giovedi` 26 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio - L'Unità Rassegna Stampa
17.07.2014 Dissidi nella coalizione, ma Netanyahu conserva la maggioranza e guadagna l'appoggio della sinistra
Mentre l'estrema sinistra di Meretz continua a credere ad Abu Mazen

Testata:Il Foglio - L'Unità
Autore: Rolla Scolari - Umberto De Giovannageli
Titolo: «Netanyahu perde punti tra suoi, per la sinistra è un»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/07/2014, a pag. 3, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo "  "Netanyahu perde punti tra suoi, per la sinistra è un "eroe tragico" " e dall'UNITA', a pag. 7, l'intervista di Umberto De Giovannageli a 
 Zahava Gal-On, parlamentare e leader del partito  di estrema sinistra Meretz.

I contrasti all'interno di un governo di coalizione -  quale è  quello che guida Israele -  sono inevitabili. Tuttavia, si deve rilevare che nonostante le divergenze di opinione tra Netanyahu e Lieberman e il licenziamento del viceministro della Difesa Danny Danon, di cui scrive Rolla Scolari, la maggioranza che sostiene il premier resta solida.

Di seguito, gli articoli.


Una riunione  del governo israeliano

Il FOGLIO - Rolla Scolari:  " Netanyahu perde punti tra suoi, per la sinistra è un "eroe tragico" "


Rolla Scolari


Milano. «Israele continuerà a fare quello che è necessario per difendersi fino a che la calma e la pace saranno ristabilite", ha detto il premier israeliano parlando ieri da Gerusalemme accanto al ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Dopo il fallimento martedì di una tregua proposta dall'Egitto - accettata da Israele, rifiutata da Hamas - continuano i lanci di razzi palestinesi su Israele, che hanno ucciso finora un uomo, e i raid dell'aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza - contro le case dei leader del movimento islamista Hamas, i quali però sono per lo più nascosti in gallerie sotterranee, secondo i militari israeliani - che hanno causato 220 vittime (fonti mediche palestinesi), di cui ieri quattro bambini, appartenenti alla stessa famiglia, uccisi sulla spiaggia vicino all'hotel dei giornalisti. Le Nazioni Unite hanno proposto ieri sera un cessate il fuoco umanitario della durata di sei ore che dovrebbe partire da questa mattina: Israele ha accettato, Hamas ancora non ha fatto sapere le sue intenzioni. E' il nono giorno di un conflitto che non trova un mediatore, che divide le fazioni palestinesi di Gaza e della Cisgiordania e che spacca Israele, dando al premier alleati e rivali inattesi. "Benjamin Netanyahu ha preso la decisione giusta", "lo sosteniamo pienamente", ha detto a Wolf Blitzer della Cnn Isaac Herzog, leader della sinistra laburista. E proprio da quella sinistra lontana anni luce dal Likud, partito di governo, e dagli atteggiamenti di un premier definito "falco" è arrivato il sostegno di personaggi come Yossi Beilin e Gershon Baskin, che hanno riconosciuto nelle decisioni di Netanyahu "una relativa cautela". Haaretz, quotidiano della sinistra, definisce il premier "un eroe tragico" dell'operazione militare su Gaza: "Ha detto addio all'immagine del leader che gestisce il terrorismo con un pugno di ferro", almeno davanti al suo elettorato e di fronte ai suoi ministri. E' proprio in casa, nel suo partito e nel suo esecutivo, che Netanyahu sta combattendo un'altra battaglia. Ha licenziato il viceministro della Difesa Danny Danon dopo le critiche sulla gestione della crisi. Non può fare lo stesso con il responsabile degli Esteri, Avigdor Lieberman, che guardando alle prossime elezioni lo ha definito "esitante" e che prende le distanze dal premier chiedendo un'invasione di terra o addirittura la rioccupazione di Gaza. Il premier è stato lodato dal quotidiano Yedioth Ahronoth per aver accettato la tregua "contro i desideri dei propri sostenitori", ma ha attirato le critiche dei suoi ministri, come già accadde nel 2012 quando fu siglato un cessate il fuoco senza una vittoria chiara. Per ora, di tregua si parla soltanto. Alla corte del presidente egiziano-mediatore Abdel Fattah al Sisi, il grande assente è l'America. Secondo il quotidiano arabo Asharq al Awsat, Hamas cerca il coinvolgimento di Qatar e Turchia, paesi con cui ha un rapporto più diretto che con l'Egitto, e chiede in cambio di un prolungato periodo di calma la fine del blocco israeliano ed egiziano sulla Striscia e la liberazioni di 56 prigionieri palestinesi. Il rais della Cisgiordania Abu Mazen era atteso ieri in serata in Egitto, con un piano che vedrebbe il ritorno a Gaza di Fatah dopo la sconfitta militare del 2007: un cessate il fuoco che garantirebbe la riapertura del valico di Rafah con l'Egitto, a condizione che a gestirlo sia la sua Anp. Sisi lo incontrerà oggi, e parlerà anche con i leader di Hamas. A mediare, nel secondo viaggio in Egitto in pochi giorni, c'è anche l'ex premier britannico Tony Blair.

