Non hanno avuto nemmeno il tempo di avere paura, la morte li ha presi in un piccolo parco giochi alle porte del miserabile campo profughi di Shati, alla periferia nord di Gaza City. Giocavano, inconsapevoli dei rischi di una guerra dove nessuno e nessun posto è più sicuro, nemmeno un parco giochi. Orgogliosi delle scarpe nuove e della maglietta ricevuta come dono per l’Eid Al Fitr, piccoli doni sono la tradizione di questa festa, i bambini giocavano non lontano dalle loro case. Adesso stampate sul macadam restano solo le impronte del loro sangue, le due altalene accartocciate, le bustine di patatine fritte e di marshmallow, resti di vestiti e stracci. Dieci i morti di questa strage, otto bambini e due adulti che guardavano i loro figli giocare felici, un attimo di svago da una tragedia umana che stringe il petto. Queste dieci vittime allungano il bilancio ogni ora più drammatico di questa guerra di Gaza, che tocca i 1200 morti. La disperata corsa di auto e ambulanze verso il vicino Shifa Hospital per molti è stata vana, gli otto ragazzini sono tutti morti sul colpo, trafitti dalle schegge della bomba che si è schiantata perforando corpi, sfigurando volti e tranciando arti come una falce impazzita.
Il piccolo spiazzo dove arrivano i feriti all’ospedale Al Shifa è stato invaso in pochi attimi di auto private e ambulanze della Mezzaluna Rossa, con le guardie di sicurezza che facevano fatica a tenere indietro curiosi, giornalisti e parenti che uscivano dopo aver visitato un congiunto ricoverato, in un caos indescrivibile perché solo pochi minuti prima era arrivato un colpo di mortaio in uno dei cortili dell’ospedale, seminando panico, terrore e altro sangue. Oltre quaranta i feriti del parco giochi trasferiti in questa struttura, che alla terza settimana di guerra sembra ogni momento sull’orlo del collasso. Venti bambini e i loro genitori hanno di colpo invaso il triage, le sei sale operatorie e il corridoio dell’accettazione, dove su materassini stesi in terra senza lenzuola, medici e paramedici tamponano le emorragie e cominciano suturare i feriti meno gravi, stabiliscono le priorità per operare i più gravi.
Con il ritmo con cui si muore a Gaza nella morgue non c’è più posto, i frigoriferi di acciaio sono pieni di corpi che nessun parente è ancora venuto a riconoscere, forse morti anche loro e ancora sepolti sotto le macerie. I piccoli corpicini sono stati così avvolti frettolosamente nel sudario bianco e sotto le bombe che continuavano a cadere ovunque, è iniziato un mesto corteo verso il cimitero Sheikh Radwan, l’unico dove c’è ancora posto in città perché è stato requisito un terreno confinante dove i necrofori ogni giorno continuano a scavare tombe nella sabbia.
La strage dei bambini nel giorno dell’Eid — che doveva essere un giorno di “tregua umanitaria” ma ci sono stati 17 morti e 70 feriti — non ha ancora un responsabile certo. Hamas e la gente di Gaza accusa l’esercito israeliano. «È stato un missile di un drone», dicono anche i parenti delle piccole vittime e la loro versione è confortata da decine di testimonianze. Nega la responsabilità l’Idf che in un comunicato sostiene che sono stati «due razzi di Hamas andati fuori bersaglio» a colpire il parco giochi e l’ospedale Al Shifa. Nemmeno di questa strage di innocenti sapremo mai il vero responsabile. Mentre è certamente di Hamas un razzo che ieri pomeriggio ha colpito Eshkol dove sono rimasti uccisi quattro militari israeliani e altri sono rimasti feriti. Morti che hanno spinto il premier israeliano Benjamin Netanyahu a ordinare una nuova escalation delle operazioni a terra («prepariamoci a una lunga campagna»). Gli abitanti di ciò che resta di Shejaya, di Zeitun e Izbat Abed Rabbo — tutte zone a ridosso del centro di Gaza City — hanno ricevuto l’avviso dell’Idf che intima di abbandonare immediatamente le loro case se vogliono salvare la loro vita. Una comunicazione inequivocabile, quando leggerete queste righe anche questi rioni saranno ridotti a un cumulo di macerie.
La notte buia di Gaza ieri sera era già illuminata dal vermiglio delle esplosioni la cui eco fa tremare i vetri a chilometri di distanza, dai bengala che illuminano una città-fantasma. Le notizie che arrivano dal sud della Striscia parlano di bombardamenti e scontri a terra a Khan Younis e a Khuzaa dove da due giorni i soccorsi non riescono a entrare per i combattimenti e il fuoco dei tank. In questo settore di Gaza ieri un commando di miliziani è uscito da un tunnel e ha attaccato i soldati israeliani poco distanti ferendone gravemente due prima di essere uccisi. Nove in totale i militari caduti ieri.
La festa del Fitr, che segna la fine del Ramadan avrebbe dovuto essere un giorno di gioia e festa per tutti, ma a Gaza domina il lutto. Lasciando il cimitero di Sheikh Redwan mentre tramonta il sole di una giornata tragica, tre ombre si allungano su un tumulo di sabbia ocra scavato di fresco. Sono quelle di Ahed Shmali e di due dei suoi otto figli. Ahed è in ginocchio, accarezza dolcemente la sabbia che copre il corpo del figlio, piange e mormora qualcosa. Suo figlio Abed aveva 16 anni ed è morto giovedì scorso quando, mentre stava tornando a casa, un colpo di cannone ha mietuto le sue vittime lungo la Mansoura Street a Shajaya, un sobborgo a est di Gaza City raso al suolo dagli attacchi aerei e dai tank dell’esercito israeliano, perché considerato una roccaforte Hamas. «Era solo un bambino. Aveva terminato da poco la scuola e aveva iniziato a lavorare come apprendista in un salone di parrucchiere» racconta il padre Ahed con gli altri due ragazzi silenziosi al suo fianco.
Tutti hanno la stessa faccia stravolta dal dolore e da tre settimane di guerra. In un successivo bombardamento anche la loro casa di famiglia è stata distrutta, ma per fortuna era stata abbandonata solo un paio d’ore prima. «Il Ramadan dovrebbe essere un mese di santità, un mese dedicato al Corano. Non un mese di battaglie», dice ancora Ahed mentre le lacrime scorrono su un viso talmente cotto dal sole da sembrare di cuoio. Sistema al meglio un mazzetto di ortensie bianche e rosa sul tumulo di sabbia, fiori che già domani il sole avrà bruciato al punto da renderli un pulviscolo impalpabile. Come è la vita a Gaza, impalpabile.
L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli: "Gaza, torna l'orrore Bombe sul parco giochi "
Gaza, orrore senza fine. Gaza, dove ogni giorni si consuma una strage di innocenti. Gaza, l'inferno in terra. Gaza, dove non esistono spazi in cui bambini possono rubare alla guerra un momento di spensieratezza. Gaza, il massacro in un parco giochi. È durata poco l'assenza di attacchi aerei a Gaza. Le forze di difesa israeliane hanno ripreso a colpire obiettivi «terroristici» nella Striscia, riporta il sito internet del Jerusalem Post. La decisione delle forze di difesa israeliane è stata presa dopo il lancio di diversi razzi contro le città dello Stato ebraico nelle ultime ore. Nonostante entrambe le parti avessero accettato in maniera non ufficiale una tregua, ieri mattina un bambino palestinese di 4 anni, Jibril Jnaid, è stato ucciso da colpi esplosi da un tank israeliano nel nord della Striscia nelle vicinanze del campo profughi di Jabalya. ORRORE SENZA FINE Ma la strage più orrenda avviene nel pomeriggio, quando due bombardamenti aerei israeliani paralleli, uno su un parco giochi nel nord della Striscia e un altro sugli ambulatori dell'ospedale di Shifa, a Gaza City, uccidendo nove bambini, tutti al di sotto dei dodici anni, denunciano fonti mediche locali. Uno dei due bombardamenti ha colpito un parchetto, al bordo della spiaggia, nella parte occidentale del campo profughi di Shati: un drone israeliano ha sorvolato la zona e, secondo fonti palestinesi, ha lanciato un proiettile sul campetto dove in quel momento giocavano vari bambini. L'attacco ha lasciato anche decine di feriti. L'altro raid ha colpito gli ambulatori esterni del principale ospedale di Gaza e, secondo fonti ospedaliere, nell'impatto hanno perso la vita almeno tre persone. I bambini stavano giocando su un'altalena quando l'attacco ha colpito il parco, afferma Ayman Sahabani, capo del pronto soccorso dell'ospedale Shifa, anch'esso colpito nei raid. Il portavoce dei servizi d'emergenza, Ashraf al-Qudra, ha riferito che dieci persone hanno perso la vita, compresi nove bambini che stavano giocando nel campo profughi al Shati; almeno quarantasei i