Il nostro presidente Giorgio Napolitano, in un intervista a La Stampa del 12 luglio, si dice fortemente preoccupato per l'aggravarsi della situazione internazionale, che egli imputa, in parte - e giustamente -, alla latitanza di USA e Ue, troppo affaccendati nei più o meno vani tentativi di affrontare e risolvere la ormai annosa crisi economica. Condivisibile pure il richiamo alla necessità di "rendere consapevole l'opinione pubblica italiana dei rischi a cui è esposto anche il nostro paese in seguito ai drammatici e tragici eventi che investono l'Est Europa (Ucraina) e il Medio Oriente. Peccato però che nelle sue parole tali rischi si concretizzino prevalentemente nel dramma contingente della immigrazione selvaggia. Il suo auspicio di stabilizzazione e di pacificazione non fa che riproporre il guscio vuoto di una formuletta che si esaurisce nel solito ritornello della necessità di una azione politico-diplomatica. Su quali basi di partenza? Con quali argomenti? Con quali proposte ? Con quali interlocutori? Non è ben chiaro, e in fondo non pare egli lo ritenga importante, purchè dialogo sia; un dialogo che conduca alla rinuncia al contenimento ormai anacronistico, a suo dire, della Russia ad Est e alla difesa di Gaza dalla invasione di Israele, che egli considera, al presente, la situazione più allarmante. Il Presidente individua negli interventi armati contro il terrorismo dopo l'11 settembre e nel fallimento dei negoziati tra Israele e Autorità Palestinese gli errori più gravi, che avrebbero determinato l' attuale situazione internazionale. Ora, se è chiaro chi siano i colpevoli rispetto al primo errore, non vien detto chi siano i responsabili del secondo. Quanto alla guerra in Siria, Napolitano giudica positivo l'intervento di Putin, che ha evitato all'ultimo momento l'intervento armato di quel cattivone di Obama dopo il superamento, da parte di Assad, della fantomatica linea rossa con la strage dei suoi cittadini tramite gas nervino. Conseguenze: i siriani continuano a morire; Assad ha ripreso forza e potere, ricorrendo più modestamente, oltre alle armi tradizionali, al lancio di bidoni ad ammoniaca, meno letali, in attesa forse di utilizzare nuovamente, se necessario, quelle armi chimiche che di nascosto ha tenuto di riserva, sottraendole allo smantellamento del suo arsenale. Molti analisti hanno avanzato tale sospetto, in assenza di una conoscenza certa dei siti di tutti i depositi. Ma forse non ne avrà bisogno, perchè gode del sostegno, oltre che di Putin, pure dell'Iran, che contrasta direttamente e efficacemente le forze ribelli. Ecco. L' Iran, appunto. L'azione di restauro della facciata attraverso l'elezione di Rouhani ha affascinato anche il nostro Presidente, tanto che la sua politica di appeasement gli ispira fiducia come garanzia di positivo sviluppo dei colloqui sul programma nucleare iraniano. E poco importa che Teheran sostenga apertamente Hamas, con le parole e con i fatti, fornendo a Gaza missili sempre più sofisticati, proprio quelli che favoriscono l'escalation che preoccupa Napolitano. E non solo lui, ma da una prospettiva un po' diversa rispetto alla sua. Non poteva mancare il rammarico per la triste fine riservata al tentativo di riconciliazione tra Shimon Peres e Abu Mazen celebrato nei giardini Vaticani, arbitro Papa Bergoglio, l'onnifacente. Esprimendo il suo apprezzamento per Peres, per i suoi reiterati sforzi finalizzati alla pace, il Presidente ha sottolineato l'azione positiva di Abu Mazen che ha creduto sinceramente nella possibilità di coinvolgere Hamas in una ricerca di dialogo e di negoziato con Israele . La lettura dei motivi dell'accordo tra Autorità Palestinese e Hamas su un governo di Unità nazionale risulta ben diversa nell' analisi di opinionisti meno sprovveduti, ma non è questa la sede per approfondire l'argomento. Leggendo il pezzo si ha la sensazione che manchi qualcosa. Poi si realizza che non c'è stato, da parte del direttore Calabresi, neppure un accenno di contraddittorio che avrebbe forse reso meno generica e retorica la lezioncina recitata dal Presidente.
Lettera firmata
Dialogo ad ogni costo, appeasement con i nemici dell' Occidente, sostanziale incomprensione del contesto nel quale Israele si trova a dover difendere la propria esistenza... non sono novità, ma certo dispiace ritrovare questi difetti di visione comuni a molti politici nell'intervista al nostro Capo dello Stato. Non è una novità neanche l'assenza di contraddittorio nelle interviste, una caratteristica di molto giornalismo italiano. Lo spirito critico può però essere il contributo dei lettori, che possono scrivere ai quotidiani per esprimere la loro opinione e persino definire "generica e retorica lezioncina" una generica e retorica lezionicina, sia pure recitata dal Presidente della Repubblica. IC redazione