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Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.07.2014 America e Egitto di nuovo ai ferri corti
Analisi di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 luglio 2014
Pagina: 0
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «America e Egitto di nuovo ai ferri corti»
America e Egitto di nuovo ai ferri corti
Analisi di Angelo Pezzana


(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/International/US-and-Egypt-find-themselves-at-odds-once-again-369123


Abdel Fattah Al Sisi


John Kerry in Qatar

Hamas, che rappresenta una minaccia strategica per l’Egitto e attacca Israele e Stati Uniti, non può o non vuole capire un fatto molto semplice. Il Segretario di Stato Kerry sta ignorando l’Egitto mentre è impegnato a dialogare con Qatar e Turchia, suoi nemici e sostenitori determinanti dei Fratelli Musulmani. Così facendo aiuta di fatto l’estremismo islamico. Cosa inaccettabile per Egitto e  Israele. Peggio ancora, minaccia l’intero Medio Oriente, in un momento in cui l’area si sta dirigendo verso una pericolosa crisi politica e militare senza vie d’uscita.

Gaza è stata l’origine più rilevante del terrorismo islamico contro l’Egitto, anche nell’era Mubarak, e il terrorismo è diventato più minaccioso negli ultimi tre anni a causa del conflitto interno che ha indebolito il potere centrale. Nello stesso periodo il terrorismo islamico ha causato distruzione in altre parti della regione. Mubarak cercò di coinvolgere la Fratellanza Musulmana – ritenendo che Hamas, alleato a Gaza della Fratellanza, rappresentasse un problema solo per Israele. Verso la fine del suo lungo potere incominciò ad accorgersi  del pericolo, cercando invano di distruggere i tunnel con il loro contrabbando. Abdal Fattah al-Sissi, che ha cacciato la Fratellanza,  capì subito che Hamas era una minaccia diretta all’Egitto, essendo parte integrante dell’attacco violento rappresentato da terrorismo islamico.  Aiutato e favorito dagli attacchi terroristici di Hamas, si è diffuso oltre al Sinai fino a raggiunger il centro del paese e ostacolare gli sforzi del regime di affrontare i problemi economici e stimolarne la crescita. Questo il motivo per cui il presente conflitto a Gaza è importante per l’Egitto quanto per Israele.  Un lungo conflitto ai suoi confini aumenterà l’instabilità nella regione, e potrà essere sfruttato da gruppi terroristi per altre minacce al paese. Potrebbe però esserci un risultato positivo: se Israele indebolirà in modo significativo Hamas e i suoi alleati jihadisti, si ridurrebbe per il Cairo il livello di minaccia.

Uno dei primi passi di Sissi è stato quello di volersi impegnare nell’economia, un passo da tutti molto atteso. Un fallimento porterebbe a una crescita della rabbia popolare, scontento, violenze e al risorgere dell’estremismo islamico. Per questo l’Egitto agirà secondo i propri interessi soltanto, non secondo quelli dei palestinesi. L’Egitto è stato coinvolto in cinque guerre per difendere questi interessi, ci vorrà tempo per spiegare come mai l’economia è in queste condizioni. Sadat era arrivato alle stesse conclusioni, per cui fece la pace con Israele. Voleva avvicinare il proprio paese all’Occidente, ma venne ucciso da una fazione della Fratellanza. Mubarak non fece nessuno sforzo per sviluppare l’economia e ne pagò il prezzo. Nel suo discorso in occasione della festa nazionale egiziana – il 23 luglio – il Presidente Sissi replicò a chi accusava l’Egitto di ignorare la questione palestinese, con un tono molto deciso, che nessuno poteva accusare l’Egitto, che aveva sacrificato centinaia di migliaia di suoi figli per la causa palestinese – anche se aggiungeva poi che dovrebbe sorgere uno stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale. Dopo riprese ad affrontare i suoi piani per l’economia…

Hamas è stato dichiarato un movimento fuori legge dai tribunali egiziani e le sue attività sono sotto indagine. È accusato di fomentare terrorismo direttamente contro l’Egitto o attraverso i gruppi jiahdisti, avendo cercato di interferire illegalmente negli affari interni del paese. Malgrado rivendichi di essere un movimento di liberazione palestinese, il suo obiettivo, come riportato nello statuto, è la distruzione di Israele per costruire sulle sue rovine uno stato islamico e, progressivamente, allargarlo a tutto il Medio Oriente. La gente di Gaza viene usata per raggiungere questo fine.

L’Egitto, che combatte il terrorismo islamico estremista, è di fatto l’ultima speranza del Medio Oriente. Isis, e il suo stato islamico, guadagna terreno in Siria e iraq, due paesi che insieme all’Egitto rappresentavano la leadership mediorientale. Se l’islam estremista trionfasse in Egitto o lo coinvolgesse in un violento conflitto, sarebbe un disastro per la regione – Israele inclusa – ma anche per l’Occidente.  Milioni di rifugiati, la chiusura del Canale di Suez, l’arresto delle forniture di petrolio bloccate e il commercio mondiale in via di estinzione, così come le rivolte locali delle minoranze musulmane nei paesi occidentali.

E che cosa fa Kerry ? Invece di stare dalla parte di Israele e Egitto, suoi naturali alleati, e promuovere l’iniziativa egiziana con l’aiuto dell’Autoritò nazionale palestinese, tratta con Turchia e Qatar, dove si sono  rifugiati gli ex leader della Fratellanza egiziana e dove collaborano a stretto contatto con Khaled Mashaal. Questi leader sono determinati a non permettere il successo dell’iniziativa egiziana, e non gli importa quanti palestinesi muoiano nel frattempo. In qualche modo il Segretario di Stato si lascia convincere e spinge per un approccio del tutto irrealistico per la risoluzione del presente conflitto, spingendosi fino ad accettare tutte le richieste di Hamas, incluso il porto sul mediterraneo e un aeroporto. Questo approccio ha incontrato  l’incredulità di Israele e Egitto, che si sentono entrambi traditi e nuovamente insultati dall’America. Washington deve ancora rescindere l’imbargo sulla lungamente attesa assistenza militare all’Egitto. E questo non rende più facile il dialogo. Il  Cairo non capisce perché gli Stati Uniti sono dei così ardenti sostenitori dei Fratelli Musulmani, mentre altrettanto significativamente evitano di bloccare il programma nucleare iraniano. 

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs.  I suoi editoriali escono sul Jerusalem Post. Collabora con Informazione Corretta


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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