L'UNITA' - Umberto De Giovannageli:  "«Hamas non ha paura della guerra, teme la pace»  "

                   
Umberto De Giovannangeli     Zahava Gal-On

 «Gli illusi non siamo noi che crediamo che solo con un serio e impegnativo negoziato di pace sia possibile garantire la sicurezza d'Israele. Gli illusi, e irresponsabili, sono persone come Avigdor Lieberman (ministro degli Esteri israeliano, uno dei falchi del governo Netanyahu, ndr) che sostengono la rioccupazione della Striscia di Gaza». A sostenerlo è Zahava Gal-On, parlamentare israeliana e leader del Meretz, la sinistra pacifista. «L'unico modo per indebolire Hamas - dice a l'Unità Gal-On, è quello di rafforzare la leadership del presidente Abbas, che resta l'unico interlocutore per la ricerca di una pace giusta e duratura».
La tregua è fallita a Gaza.  «L'unica strada per Israele è riprendere il pieno control-Io della Striscia di Gaza», perché chiedere una tregua «non è altro che prepararsi al prossimo round» dl scontri». A sostenerlo è II ministro degli Esteri Israeliano, Avigdor Llebemian.
«Ancora una volta Lieberman si dimostra quello che è: un politico cinico e irresponsabile. Riprendere il controllo di Gaza sarebbe una sciagura per Israele, provocherebbe un nuovo, immane bagno di sangue e non risolverebbe il problema della sicurezza del Paese. Lieberman è un sabotatore; sabotatore di ogni sforzo negoziale, un guerrafondaio che non ha mai vissuto al fronte una guerra».
All'inizlo dell' operazlone «Confine protetttvo», diversi ministri dei governo Netanyahu hanno afferntato: «Per Harnas sarà la fine».
«Sono le stesse parole utilizzate nelle precedenti operazioni militati condotte a Gaza. La realtà ha smentito quelle affermazioni propagandistiche. Hamas non è stato cancellato, semmai rafforzato. Perché Hamas usa la forza per riaffermarsi come l'unico movimento di resistenza all'occupante israeliano. I falchi al governo fanno il gioco degli estremisti palestinesi. Temo che sia una scelta calcolata. Mentre la strada da percorrere è un'altra...
Quale? «Puntare sulla leadership del presidente Abbas (Abu Mazen), offrendogli una sponda negoziale credibile, in grado di dimostrare al popolo palestinese che non è con scorciatoie militariste che potranno ottenere diritti e giustizia. Ma il governo in carica nel mio Paese ha scelto la linea opposta: screditare Abu Mazen, facendolo passare per un debole, succube dei "terroristi di Hamas"».
Ma Hamas ha rifiutato la tregua.
«Lungi da me difendere Hamas. Quello che sostengo è che con la politica, prim'ancora che con le armi, è possibile sconfiggerlo, sapendo anche che nel campo dell'estremismo palestinese si stanno rafforzando gruppi ancora più radicali dello stesso llamas, gruppi che innalzano a leader il "Califfo al-Baghdadi". Hamas non ha paura della guerra. Hamas teme la pace. E lo stesso temono i falchi del mio Paese, quelli che continuano a vendere una illusione...».
Quale sarebbe questa illusione in vendita?
«Che esista una pace a costo zero, una pace che non contempli il riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, un riconoscimento che non si misura solo nella cessione di territori, ma anche in termini culturali, storici, morali. Mi lasci aggiungere che la pace non è una concessione che Israele fa al "Nemico" ma un regalo che fa a se stesso, perché l'oppressione verso un altro popolo, sta minando la nostra democrazia oltre che mettere a rischio la sicurezza». I falchi replicherebbero: vallo a raccontare agli abitanti dl Sderot, Ashdod, alle città più colpite dai razzi palestinesi.... «Da parlamentare sono stata più volte in quelle città, condividendo l'ansia e la paura degli abitanti, soprattutto dei bambini. Ma non è bersagliando Gaza che li si rende più tranquilli. Non è con le bombe e i carri armati che si conquista una vita normale».

Per esprimere la propria opinione a Foglio e Unità, telefonare ai numeri seguenti o cliccare sulle e-mail sottostanti

Il Foglio: 06/589090

L'Unità: 06/585571

lettere@ilfoglio.it
lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT