Con chi sta Obama ?
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
A destra, Benjamyn Netanyahu
La rete di tunnel consente ai terroristi di infiltrarsi in Israele
Ieri sera Barack Obama, parlando al telefono con Bibi Netanyahu, gli ha detto che,secondo lui, la demilitarizzazione deve essere il punto finale di un accordo di pace con i palestinesi. Bibi gli ha risposto che invece deve essere il primo passo. Ovviamente Obama ha riaffermato che Israele ha il diritto di difendersi, condanna il lancio dei razzi da Gaza e l’uso dei tunnel contro Israele, ma che il numero delle vittime civili è troppo alto, muoiono anche israeliani , per non dire della situazione umanitaria nella Striscia. Ciò che occorre è dunque la ripetizione del ‘cessate il fuoco’ del 2012. Solo dopo ci sarà il disarmo di Hamas e la sua demilitarizzazione.
Zvi Mazel Recep Tayyp Erdogan
L'emiro del Qatar
La risposta di Bibi, nella stringata chiarezza, non lascia spazio a interpretazioni: “ faremo ciò che è necessario per raggiungere il nostro obiettivo”. Le richieste di Hamas sono da respingere, perché escludono la distruzione dei tunnel e – appunto – impediscono la demilitarizzazione. Hamas ha poi respinto la mediazione dell’Egitto, invocando quella di Qatar e Turchia, due paesi alleati a doppio filo con Hamas. Per quanto riguarda l’Egitto, IC pubblica oggi in altra pagina l’analisi di Zvi Mazel, già ambasciatore al Cairo, nella quale mette in evidenza come Egitto e Usa stiano arrivando ai ferri corti, essendo la politica estera obamiana aperta ai nemici dell’Occidente (Turchia e Qatar) e ostile agli alleati nella regione mediorientale (Israele e Egitto). Gli Usa hanno poco da adombrarsi se le proposte di Kerry sono state rinviate al mittente.
Khaled Meshal, capo politico di Hamas
Dichiarare che Israele è “ il nostro alleato più importante nella regione” è pura ipocrisia, quando poi Obama propone una soluzione che sembra suggerita da Hamas. Che cerca in ogni modo di uscire dal pantano nel quale si trova, suggerendo iniziative che gli consentano di riarmarsi senza affermarlo apertamente. La migliore definizione della proposta di Kerry spetta ad Ari Shavit, su Haartez di oggi :” La sua decisione di andare mano nella mano con Qatar e Turchia, formulare un contesto sorprendentemente simile a quello di Hamas, è stata una catastrofe. Ha soffiato vento sulle vele della barca del leader politico di Hamas, Khaled Mashaal, permettendo agli estremisti di Hamas di superare i moderati, ridando vita alla indebolita alleanza regionale con i Fratelli Musulmani”. D’accordo, le analisi di Ari Shavit sono controcorrente rispetto alla linea ufficiale di Haaretz, ma il pezzo è uscito oggi in prima pagina, qualcosa vorrà pur dire, anche la sinistra pacifista si sta accorgendo che qualcosa di spaventoso sta succedendo nella Amministrazione Obama. Anche la breve tregua di oggi, giorno della fine del Ramadan, appare come una pennellata commovente, che però non cancella il fatto che finora Hamas ha respinto ogni tipo di tregua e cessate il fuoco, continuando senza sosta il lancio dei missili su Israele. Sugli aiuti umanitari occorre poi fare chiarezza. Quelli veri, urgenti, indispensabili che Israele si era offerta di far arrivare, medicine, infrastrutture sanitarie per milioni di shekel, c’è stato il no dell’Anp di Abu Mazen, che li ha rifiutati. Che dire poi delle 800.000 tonnellate di cemento per costruzione, regolarmente passati attraverso i valichi di ingresso da Israele, invece di essere serviti per scopi civili, sono stati investiti nella costruzione dei tunnel. Se non ci fosse stata l’entrata a Gaza delle forze di terra, costata finora la vita di una quarantina di giovani soldati israeliani, non sarebbero stati scoperti quei tunnel che entravano sotto il territorio di Israele per una lunghezza di 600 metri. Il loro uso era quello di penetrare nei kibbutz, fare strage degli abitanti, uomini, donne, bambini, e rapire dei soldati. Il fatto che il piano sia stato scoperto, i tunnel distrutti, ha impedito una strage programmata da quello stesso Hamas con il quale Kerry suggerisce di accordarsi.
E poi ? altri colloqui di pace con un governo del quale fa parte Hamas, insieme ad un Abu Mazen, sulla cui posizione ogni dubbio è più che lecito ? A quando la distruzione dei tunnel e la demilitarizzazione ? Hamas ha un assoluto bisogno di presentarsi ai palestinesi e al mondo arabo-musulmano con una vittoria, almeno mediatica. Obama vuole dargliela. Nuocendo così al futuro di quei cittadini di Gaza che vorrebbero liberarsi di un regime che hanno sì eletto ma – come è avvenuto in Egitto con Morsi- oggi vorrebbero cacciare. Accettare le proposte (ordini ?) di Obama consegnerebbe il Medio Oriente nella mani dei terroristi che già ne governano gran parte. Con chi stanno gli Usa ? Poniamoci la domanda ed esigiamo la risposta.
Angelo Pezzana