Israele a caccia dei tunnel di Hamas, che uccide due soldati e un beduino israeliano Cronache e analisi di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari, Michael Sfaradi
Testata:Il Giornale - La Stampa - Libero Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari - Michael Sfaradi Titolo: «Hamas vuole armare anche i bambini -»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 20/07/2014, a pag. 12 l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Hamas vuole armare anche i bambini ", dalla STAMPA a pagg. 4-5 l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Nel fortino di Hamas 'Noi traditi dall'Egitto fermeremo Israele' " e a pag. 6, sempre di Maurizio Molinari, l'articolo dal titolo "Blitz dei guerriglieri nel deserto del Neghev. Uccisi due soldati con razzi anticarro ". Da LIBERO a pag. 16 l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo "Nei tunnel di Hamas ".
Di seguito, riportiamo anche un video delle Forze di Difesa israeliane che mostra gli appelli di Hamas ai civili perché non abbandonino le zone di combattimento e fungano da scudi umani https://www.youtube.com/watch?v=uzFgIhFKII8
Un tank israeliano muove verso Gaza
IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Hamas vuole armare anche i bambini"
Fiamma Nirenstein
(Gerusalemme) Hamas ieri può gloriarsi di aver ucciso due soldati israeliani, Amos Greenberg e Adar Bersana, dopo essere emersi da un tunnel nel kibbutz dove ci trovavamo ieri, Ein ha Shlosha. Amos e Adar hanno difeso la popolazione con il loro corpo, e hanno ucciso un terrorista. Tre soldati sono stati feriti nello scontro, più altri 17sono stati colpiti durante le battaglie dentro Gaza. I palestinesi hanno avuto una cinquantina fra feriti e qualche ucciso. Via via che scende la sera, i missili lanciati su Israele colpiscono per ogni dove. La guerra divampa, l'esercito è riuscito a distruggere 23 gallerie create per stivare le armi e fare incursioni. L'impresa di Ein ha Shlosha ha tenuto chiusi in casa per ore migliaia di cittadini dell'Eshkol. Nella città di Dimona un razzo ha centrato una famiglia di cittadini israeliani beduini, uccidendo un uomo e ferendo gravemente un bambino di tre mesi, più una donna e un altro bambino. L'esercito già ottiene risultati importanti ma deve agire su un terreno fitto di missili e di basi dei terroristi dentro le case, nelle moschee, nelle scuole. Se si pensa che i razzi sono stati circa 1500 e gli obiettivi militari circa 2300 in undici giorni, questo da la misura della capillarità di una guerra che purtroppo miete anche vite di bambini. I palestinesi della Striscia prigionieri del regime integralista islamico che ne fa scudi umani sono esausti, 50mila hanno cercato rifugio presso l'UNRWA, ma è difficile immaginare una protesta popolare, la pena sarebbe la morte. Hamas, nonostante sia alla fame, assettato, isolato, colpito anche nelle sue strutture strategiche, è in cerca un risultato che dimostri che lo schieramento jihadista vince, partendo dal nemico sionista. Anche se Abu Marzuk, il portavoce, ha dichiarato che alla fine la proposta dell'Egitto dovrà essere presa in considerazione, Mohammed Deif, il durissimo capo militare, spinge verso un accordo mediato solo dalla sua parte, quella dei Fratelli Musulmani, ovvero soprattutto del Qatar, che dovrebbe rifornire Hamas di denaro, e di Erdogan, il presidente turco che predica che Israele è "l'assassino di bambini numero uno". La venuta di Ban Ki-moon nell'area e l'avvento previsto di Kerry non promettono molte novità. Lo schieramento dei Fratelli Musulmani è nettamente contrapposto a quello egiziano, dato che Sisi nasce sull'espulsione di Mursi, ed è difficile mediare fra i due che si odiano come solo il medio oriente sa fare. Quando nel 2011 ebbe luogo una irruzione armata nel carcere in cui Mursi era rinchiuso, l'Egitto individuò fra i colpevoli anche membri di Hamas, e ormai il suo nome è identificato con quello di Ansar Bayt al Maqdis, colpevole di tutti gli attentati contro il Ministro degli Interni, contro i Servizi di Sicurezza, contro