venerdi 29 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Angelo Pezzana
Israele/Analisi
<< torna all'indice della rubrica
Le forze di terra entrano a Gaza 18/07/2014

Le forze di terra entrano a Gaza
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana



E' iniziata l'offensiva di terra a Gaza

Ci voleva la decisione ieri sera da parte del Gabinetto di Sicurezza di entrare a Gaza – la prima parte di una azione che potrà svilupparsi in tre stadi – per convincere l’opinione pacifista, rappresentata soprattutto dal quotidiano Haaretz, che non si poteva interrompere ‘Operazione Zuk Eitan’- margine di sicurezza- con il solo risultato di avere causato una parziale sconfitta di Hamas.
Oggi Haaretz riconosce che se nei conflitti precedenti Hamas aveva goduto dell’appoggio politico e finanziario del mondo arabo – Egitto,Iran,Siria,Turchia e Qatar – ora si è trovata isolata, sono state più le voci critiche di quella di consenso, anzi, a favore non ne è arrivata nessuna. Il continuo lancio di missili, dopo aver respinto il cessate il fuoco, e non averlo interrotto nemmeno nelle 5 ore di interruzione umanitaria voluta da Israele, ha convinto tutti  che l’unica via per arrivare a una soluzione accettabile era l’invio di un primo contingente di truppe di terra per eliminare quei tunnel che si affacciano al confine con Israele.


Il segno di vittoria di Abu Mazen (Fatah) e Ismail Haniyeh ( Hamas)
 
Il ruolo dell’Egitto è stato decisivo. Washington ha cercato di mediare ma niente di più, mentre Hamas si è ritrovato contro, oltre gli stati arabi citati, anche  la Jihad islamica. La Turchia, dopo la caduta della Fratellanza Musulmana in Egitto, da sempre alleata con Erdogan, non può che essere critica verso la politica di Al Sisi, con il risultato di essere praticamente fuori da ogni intervento risolutivo. La carta che il pacifismo ostinato in Israele può ancora giocare è il sostegno indiscusso a Abu Mazen, al prezzo però di ignorare le responsabilità dell’Anp nell’aver voluto il governo di unità con Hamas invece di continuare le trattative di pace con Israele. La linea suicida è quella di sostenere tutte le richiesta di Abu Mazen, rendendo così la sua immagine politica più forte, come se fosse questa la via per indebolire Hamas. Al contrario, sarà un Abu Mazen diverso, più simile a un Sadat, a facilitare un accordo con Israele, mentre dopo l’accordo di unità le differenze tra i due partner erano diventate impercettibili.  La diplomazia ha un ruolo importante, deve svolgere la sua parte, ma in guerra ciò che conta è la volontà di vincere, una carta che il pacifismo, anche quello in buona fede, si guarda bene dal mettere fra le possibilità. Abu Mazen non può decidere proprio nulla, a meno di rompere con Hamas, una decisione che non compare nei suoi programmi. Che contengono invece le solite accuse a Israele. Rafforzare la sua politica ? Liberare Gaza da Hamas,piuttosto,  ma questo non rientra nei suoi piani.


Angelo Pezzana


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT