Laura A. ha confessato di aver avuto in passato simpatia per la causa palestinese ma oggi appare pentita, si dichiara confusa circa la situazione medio-orientale e mi chiede di esporre con semplicità i termini del problema. Anzitutto va ricordato che la grande giornalista Oriana Fallaci aveva vissuto una esperienza simile salvo poi metterci in guardia contro i pericoli dell'integralismo e del terrorismo islamico. Non è possibile, sul breve spazio che facebook concede, riassumere la storia del conflitto israelo-palestinese ma intanto è bene ricordare che in quella regione c'era l'impero ottomano che si sfascia letteralmente alla fine della prima guerra mondiale: Francia e Inghilterra, che erano le nazioni che avevano ricevuto dalla Società delle Nazioni ( ancora non c'era l'ONU) il mandato su quei territori si accordano per creare stati come il Libano, l'Irak, la Giordania e di definire i confini di Arabia Saudita ed Egitto. In realtà la Società delle Nazioni aveva dato disposizione per dividere la Palestina, che non era solo il territorio oggi occupato da Israele e dai Palestinesi ( Gaza+Cisgiordania) ma una zona molto più ampia comprendente tutta l'attuale Giordania più altri porzioni di territorio), tra arabi ed ebrei. Inghilterra soprattutto e in misura minore la Francia portano la responsabilità di aver creato le condizioni per l'attuale situazione esplosiva creando stati e tracciandone i confini con la riga su una carta geografica non tenendo conto delle differenze, anzi incompatibilità, religiose ( vedi sciiti e sunniti) e addirittura tribali ma soprattutto, per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese, per aver " scorporato" con la creazione di tali stati una parte notevole di quel territorio che andava invece diviso tra ebrei ed arabi. Rimaneva una striscia di territorio tra il fiume Giordano e il mare che l'Onu ( siamo alla fine della seconda guerra mondiale) decide di dividere tra arabi ed ebrei: questi ultimi accettano e nasce lo stato palestinese ebraico con il nome di Israele mentre gli arabi rifiutano e prendono le armi per cancellare il neonato stato ebraico: il resto è storia recente. Al netto delle posizioni religiose ( Dio l'ha dato a noi, no! Allah ha detto che è nostro) e delle posizioni oltranziste che non portano da nessuna parte, il vero problema attuale è che non esiste un diritto da una parte e un torto dall'altra ma due diritti egualmente validi: Israele ha diritto ad esistere in sicurezza e i palestinesi hanno diritto al loro stato che viva pacificamente accanto ad Israele. Il problema riguarda la striscia di Gaza amministrata da Hamas che è un movimento terrorista ( tale è definito da Europa, Stati Uniti, Canada, Australia ecc) che, tra gli obiettivi del suo statuto, prevede la eliminazione fisica dello stato di Israele e sono 10 anni che regolarmente lancia razzi sempre più potenti e precisi su obiettivi civili israeliani. La pace è come l'amore, non si può fare da soli. Israele avrà o no il diritto di proteggere i propri cittadini o dovrà compiacere il molle occidente che, dopo 2 millenni di antisemitismo soprattutto clericale, ha ormai impresso nella propria mente lo stereotipo dell'ebreo destinato alla persecuzione?
lettera firmata
Il nodo del conflitto, come lei mette giustamente in rilievo, è il rifiuto del diritto all'esistenza di Israele. Ceh purtroppo al momento non riguarda solo Hamas, visto che anche Abu Mazen ha sempre rifiutato di riconoscere Israele come Stato ebraico.
Redazione IC