i soldati egiziani e un elicottero egiziano abbattuto in Sinai. Per bloccare i movimenti di Hamas Sisi ha distrutto dozzine di gallerie che da Gaza portano in Egitto. Ansar Bayt al Maqdis è l'ala militare della Fratellanza, e certo Deif non le è alieno. E' difficile associare queste attività alla consueta idea della "causa palestinese". Hamas appartiene ormai a quella parte dello schieramento islamista che promuove il califfato universale, e si intreccia col movimento armato che spazza l'Iraq e la Siria e lo copre di sangue. In giugno una manifestazione pro ISIS, ovvero l'organizzazione che anche ieri ha ucciso 27 persone a Baghdad, ha avuto luogo a Gaza. Il giornale egiziano Al Masry Al Youm ha dato notizia di 15 terroristi arrestati che, preparati a Gaza, hanno cercato di entrare dal Sinai. Su un video di Youtube terroristi di Gaza promettono fedeltà all'ISIS. Anche Al Qaeda usa Gaza come base di attività: con un video hanno annunciato da Gaza la loro guerra contro "infedeli, traditori, e crociati". Al Qaeda ha annunciato ufficialmente la sua presenza a Gaza nel febbraio di quest'anno, a Gaza hanno sede e, secondo fonti, fanno il loro training, Jaysh al Ummah, Daesh, Isis, e altri gruppi di integralisti. Il primo palestinese di Al Qaeda, Nabil Abu Okal, fu arrestato all'ingresso di Gaza nel 2000, spedito dall'Afghanistan per organizzare il gruppo. Ha avuto contatto con Gaza il terrorista Richard Reid, quello che cercò di far esplodere un aereo dell'American Airlines riempiendosi le scarpe di esplosivo. Yusuf Muhammed Hanif, il terrorista suicida di nazionalità inglese che si fece saltare per aria a Tel Aviv in un bar fu reclutato a Londra, spedito a Damasco per proseguire per Gaza, e ricevette la missione da un comandante militare locale. Molti altri episodi disegnano il nemico pubblico di Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Giordania, di tutte le vittime moderate, e naturalmente di Israele. Abu Mazen, capo predestinato del fronte moderato, è andato in Turchia per bloccare i tentativi di Erdogan di boicottare la pace. Ma ci sono tre ostacoli: l'ostinazione dello schieramento estremista; il fatto che Al Sisi più che fare la pace, vorrebbe che Israele distruggesse il suo nemico. E infine, un paio di mesi Abu Mazen stesso ha formato un governo di coalizione con Hamas. E ora dovrebbe diventare il garante del mondo palestinese. Difficile.
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Nel fortino di Hamas 'Noi traditi dall'Egitto fermeremo Israele' "
Maurizio Molinari
Dentro una redazione senza insegne, nell’aula di un ateneo deserto, nel cortile del maggiore ospedale e nelle affollate stradine del mercato vicino alla moschea bianca: sono i luoghi dove bisogna andare per tastare il polso a Hamas, determinata a rifiutare ogni ipotesi di cessate il fuoco che non preveda la fine del blocco israeliano alla Striscia, iniziato nel 2007. I personaggi con cui parliamo sono fra le poche voci di Hamas in circolazione, visto che gran parte di leader, vice e comandanti, è alla macchia. La redazione di «Al-Risala», voce ufficiale di Hamas, è in un ufficio senza insegne di un palazzo anonimo, dove in una stanza spoglia, solo davanti al laptop lavora Ibrahim Al-Madhoun, 36 anni. È lui che scrive ciò che Hamas fa e pensa sul giornale più letto dai suoi leader, miliziani e sostenitori. «Combattiamo questo conflitto per porre fine al blocco israeliano contro la Striscia» esordisce, spiegando che «le richieste da noi fatte per il cessate il fuoco» includono: «Apertura delle frontiere, diritti di pesca e di commercio, accesso ai luoghi santi dell’Islam, corridoio con la West Bank e possibilità di trasferire all’estero i malati». Da qui l’errore dell’Egitto che, spiega il docente di Scienze Politiche Hani Al-Basous ricevendoci in un ateneo-fantasma, «anziché sostenere Hamas a porre fine al blocco, ha sposato la tesi degli israeliani, e degli americani, di interrompere subito le ostilità rimandando a dopo il negoziato su tutto». Si tratta, concordano Al-Mahdoun e Al-Basous, di «un tradimento