Sullo stupro, la cultura della vergogna e interviste alla radio 27/07/2014
Sullo stupro, la cultura della vergogna e interviste alla radio di Mordechai Kedar
(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz )
Indottrinamento al terrorismo suicida
Donne musulmane
Come l' informazione oggettiva rilasciata da un esperto in una intervista radiofonica è stata manipolata da coloro che desiderano usarla per fini politici. Per prima cosa vorrei chiarire che io, il Dottor Mordechai Kedar del Dipartimento di Arabo e Islam all’Università Bar Ilan, sono un femminista dichiarato – come possono confermare gli studenti ebrei e arabi, maschi e femmine che frequentano il mio seminario sui “Problemi di genere nel mondo islamico” - dato che io considero questo argomento il più importante della materia. Ne consegue che io sono assolutamente contrario a qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle donne, e certamente a quella sessuale. Lo stupro è violenza carnale, è una brutale trasgressione morale e legale vietata in ogni caso e in qualsiasi contesto che sia nazionale, etnico-religioso, economico, famigliare, personale. A mio parere uno stupratore dovrebbe essere castrato con opportuni farmaci in modo da tutelare la società. Di sicuro non mi sono mai appellato né ho raccomandato a un qualsiasi Paese , di certo non alla mia amata Israele, di usare lo stupro per affrontare un qualsiasi problema, di sicurezza o altro. Tutti gli Stati del mondo devono rispettare le norme di legge e di etica, secondo gli accordi internazionali sottoscritti e il diritto internazionale. Mi pare strano dover fare queste affermazioni, e tanto più è ovvio per coloro che mi conoscono, quindi andiamo al nocciolo della questione di modo che il lettore possa comprendere i paragrafi precedenti. Il Medio Oriente è un crogiolo di svariate culture, molte delle quali conservano le tradizioni e gli usi che le hanno caratterizzate lungo la loro storia. A differenza di noi, la maggior parte delle popolazioni mediorientali, anche se non teniamo conto dei rifugiati siriani, iracheni e palestinesi, non ha subito quel tipo di migrazione che cancella un’antica cultura. Molto spesso, esistono tuttora e sono vive e vegete le fondamenta su cui poggiarono le loro tradizioni nel corso della storia: le tribù e le famiglie allargate (hamoulot). Una delle pietre miliari della vita tribale è “la cultura della vergogna”. Raccomando al lettore di informarsi su cosa è stato scritto da ricercatori arabi e non arabi a questo proposito, su cosa pensa l’uomo della strada mediorientale del “Thaqafat al-‘aib” (la cultura della vergogna) e di come questa influenzi tutti gli ambiti della vita di un individuo, della famiglia, dell’hamoula e dello Stato.
La prima regola di questa cultura è che l’uomo deve astenersi da qualsiasi atto che disonori lui stesso e la sua famiglia, direttamente o indirettamente: deve comportarsi in modo che la sua famiglia non debba vergognarsi di lui. La peggiore vergogna che un uomo possa provare è causata da un comportamento immorale legato al sesso di sua moglie o di sua figlia, e tale comportamento richiede una loro punizione. In molti casi è la pena di morte, quel che eufemisticamente è chiamato “delitto per la profanazione dell’onore della famiglia” o “delitto d’onore”. Una donna che è stata violentata porta disonore alla famiglia, anche se è stata violentata con la forza. E' considerata “merce usata”perché ha perso la sua verginità, e la famiglia cercherà di tenere segreto lo stupro in modo da evitare la vergogna.