feriti, tra i quali molti bambini. I residenti del posto hanno denunciato che diversi missili sono stati sparati contro un risciò a motore vicino a dove i bambini giocavano. «Un F16 ha sparato cinque razzi contro una strada nel campo Shati dove i bambini stavano giocando», ha detto uno di loro. L'esercito israeliano nega, però, di aver aperto il fuoco contro l'ospedale e contro il campo giochi. Fonti militari citate dalla rete televisiva Chanel2 affermano che l'esercito non stava operando in quell'area e che è probabile che l'eplosione a Shifa sia responsabilità di Hamas. «Pochi minuti fa - ha scritto il portavoce militare nel tardo pomeriggio - terroristi hanno lanciato razzi contro Israele: uno ha colpito l'ospedale di Shifa, l'altro il campo profughi di Shati». In particolare, riferisce Yedioth Ahronoth, secondo Tsahal, il campo profughi nel nord della Striscia è stato colpito da un razzo sparato da Hamas, mentre l'ospedale al-Shifa è stato raggiunto dal missile di una cellula della Jihad Islamica. Gli appelli alla tregua cadono nel vuoto. A dominare è sempre e solo il linguaggio della violenza. E della morte. Quattro israeliani sono stati uccisi e altri 6 feriti da un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza nell'area di Eshkol, nel sud d'Israele: attacco rivendicato dal braccio armato di Hamas. Cinque miliziani palestinesi che si erano avvicinati a un kibbutz nel sud di Israele sono stati uccisi dall'esercito dello Stato ebraico. Lo ha dichiarato una fonte dei servizi di sicurezza israeliani. I residenti del kibbutz Nahal Oz, vicino alla Striscia di Gaza, sono stati costretti a barricarsi in casa nel timore di un'infiltrazione, ma Tsahal - secondo questa fonte - ha ucciso cinque «terroristi». Dall'inizio delle ostilità, l'8 luglio scorso, sono rimasti uccisi più di 1.050 palestinesi. I feriti solo oltre 6mila. Sono 54 le vittime israeliane, di cui 47 soldati. Il portavoce militare israeliano ha riferito che sono stati 2.538 i razzi lanciati su Israele dalla Striscia di Gaza dall'inizio delle ostilità. SENZA SCAMPO Al Consiglio di Sicurezza dell'Onu che tornava a chiedere un cessate-il fuoco-permanente, ribatte Netanyahu, secondo cui la posizione del Consiglio di sicurezza "non tiene conto della sicurezza di Israele", ha affermato in una telefonata con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Per il premier israeliano inoltre, la risoluzione «riferisce dei bisogni di un gruppo terrorista omicida che attacca civili israeliani e non ha risposta per i bisogni di sicurezza di Israele». Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon prova di nuovo a invocare la tregua «nel nome dell'umanità». Non ci sarebbero luoghi sicuri dove nascondersi, ha detto Ban «ogni scuola e ogni rifugio è diventato un obiettivo». In una nota diffusa dal suo portavoce, il numero uno del Palazzo di Vetro sottolinea come «israeliani e palestinesi» abbiano la «responsabilità di porre fine alle ostilità per avviare un dialogo serio e affrontare le cause all'origine del conflitto». Ma anche questo appello cade nel vuoto. L'offensiva non si ferma In serata, Tsahal ha intimato a migliaia di palestinesi che vivono nei pressi di Gaza City di evacuare poco dopo che un proiettile di mortaio ha ucciso almeno quattro civili israeliani nel sud dello Stato ebraico. «Poco fa, sono state fatte delle telefonate e inviati degli sms alla popolazione civile di Shejaiya, Zeitun e di Jabaliya est chiedendole di evacuare immediatamente verso il centro di Gaza City», si legge in un comunicato dell'esercito, che si riferisce a tre zone a nord, sud ed est di Gaza City. Si prepara un'altra notte di paura e di morte. LA TESTIMONIANZA «All'ospedale di Shifa un paziente su due arriva quasi morto» Un paziente su due che arriva già praticamente morto all'ospedale di Shifa, runico di Gaza City. A dirlo, a Le Monde, è Cécile Choquet, volontaria di Medici senza Frontiere, runica ong sanitaria internazionale presente sul posto. La dottoressa descrive una situazione «motto difficile» nella quale arrivano dai 150 ai 200 feriti al giorno, spesso In condizioni motto gravi, con una équipe medica insufficiente, scarsità di medicine e plasma, e deficit di organizzazione. In più ci sono spesso interruzioni della luce. E spesso anche il personale medico finisce sotto tiro o come ieri sotto le bombe.
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