egiziano nei confronti dei palestinesi motivato dall’avversione per Hamas di un presidente come Al Sisi, illegittimo per come ha rovesciato Mohammed Morsi». Hassan Khalaf, direttore dei servizi sanitari all’Ospedale Shifa, aggiunge: «Hamas sfida un poderoso blocco di Paesi, guidato da Egitto, Israele e Arabia Saudita, che vogliono la nostra resa ma non la avranno». Fra i «traditori» di cui parlano gli uomini di Hamas c’è Abu Mazen, il presidente palestinese. «Ha sposato l’impostazione egiziana schierandosi contro la resistenza - osserva Al-Mahdoun - perché non ha interesse a un successo di Hamas, oltre al fatto di essere titolare, assieme al figlio, di importanti giri d’affari nella regione motivo per cui è esposto al ricatto di Egitto e Israele». Hamas guarda a Qatar e Turchia con maggiore fiducia ma c’è la diffusa percezione che «sono troppo lontani» come dice Al-Mahdoun, spiegando che «per porre fine al blocco bisogna riaprire Rafah che è in mani egiziane» e dunque, in ultima istanza, Il Cairo è decisivo. «L’unica vera alternativa sarebbe - sottolinea Al-Basous - una mediazione Ue, Usa o della Russia». Sebbene isolata dai Paesi arabi e alle prese con l’operazione di terra israeliana, Hamas resta convinta di poter prevalere. Sami Abu Zohri, portavoce del leader politico Ismail Haniyeh, lo dice così: «L’invasione israeliana è un bluff ai fini della loro opinione pubblica, sono entrati nella Striscia solo per pochi metri, sappiamo difenderci, abbiamo armi sofisticate e possiamo batterci a lungo». Ehab Al-Ghussain, già volto pubblico del governo di Hamas, concorda: «Macché invasione, gli israeliani hanno paura di avanzare». E sugli attacchi con i razzi contro le città israeliane Abu Zhori afferma: «Non avete visto che abbiamo fatto pochi morti? Altro che Iron Dome, il merito è nostro, vogliamo usare i lanci solo per spingere il nemico a trattare». A spiegare cosa c’è dietro tanta sicurezza sugli aspetti militari è Al-Madhoun: «La forza di Hamas è dimostrata dall’esito della campagna aerea israeliana, hanno tentato senza successo di eliminare leader, comandi e soldati delle Brigate» e il motivo è che «nella Striscia vi sono tunnel offensivi e difensivi, questi ultimi creati per resistere a lungo e dotati di un sistema di comunicazioni efficienti che gli israeliani non riescono a penetrare». Hamas ha studiato a fondo il modo di combattere di Israele, nei conflitti del 2008 e del 2012, arrivando alla conclusione che «a fare la differenza è la qualità umana dei combattenti». Da qui l’attenzione per «disciplina, ideali e motivazione religiosa» che porta, concordano Al-Mahdoun e Al-Basous, a «selezionare gli uomini» scegliendo chi «sa resistere al fumo e non si fa tradire dalle tecnologie». Sono tali «qualità combattenti» che hanno consentito a Mohammed Deif, capo delle Brigate Qassem, di realizzare una «produzione domestica di armi» rendendo Gaza capace di combattere solo grazie alle proprie forze. L’imponente monumento al razzo M-75 nel cuore della città rivela tale dimensione strategica: inaugurato per ricordare l’uccisione da parte degli israeliani di Ahmad Jabari, che gestì la sorte del caporale Gilad Shalit sequestrato per cinque anni, esprime l’orgoglio per essere riusciti a confezionare in fabbriche segrete armi in grado di colpire tutte le maggiori città israeliane. È lo stesso orgoglio che nel mercato coperto a fianco della moschea bianca porta i venditori a gioire quando arriva la notizia di un israeliano ucciso dai Qassam su Dimona. Ciò che accomuna il mondo di Hamas è un diffuso senso di fierezza per aver creato un nuovo modello di società palestinese: più granitica, religiosa e agguerrita della Cisgiordania. Si spiega così anche l’equilibrio fra le tre ali: politica, educativa e militare. Khaled Meshaal è il leader indiscusso delle prime due, anche se Haniyeh continua ad avere seguito a Gaza, perché «su politica ed educazione Hamas non ha fratture» mentre è sul piano militare che, conclude Al-Mahdoun, «la Striscia fa da sé». Visto che Mohammed Deif non accetta intromissioni.
