Il Fondamentalismo islamico, la minaccia permanente
Manfred Gerstenfeld intervista Mordechai Abir (1994)
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Mordechai Abir
Mordechai Abir è stato professore di storia mediorientale e studi islamici alla Università Ebraica di Gerusalemme. E’ mancato nel giugno 2014. Manfred Gerstenfeld l’aveva intervistato venti anni fa per il libro “ Il Nuovo Futuro di Israele”, ristampato lo scorso anno con il titolo ‘Israel’s New Future Revisited’. Al tempo dell’intervista, il fondamentalismo islamico era presente, ma non ancora nelle dimensioni che conosciamo oggi.
Nella sua analisi del 1994, Abir esaminava l’impatto del neo-fondamentalismo, che giudicava l’aspetto più importante. Ogni indagine sul mondo musulmano doveva iniziare dal mondo arabo, il cui ruolo era centrale.
Malgrado la facciata contrassegnata da enormi ricchezze dovute al petrolio, Abir notava che la maggioranza degli arabi era rimasta povera e arretrata. Solo alcuni dei più di 20 stati arabi – per la maggior parte scarsamente popolati – godevano delle ricchezze derivate dal petrolio, e nessuno di questi paesi era disposto a condividere con altri quella ricchezza.
Mentre la popolazione intanto cresceva, la mancanza di sviluppo e il basso tenore di vita di fronte alle ricchezze del petrolio che escludevano le masse, ponevano le premesse per il fondamentalismo. Fu questo il fattore chiave per capire quanto avvenne poi nel mondo arabo negli anni a venire.
Il neo-fondamentalismo – come lo definì Abir – si differenza profondamente dal fondamentalismo ‘moderno’ che apparve alla fine del 19° secolo, pur avendo punti in comune.
Il ‘moderno’ fondamentalismo di 100 anni fa, emerse quando il mondo arabo-musulmano si rese conto di una amara verità: essere rimasto indietro nello sviluppo globale. “Non era più parte importante della civiltà” scrisse Abir. “Apparteneva al Terzo Mondo. Le disprezzate società degli infedeli cristiani, non solo avevano superato gli arabi in tutti i campi, ma erano arrivati alla fine a colonizzarli”
Abir sottolinea come il fondamentalismo abbia, sin dalla sua fondazione, cercato le risposte ai problemi posti dalle interferenze del nuovo mondo in quello islamico. Jamal al-Din-al-Afhgani, il padre nel moderno fondamentalismo, credeva che la cultura e la filosofia occidentali potessero essere separate dalla tecnologia, che riteneva essere arrivata e poi sviluppata in Occidente , ma con le proprie origini nell’islam. I musulmani, predicava, debbono rimpossessarsi di quello che era loro di diritto, ma respingere gli altri aspetti della civiltà occidentale.
Questo messaggio ha poi subito alcuni cambiamenti nel corso del tempo, dice Abir, ma il rifiuto dei valori occidentali e la egemonia dell’islam non sono cambiati. Ciò che è cambiato sono solo le tattiche.
“ Davanti a un futuro senza speranza, I fondamentalisti islamici insegnano che la vera risposta per i mali della società e i problemi personali sta nel ritorno alle radici – gli insegnamenti originali di Maometto ai propri seguaci, la vita che conducevano e i successi che ottenevano nel primi secoli dell’islam”, spiega Abir. Che cosa significa ? Che nei primi anni dell’islam vi era una società più accogliente, più ugualitaria e ci si prendeva cura gli uni degli altri, perchè il mondo musulmano era guidato da capi giusti e religiosi.
“ La vecchia scuola del 20° secolo del fondamentalismo, come quella dei Fratelli Musulmani prima della 2a Guerra mondiale, cercava di creare una società migliore”, dice Abir. “ Non cercavano la conquista del governo. Dopo la 2° guerra mondiale, avvenne un grande cambiamento: i Fratelli Musulmani passarono alla militanza e al terrorismo per raggiungere i loro scopi”.
Questa militanza portò a un duro confronto tra fondamentalisti e nazionalisti laici del vincente movimento pan-arabo guidato da Nasser. “ Nelle prigioni di Nasser alla fine degli anni ’50, alcuni Fratelli Musulmani modificarono totalmente il loro approccio”, dice Abir. “ Non credettero più che ogni governo laico potesse trasformarsi in uno islamico. Consideravano governo e società così corrotti che occorreva ricostruire dalla base per poter aderire ai principi del vero islam”.
Said Qutb
In questa ricerca di cambiamento totale, Abir dice che il neo-fondamentalismo incominciò a considerare l’jihad – la guerra santa- per rovesciare e sostituire i governi corrotti. Paragonavano gli stati arabi alle società idolatre degli anni pre-islamici. I neo-fondamentalisti rifiutavano la politica laica araba,che identificavano nella cultura occidentale, nella filosofia del materialismo. Il loro massimo leader fu Sayyid Qutb, che visse alcuni anni negli Usa, per ritornare in Egitto verso il 1950, del tutto alienato dalla cultura occidentale, che aveva conosciuto e respinto.
Qutb ordinò di ricorrere a tutti i mezzi possibili nella guerra contro l’influenza occidentale. Il suo primo obiettivo fu il governo musulmano dell’Egitto che aveva permesso la corruzione e il declino delle società. Gli attribuì la responsabilità di avere introdotto il veleno occidentale nella società musulmana. Era altresì convinto che questi governi erano incapaci di risolvere i problemi sociali ed economici della gente.
Come altri Fratelli Musulmani che si opponevano al regime di Nasser, Qutb fu incarcerato nel 1954, rilasciato dieci anni dopo, ma solo per essere poi giustiziato dal regime nel 1966. I suoi libri e le corrispondenze dalla prigione ebbero un grande impatto nel cambiamento dell’immagine dei Fratelli Musulmani. Emerse il neo-fondamentalismo negli anni ’60, la sua espansione nei ’70, e l'ulteriore ancor più grande diffusione con nuovi militanti negli anni ’80 e ’90.
Parlando degli anni recenti, Abir dice “ I neo-fondamentalisti vogliono cambiare il sistema sociale con una teocrazia governata da magistrati o leader religiosi. Stiamo vedendo ora un fondamentalismo islamico militare, che cerca di rovesciare i regimi arabi e musulmani per sostituirli con quelli islamici. I concetti delle differenti organizzazioni neo-fondamentaliste sono sempre fondati sui principi dell’jihad, il fine comune che giustifica i mezzi.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.