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Sono stupita dall''intellighentia' israeliana 25/05/2014

Sono davvero stupita per la dabbenaggine e lo scarso spirito nazionale espressi sulle "tribune" occidentali dai diversi esponenti della cosiddetta intellighentia (?) israeliana in merito alla guerra in corso. Si va da Noah, che protesta di essere stata minacciata da ottusi connazionali, ai soliti scrittori pacifisti, alla, pur brava peraltro, regista Shira Geffen, la quale non ha saputo trovar di meglio che leggere, mi pare a Cannes, i nomi dei quattro bambini palestinesi uccisi sulla spiaggia. Dati per scontati la pena e il dolore per questi piccoli, è¨ così sconveniente chiedersi come mai essi si trovassero a giocare in un contesto di guerra, obiettivo militare? D'accordo la democrazia israeliana, tanto di cappello, ma non si rende conto, questa gente, che nuoce al proprio Paese? Non si rende conto della ricaduta sulla confusa opinione pubblica occidentale di simili comportamenti? Almeno tacessero...O magari, Geffen avrebbe potuto, in aggiunta, leggere i nomi degli orfani israeliani di questi giorni, come il ragazzino dai capelli rossi che piangeva disperato al funerale del padre -ufficiale di Tsahal ucciso in missione-, abbracciato da Shimon Peres.
Bisogna dunque essere morti per avere un minimo di attenzione da scrittori e simili? Ma forse, se non si è¨ palestinesi, non basta nemmeno quello. Trovo che, in questo momento, il Paese dev'essere unito e che sia opportuno lasciare le esibizioni foriere di consenso ed applausi ad un'epoca più propizia. Certo, i comuni e anonimi cittadini israeliani sono molto diversi dai...vip, ma sono questi ultimi a far notizia, almeno in prima battuta!!! Una domanda: nei decenni passati, quando pure lo Stato di Israele era minacciato e in pericolo, i cosiddetti intellettuali erano ciarlieri come oggi o avevano un briciolo di "spirito di corpo", per non dir altro?

 
Mara di Bologna

Possono esservi stati momenti nei quali gli intellettuali israeliani erano più compatti nel sostenere la lotta del paese per l'esistenza, ma ricordiamo che Israele è sempre stato pluralista e che anche oggi certe posizioni ipercritiche sono minoritarie, sebbene, naturalmente, facciano notizia nei media internazionali, nei quali Israele è sempre sotto processo. Ricordiamo anche, soprattutto, che come il diritto di critica è fondamentale per la democrazia, così lo è anche il diritto di criticare i critici. Ben vengano, dunque, anche considerazioni come le sue.
Redazione IC


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