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Blitz dei guerriglieri nel deserto del Neghev."
Le truppe israeliane setacciano il Nord della Striscia e i miliziani di Hamas rispondono con infiltrazioni nel Negev: il conflitto di terra si sviluppa su due fronti che consentono a entrambi i contendenti di dirsi all’attacco. Offensiva israeliana Le truppe sono a Beit Hanoun, Zeitun e in alcune zone di Beit Lahya. Violenti gli scontri. L’avanzata è lenta perché l’ordine di Benny Gantz, capo di Stato Maggiore, è setacciare ogni angolo alla ricerca di tunnel e lanciarazzi. Le perdite di Hamas In 48 ore di incursioni di terra gli israeliani affermano di aver eliminato 70 terroristi e di averne catturati altri 13. Gli obiettivi colpiti sul terreno sono 450 e i tunnel scoperti 13, ognuno dei quali a 30 metri di profondità. Sul fronte dei razzi Peter Lerner, portavoce militare israeliano, afferma che Hamas ha «perso o adoperato circa metà dell’arsenale iniziale» di almeno 9000 vettori che aveva prima di «Protective Edge». In 12 giorni di operazioni Tsahal ha realizzato 2350 raid, distruggendo almeno 1100 lanciarazzi. Incursioni nel Negev Hamas tenta di rallentare l’avanzata di Israele nel Nord mettendo a segno incursioni più a Sud, oltre il confine fra la Striscia e il Negev. Quattro miliziani escono da un tunnel offensivo a Eshkol, nei pressi del kibbutz Ein HaShloshà, e attaccano con missili anti-tank una pattuglia israeliana. Lo scopo è rapire qualcuno. Due soldati muoiono: il sergente Adar Bersano, 20 anni, e il maggiore riservista Amotz Greenberg, 45 anni. Tre soldati feriti sono trasportati all’ospedale di Beersheva, uno è in gravi condizioni. Il blitz rivendicato dalle Brigate Qassam consente alle radio di Hamas di parlare di «umiliazione del nemico». Asino kamikaze Un altro tentativo di infiltrazione avviene più a Sud, a Khan Yunis, dove i miliziani palestinesi si affidano ad un asino carico di dinamite per sorprendere le truppe israeliane, che però lo eliminano a distanza e uccidono due uomini di Hamas, uno dei quali con indosso una cintura esplosiva. A Kissufim Hamas tenta invano di assaltare un bulldozer D-9 che smantella i tunnel. Fronte centrale Le truppe israeliane chiedono ai residenti di Al Maghazi e Nusseitrat, nelle zone centrali di Gaza, di spostarsi più all’interno. Segno della volontà di continuare a costruire un’area di sicurezza lungo i propri confini. Sono già 55 mila i civili che hanno abbandonato le case dai quartieri a Nord ed Est, rifugiandosi nelle scuole dell’Onu. Bilancio di vittime I portavoce dell’ospedale Shifa di Gaza e del ministero della Sanità palestinese affermano che nell’ultima giornata sono morti 20 civili portando a 100 il totale dall’inizio dell’intervento di terra mentre il bilancio complessivo è di 330 vittime, 76 delle quali bambini e 36 donne. Israele accusa i leader di Hamas di essersi rifugiati sotto l’ospedale «usando malati e bambini come scudi umani»: «Uno di loro si è messo al sicuro spostandosi su un’ambulanza». Famiglie colpite A Beit Lahiya un tank ha ucciso 5 membri della famiglia Al Zawady, centrandoli con un colpo; un simile episodio ha portato all’uccisione di 3 membri della famiglia Hamooda. Morte a Beersheva Hamas continua a lanciare grappoli di razzi sulle città di Israele: Ashkelon, Ashdon, Nes Ziona, Rehovot e Beersheva. Proprio a Beersheva la casa di un beduino è investita dall’esplosione: lui muore, i due figli piccoli vengono feriti e le due donne in casa registrano un forte shock. Dall’inizio del conflitto Hamas ha lanciato contro Israele oltre 1600 razzi. Air Korea sospende i voli La compagnia di bandiera di Seul è la prima che sospende temporaneamente i voli - tre alla settimana - per Tel Aviv, valutando lo spazio aereo israeliano non più del tutto sicuro a causa dei razzi lanciati da Hamas. Attacco a soldati egiziani A Wadi el-Gedi, circa 500 km a ovest dal Cairo, vengono uccisi 15 soldati in un agguato di matrice jihadista che fonti militari attribuiscono a gruppi maghrebini alleati di Hamas. LIBERO - Michael Sfaradi: "Nei tunnel di Hamas "