Dato che sono ben consapevoli di questo particolare ethos culturale, ci sono uomini che esercitano pressioni su altri uomini con la minaccia di violentare le loro sorelle o la moglie. Un uomo intimorito in questo modo cederà molto più facilmente alla pressione rispetto a quello che non ha né sorelle né moglie, soprattutto se la minaccia è seria. Nei Paesi arabi la legge proibisce lo stupro, ma spesso i cittadini non si comportano secondo le leggi dello Stato: quando si tratta di quel che è consentito o proibito, si attengono alle regole della società cui appartengono. Lo stupro è reso pubblico in misura minore rispetto all' omicidio, perché nel caso di quest’ultimo c’è un corpo o la scomparsa di una donna e quindi in genere questi eventi diventano noti. Al contrario, gli stupri, se non portano a una gravidanza, possono essere tenuti nascosti per evitare la vergogna, e dunque sono meno divulgati, specie se non conducono all’omicidio per vendetta. Nawal El Sadawi ha dedicato molti dei suoi libri al tema della donna nel mondo arabo, tra cui Il volto nascosto:
In Medio Oriente lo stupro è un’arma di guerra ed è visto come l’espressione più forte della distruzione inflitta al nemico. Molto è stato scritto sugli stupri di massa in Darfur, Sudan Occidentale, perpetrati in modo da umiliare e cacciare da lì gran parte della popolazione. Ci sono stati numerosi stupri durante la guerra civile siriana iniziata nel marzo del 2011, nella maggioranza dei casi perpetrati da emissari del governo al potere, che hanno stuprato donne e ragazze dell’opposizione per prendersi la rivincita sugli uomini e costringerli a cessare di combattere.
La Libia di Gheddafi ha usato lo stupro su vasta scala e in conseguenza a questi fatti orrendi, molte ragazze rimaste incinte sono state uccise dai loro stessi famigliari per proteggersi dalla vergogna. http://www.bbc.co.uk/news/world-africa-13760895
In Egitto le forze di sicurezza di Mubarak hanno oltraggiato le giovani donne che avevano partecipato a dimostrazioni contro il governo, con umiliazioni sessuali e “controlli di verginità”.
Si può affermare che, in tutto il mondo arabo, la violenza sessuale e lo stupro sono parte integrante dei conflitti che lo lacerano. Lo stupro durante le guerre è un’arma che ha effetti psicologici devastanti per la vittima e i suoi famigliari, e ha lo scopo di sottometterli mentalmente, seminare terrore nei loro cuori e paralizzarli militarmente. Tutto questo è espresso nel seguente proverbio arabo: “La morte piuttosto che la vergogna”, che significa “Preferisco la morte alla vergogna”, perché in quella cultura la vergogna è peggiore della morte. Ora parliamo dell’intervista radiofonica. L’intervistatore mi aveva chiesto come si potrebbe impedire a un terrorista suicida, uno di quelli che non teme la morte, di farsi saltare. La mia laconica risposta è stata immediata, ed è stata quella standard usata in Medio Oriente, e cioè che la minaccia di stuprare sua moglie o sua madre avrebbe potuto bloccare il terrorista. Inutile dire che non ho assolutamente lasciato intendere che Israele potrebbe o dovrebbe commettere una cosa così crudele. Avevo usato lo stupro come esempio per sottolineare quali immense difficoltà abbia un Paese come Israele nel confrontarsi con una cultura come quella mediorentale, dato che, come ho scritto, non potrebbe mai e poi mai commettere o tollerare tali atti immorali e illegali. Se in realtà qualcuno ha potuto dedurre da quel che avevo detto che avessi incluso Israele nel novero dei paesi che agiscono in quel modo, posso solo assumermi la responsabilità di non essermi espresso con sufficiente chiarezza. Purtroppo c’è chi sta sfruttando quello che ho detto per denigrare me, il Centro Begin-Sadat per gli Studi Strategici e l’Università Bar Ilan. Son sicuro che chi sta facendo questo è motivato da buona volontà, da un’etica rigorosa e da una sincera preoccupazione per lo stato di diritto e l’immagine dello Stato di Israele, e non, il cielo non voglia, da disaccordi politici o culturali nei miei confronti o nei confronti di qualsiasi istituzione di cui io sono membro.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. Link:http://eightstatesolution.com/ http://mordechaikedar.com