La tentazione del rabbino Fix Jacquot Grunewald
Traduzione di Vanna Lucattini Vogelmann
Giuntina euro 15
Coniugare suspense, umorismo e argute disquisizioni talmudiche dando vita ad un romanzo dalla trama avvincente e dallo stile impeccabile è impresa per pochi scrittori talentuosi.
Fra questi spicca Jacquot Grunewald che con il nuovo romanzo “La tentazione del rabbino Fix” pubblicato dalla casa editrice Giuntina nella collana “Diaspora” si conferma autore dalla scrittura elegante e dotato di straordinario estro narrativo.
Dopo “Il fantasma del ghetto” che dispiega la sua trama dai risvolti gialli in una Venezia festosa nei giorni del Carnevale, Grunewald ci allieta riproponendo l’esilarante figura del rabbino Théodor Fix.
Possibile alter ego dell’autore, Fix è un nonno e un marito affettuoso, oltre che esperto di Talmud e rabbino molto stimato in una sinagoga di Parigi, la città dove vive con la moglie Elisabeth, docente di letteratura francese.
Non è Venezia ma Israele lo sfondo della nuova intrigante avventura del rabbino Fix ed è a Gerusalemme, all’epoca della Seconda Intifada, che Fix vola per assistere il nipotino David, ferito insieme alla mamma Rivka in un attentato terroristico.
L’autore, che dal 1985 vive in Israele, ritrae con grande efficacia il clima che aleggia nella città santa dopo la disillusione seguita alle speranze di una pacifica convivenza con i palestinesi che gli accordi di Oslo avevano fatto intravedere, speranze che hanno lasciato il posto al terrore quotidiano di rimanere vittima di attacchi kamikaze.
Nel breve volgere di pochi giorni il piccolo David, curato con professionalità da Avi Maimon, primario di otorinolaringoiatra nell’ospedale Hadassa sul monte Scopus e assistito amorevolmente da nonno Thèodor e da papà Louis, si ristabilisce e torna nella sua casa di Ghilò.
Poco prima di tornare a Parigi dove l’attendono i suoi doveri di rabbino in vista della festività di Rosh ha-Shanà, il capodanno ebraico, Fix si trova a casa del figlio e mentre disquisisce su un passo del Talmud, sente alla radio l’annuncio di un nuovo attentato sulla strada che porta all’ Erodion proprio all’uscita di Tekoa in cui ha perso la vita il conducente dell’auto, colpito dagli spari dei terroristi.
Fix rimane sconcertato dal commento del figlio “….scene di ordinaria Intifada” e sbigottito quando in attesa del volo per Parigi all’aeroporto Ben Gurion vede sulla prima pagina del quotidiano Yedioth Ahronoth il volto del dottor Maimon, il medico che aveva curato il piccolo David e con il quale durante le veglie al capezzale del bimbo si era attardato a conversare sulla coabitazione fra pazienti arabi ed ebrei nella medesima stanza d’ospedale – ancor più stupefacente in quel difficile clima politico – a riflettere sul significato del tikkùn ammirando insieme il meraviglioso spettacolo offerto dal deserto all’alba: è lui, il dottor Maimon, la vittima del nuovo attentato terroristico.
Fix torna a Parigi scosso da una morte che gli appare oltremodo ingiusta, partecipa alla lunga cerimonia religiosa di Rosh ha-Shanà ma continua a essere perseguitato dalle terribili immagini del giornale che ritraggono il medico ucciso.
L’inquietudine del rabbino si trasforma pian piano nel sospetto e poi nella certezza (sebbene non suffragata da alcuna prova) che il dottor Maimon non sia stato vittima di un attentato terroristico palestinese perché secondo la sua logica ineccepibile “…la casualità non è sofisticata fino a questo punto”.
Da qui prende avvio un racconto intrigante, ricco di umorismo e ironia, scandito dalle argute riflessioni talmudiche di Fix che, rivelando un naturale quanto inconsueto intuito per le indagini e un coraggio che sconfina nell’incoscienza, condurrnno il lettore a scoprire pagina dopo pagina il mistero che si cela dietro la facciata rispettabile dell’Istituto di Foniatria di Parigi, svelando altresì il legame che unisce il dottor Maimon alla giovane donna scomparsa di nome Ursula che seguiva dei corsi all’IFP, sulle cui tracce si è messo l’intraprendente rabbino Fix. A complicare il quadro, già di per sé misterioso, si aggiunge un’affascinante quanto seducente amministratrice dell’Istituto della quale Fix pare subire il fascino…
In una narrazione così ingegnosamente delineata e restituita con efficacia nell’ottima versione di Vanna Lucattini Vogelmann spiccano personaggi indimenticabili, solo in apparenza secondari: il giudice Yves Le Clec, amico di lunga data di Fix con il quale si scambia via fax idee e rebus, è riluttante a farsi coinvolgere dalle supposizioni strampalate del rabbino ma non esita a intervenire coinvolgendo il commissario Boulay quando Fix scompare misteriosamente senza lasciare traccia; Elisabeth, la moglie del rabbino, si rivela una donna dal temperamento forte e, consapevole del suo ruolo, rimane a fianco del marito con fiducia anche quando le circostanze esterne sembrano darle torto.
Pubblicato per la prima volta nel 2005 dalle Edizioni Albin Michael, l’ultimo romanzo di Jacquot Grunewald è una lettura piacevole, dall’intreccio originale e coinvolgente che pur declinato sul registro del giallo suggerisce profonde riflessioni, in questi giorni ancor più attuali, sugli effetti del terrorismo nella popolazione israeliana, sulla possibile convivenza fra arabi ed ebrei, sul valore dell’amicizia e sulla solidarietà che lega gli essere umani oltre che sul potere salvifico dell’amore.
Giorgia Greco