Michael Sfaradi
Con l'inizio delle operazioni militari i media hanno portato all'attenzione il problema dei tunnel sotterranei costruiti dai miliziani di Hamas. Quello che non è stato ancora chiarito è la loro natura e come possono essere usati. I primi tunnel si trovavano lungo linea Philadelphia, come era chiamata fino al 2005 dall'esercito israeliano la terra di nessuno al confine fra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Questi passaggi erano molto ampi e permettevano il contrabbando di beni voluminosi come automobili e animali di grossa taglia. Proprio attraverso di essi sono arrivati a Gaza i componenti dei missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana che in questi giorni vengono lanciati contro le città israeliane. Quando erano operativi Hamas li usava gratuitamente e imponeva pesanti tasse sui beni che transitavano in entrata. Era uno dei modi con cui l'organizzazione terroristica si finanziava. Economia I tunnel sotto la linea Philadelphia sono stati operativi sia quando al Cairo governava il presidente Hosni Mubarak sia, e soprattutto, nel periodo in cui i fratelli musulmani erano al potere con il presidente Mohammed Morsi. In quegli anni l'aeronautica israeliana li ha spesso bombardati riuscendo solo a rallentarne l'attività, chi li ha definitivamente chiusi, nella seconda metà del 2013, è stato l'esercito egiziano subito dopo la presa del potere del presidente Abd al-Fattah Khalil al Sisi. Proprio la mancanza degli introiti derivanti dalle tasse sul contrabbando delle merci che transitavano in quei tunnel è stato uno dei motivi della mancanza di liquidità di Hamas. Le altre tipologie di tunnel oltre a essere di carattere squisitamente militare sono ora l'obiettivo primario delle operazioni che si svolgono in queste ore. Secondo alcuni rapporti dei servizi segreti la rete di tunnel sotterranei è di decine di kilometri e variano di profondità a seconda della natura del terreno nel quale sono stati scavati. Molte di queste gallerie hanno ambedue le entrate all'interno del territorio palestinese, spesso una è dentro case private, moschee o edifici civili, mentre l'altra è in campo aperto. Trappole Possono fungere da magazzini di armi e missili, da rifugi durante i bombardamenti dell'aeronautica e come trappole sul modello usato dai vietcong contro gli americani durante la guerra del Vietnam. Bastano pochi uomini armati che aspettano il nemico, attaccano di sorpresa e dopo brevi conflitti a fuoco si dileguano nei passaggi. Proprio questo tipo di guerriglia è l'incubo dei comandi militari israeliani durante questa avanzata. La terza tipologia di tunnel è sicuramente la più pericolosa. Si tratta di passaggi lunghi poche decine di metri e scavati sotto la rete di confine che divide il territorio israeliano dalla Striscia. Questi cunicoli sono già stati più volte utilizzati per portare attacchi sia ai militari di passaggio lungo la strada di confine che ai civili che abitano nei kibbutz o nei villaggi agricoli di frontiera. Cemento Durante la notte fra il 17 e il 18 luglio scorso e nella notte a seguire due dei passaggi sotterranei sono stati utilizzati per portare degli assalti ai militari che pattugliano la linea di confine proprio per prevenire questo tipo di situazioni. Non è un caso che proprio uno dei materiali che il governo israeliano negli anni scorsi voleva razionare all'ingresso della Striscia fosse proprio il cemento che poteva avere, come poi è successo, anche un uso militare. Su pressioni internazionali Gerusalemme è stata costretta a cedere su questo punto e il risultato è stato che centinaia di tonnellate di cemento sono entrate a Gaza e finite nelle mani di Hamas che ne ha requisito oltre l'80% destinandolo sia alla costruzione delle bellissime ville dei capi, sia per rinforzare le gallerie sotterranee che ora, una ad una, dovranno essere scoperte e fatte saltare in aria dai genieri israeliani.
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