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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.07.2014 Due società di fronte alla guerra
in Israele si ricordano anche i morti a Gaza, nella Striscia si esclude la possibilità della pace

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Francesca Paci - la redazione - Davide Frattini - la redazione
Titolo: «“Una tregua va bene ma la pace non possiamo farla” - Peres chiede scusa per i bimbi uccisi - L'ebrea che traduce i nomi dei morti -Mohammed 'vittima del terrorismo'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/07/2014, a pag. 6, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "Una tregua va bene, ma la pace non possiamo farla" e da pag. 7 l'articolo dal titolo "Peres chiede scusa per i bimbi uccisi".
Dal CORRIERE della SERA, a pag.7, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "L'ebrea che traduce i nomi dei morti. "Gli arabi uccisi non sono solo numeri" e pag. 6 l'articolo dal titolo "Mohammed 'vittima del terrorismo' "

Pubblichiamo insieme questi pezzi per rendere evidente la differenza tra le due società, quella democcratica e intrisa di valori liberali e umanitari di Israele, e quella di Gaza, sequestrata dal totalitarismo di Hamas, nei confronti delle vittime del conflitto  e delle prospettive di pace.

Di seguito, gli articoli:

LA STAMPA - Francesca Paci:  " 'Una tregua va bene ma la pace non possiamo farla' "


Francesca Paci

Fedaa al Qedra ha 21 anni, lavora in un piccolo gruppo editoriale e abita con la famiglia a Kahn Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove i miliziani di Hamas hanno parecchie postazioni: «Si parla continuamente di tregua, ci spero ma non ci credo e non sarebbe neppure il momento giusto. Oggi (ieri ndr.) c’è stata qualche ora senza bombardamenti e con la mia famiglia mi sono precipitata al supermercato a comprare datteri, succhi di frutta, cioccolata. Mia madre ha anche permesso ai miei due fratelli di 7 e 8 anni di giocare un po’ in strada nonostante fossimo terrorizzati per la morte dei bambini sulla spiaggia. Ci siamo spostati tutti nella parte della casa più riparata, divido la stanza con 2 sorelle e 5 fratelli e la notte, dormendo poco, parliamo. Hamas non deve firmare nulla senza aver ottenuto almeno l’apertura delle frontiere di Gaza, così potrei vedere com’è il mondo fuori anche se poi tornerei sempre qui. Sto con la resistenza perché non è giusto che una ragazza come me abbia come unico sogno una vita sicura, senza la paura fissa che gli ammazzino i parenti. Vorrei un cessate il fuoco lungo ma non vorrei la pace con Israele, mai: come potrei vivere con loro dopo che hanno ucciso i miei vicini di casa?».

LA STAMPA
- "Peres chiede scusa per i bimbi uccisi"


Shimon Peres


Shimon Peres ha chiesto scusa ai palestinesi per l’uccisione dei 4 ragazzini su una spiaggia di Gaza. Intervistato dalla «Bbc», si è detto «profondamente dispiaciuto per le giovani vittime, la cui morte è stata conseguenza di un incidente». Il presidente israeliano ha però puntato l’indice contro i palestinesi che «non ascoltano gli avvertimenti di Israele». «Quella - ha detto - era una zona che avevamo avvertito sarebbe stata bombardata perché c’è una grande concentrazione di armi. E purtroppo le famiglie non tengono lontano i bambini».

CORRIERE della SERA - Davide Frattini:  " L'ebrea che traduce i nomi dei morti. "Gli arabi uccisi non sono solo numeri"


Davide Frattini


 BET SHEMESH — Un cognome che si ripete ancora e ancora, un bambino, un altro, l’età di un adulto, adesso un vecchio, una donna. È una famiglia. La storia emerge dalle lettere in arabo, come leggere le foglie del té: il destino questa volta è già deciso, non c’è un futuro ad aspettare. La lista di Michal non smette di allungarsi. La ragazza israeliana passa le giornate a scavare nel sito del ministero palestinese della Sanità, a raccogliere le informazioni dei volontari a Gaza. Per dare un nome ai morti che spesso sui giornali restano un numero.
Michal Rotem, 27 anni, in questi giorni ha lasciato Beersheba, la casa dove vive non ha un rifugio, troppo pericoloso con i missili sparati dalla Striscia per bersagliare quella che è considerata la capitale del deserto del Negev. Sta da un amico a Bet Shemesh, tra le colline a ovest di Gerusalemme. Le sirene d’allarme suonano anche qui, almeno nel palazzo c’è la stanza protetta dove scappare. «Al mattino cerco le vittime palestinesi della notte di attacchi da parte del nostro esercito — racconta —, traduco dall’arabo all’ebraico, scrivo l’età, aggiungo all’elenco, so che non tutti sono civili, qualcuno di loro potrebbe aver provato ad ammazzarmi».
La lista — ieri sera i morti erano 235 — viene pubblicata dal sito Siha Mekomit (Chiamata locale), molto popolare. «Non mi illudo che in tanti la leggano o che i giornali israeliani più venduti la riprendano. Con altri attivisti della sinistra pacifista abbiamo pensato fosse necessario. La maggior parte dei quotidiani non ha neppure citato i nomi dei quattro bambini uccisi mercoledì sulla spiaggia. Gli unici caduti che vengono identificati sono i comandanti di Hamas, obiettivi militari da sfoggiare».
A Beersheba, nelle notti di guerra, qualcuno ha cominciato a scrivere sui muri con lo spray i nomi che Michal ha raccolto, quasi una provocazione nel sud di Israele sotto bombardamento dove i sindaci invocano di occupare Gaza e farla finita con i fondamentalisti. «Posso immaginare chi sia, il nostro gruppo in città non è grande. È un gesto, una sfida e almeno in posti come Tel Aviv i giovani ne stanno parlando. Mi impongo di credere, forse per disperazione, che la mia lista potrà avere un impatto, spingerà la gente a voler fermare questo conflitto».
Qualche volta incontra un cognome che riconosce. Ha dedicato la tesi di dottorato ai villaggi beduini dichiarati illegali dal governo israeliano, conosce i capi clan, le famiglie che hanno legami con quelle dall’altra parte della barriera. In una sorta di introduzione al suo lavoro di questi giorni invita i lettori «a pronunciare i nomi ad alta voce uno dopo l’altro. Non importa quale sia la vostra ideologia politica o che cosa pensiate di Gaza. Potete anche solo scegliere quelli dei bambini».

CORRIERE della SERA - " Mohammed 'vittima del terrorismo' "


Israele: cerimonia in ricordo delle vittime delle guerre e del terrorismo

II ragazzo arabo Mohammed «vittima di terrorismo» TEL AVIV — Il ministero della Difesa israeliano ha annunciato ieri che Mohammed Abu Khdeir, il i6enne palestinese bruciato vivo da alcuni estremisti ebrei il 2 luglio, è considerato «vittima di un'azione ostile», ovvero di terrorismo. Dopo questa decisione, la famiglia di Mohammed potrà ottenere un risarcimento dallo Stato di Israele e il nome del giovane sarà inserito nella lista delle vittime di terrorismo nel Giorno della Memoria. Proprio ieri tre israeliani, di cui due minorenni, sono stati formalmente accusati per il rapimento e la morte di Mohammed.

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